GLI OCCHI PARLANO. E ANCHE LE VELLUTATE
Somigliano a un mondo da accarezzare, da prendere e da cingere con le mani, con quella bella e levigata sensazione di completezza e rotondità: penso (a) questo, mentre guardo le zucche che colorano i giorni di novembre e dal novembre assorbono l’arancione, trat-tenendo il suo calore.
Un mondo che sembra anche un (mappa)mondo, quando chiudi gli occhi e tocchi un punto con l’indice, dopo averlo fatto roteare, prima di vedere dove ti porta. Una meta che è lì ed è sempre stata lì, ad aspettare quel con-tatto.
Un mondo liscio, ma con le sue curve. Che vanno fatte piano, come in macchina e come in moto. Che vanno accompagnate, tagliate, seguite e incoraggiate. Un po’ curve e un po’ colline, che solo dopo averle percorse sai cosa appare, dall’altra parte, a sorpresa.
Un mondo femminile, che si allarga sui fianchi e si offre generoso. Che puoi stringere, percependo bene la forma. La forma della sostanza. Di qualcosa che si sente. E ti piace che si senta, proprio così: pienamente.
Un mondo che ha più spicchi, da incidere e da affettare. Ognuno con la sua buccia/pelle, che fa da contorno e anche da protezione. Spicchi come fasi di luna, quando la notte è ancora da conquistare. Spicchi come opportunità, che si aprono davanti, lì sul tagliere. Spicchi come sorrisi liberi, che nascono da soli e sollevano gli angoli della bocca, quando stiamo bene. Spicchi come vele del kite surf, che sfidano il cielo, il vento, l’aria, lo spazio. E la forza delle (nostre) braccia.
Un mondo che ha più colori e dimensioni, più varietà e sapori simili ma diversi, di cui è importante accorgersi, cogliendo le sfumature. Un mondo che ci invita a giocare: che sia con i pezzi per goderne la carnosità, che sia con la polpa per avere una densa essenza, che sia con una crema per esaltare sensualità e dolcezza.
Quello che vogliamo – e come lo vogliamo – lo dice il piatto che scegliamo, che creiamo e che serviamo. Decorando, arricchendo, inventando.
Gli occhi parlano. E anche le vellutate.
VELLUTATA DI ZUCCA ALLA BIRRA CON SEMI E FRUTTA SECCA
500-600 g di zucca già pulita
200 ml di birra
Brodo vegetale (q.b.)
Porro (a piacere)
Mix di semi (di lino, zucca, girasole, papavero)
Frutta secca (mandorle, nocciole, pinoli, noci)
Yogurt al naturale (a piacere; facoltativo)
Olio extra vergine di oliva
Sale
Fate sobbollire la birra per una decina di minuti.
Tagliate a rondelle il porro e la zucca a dadini. In un pentolino dai bordi alti con un filo d’olio e un pizzico di sale, fate soffriggere il porro e poi unite la zucca. Lasciatela insaporire qualche minuto e versate la birra, facendola un po’ evaporare. Aggiungete il brodo caldo e cuocete, con il coperchio, per 20-30 minuti, finchè la zucca sarà morbida. Frullate con un frullatore a immersione, aggiungendo acqua caldo o brodo avanzata, se necessario. Regolate di sale.
In un padellino, tostate per qualche minuto il mix di semi e la frutta secca, intera o tritata grossolanamente.
Impiattate, versando la vellutata in scodelle o coppette e decorando con i semi e la frutta secca, a vostro gusto (ed estro!).
*Se volete, aggiungete anche dello yogurt, per un tocco di bianco e un gusto acidulo che ben si sposa con il dolce della zucca e con la birra
**La ricetta di base della vellutata di zucca alla birra viene da “Sale&Pepe” di ottobre
32 Comments
Silvia
12 Novembre 2017 at 21:01
Gli spicchi della zucca che assumono tutte le forme del mondo, che belle somiglianze che sei riuscita a trovare…e poi la zucca come una donna con le curve è fantastica! Facciamo che io ne porto via uno, di spicchio, che mi serve da sorriso da ritrovare! Questa vellutata è un comfort food donna che si veste con un tocco di modernità, si colora le guance di un colore arancio acceso, le impreziosisce con la frutta secca e si diverte a giocare…per un autunno più vivace e accattivante! Grazie per essere passata anche da me, ci metterò forse un po’, ma piano piano riprendo! Un abbraccio…a tutto tondo di zucca!
Francesca P.
12 Novembre 2017 at 23:59
Facciamo che puoi prendere anche più di uno spicchio e io voglio contribuire a farti (ri)salire il sorriso, quindi provo a farti il solletico o faccio le facce buffe o ci vestiamo entrambe di arancione, così sembriamo due zucchette anche noi! 😀 Le risorse delle donne sono anche queste… e sanno unirsi, per (al)lisciare i periodi non facili e renderli più vellutati, perchè quello che cuciniamo ci rispecchia… la forma tonda fa parte di noi e da lì si ricomincia sempre! Ti abbraccio forte, Silvietta!
Alice
12 Novembre 2017 at 21:50
Le zucche fanno tornare bambini e non solo per l’idea di intagliarle, ma proprio per la loro versatilità, è facile giocarci…una zucca si fa crema o vellutata, ma anche risotto o lasagna, si nasconde in un dolce per donargli una sofficità ed un colore unici, ma può entrare benevolmente anche in un lievitato salato. Prendi una zucca e libera la fantasia, proprio come in questa originalissima vellutata alla birra!
baci
Alice
Francesca P.
13 Novembre 2017 at 0:07
Sì, Alice, le zucche sono un richiamo all’infanzia, a tutte le palle che abbiamo lanciato in aria, che abbiamo passato o che abbiamo fatto rotolare… ed è come se sorridessero, serene, così “panciute” e piene!
Liberare la fantasia è fondamentale e tutto ciò che permette di farlo è sempre presente nella mia vita e anche nella mia cucina… 🙂 Mi piacerebbe che mi preparassi tutti i piatti che mi hai elencato, ahaha!
Grazie mille, a presto!
simona milani
12 Novembre 2017 at 22:34
Che bella…e che colore, che presentazione amica mia…mi hai colpita e affondata! Quando poi si parla di zucca, beh…che dire…io corro sempre…
Un baciotto e buon inizio di settimana, questo colore in mezzo al freddo, umido e grigiume, beh…ci sta che è un piacere!
Francesca P.
13 Novembre 2017 at 0:11
Simo, corri ma poi fermati qui, seduta, con calma, a (de)gustare… Amo “disegnare” le vellutate, abbellire la superficie, giocare con ingredienti vari e consistenze… guarda, farei un altro blog a parte solo di creme e cose frullate, ahaha, per quanto le adoro! 😀
Buona settimana a te e ricorda, il colore va sempre cercato… e mangiato! 🙂
Ileana
13 Novembre 2017 at 9:53
Nelle ultime settimane sono stata un po’ assente, ma mi conosci e sai che il mio è solo un silenzio apparente, perché non ho mai smesso di leggerti. Mi sono emozionata, mi sono fermata e, come sempre, ho riflettuto sulle tue parole, ho guardato casa tua e ogni singolo dettaglio che la rende davvero tua, sono rimasta un po’ di più, in silenzio, ma ero qui…
Oggi arrivi in un momento in cui avrei proprio bisogno di qualcosa di tondo e confortante, senza spigoli, che mi abbracci e mi dia sicurezza, proprio come fanno le zucche e le vellutate.
Mi piace l’idea della birra, la proverò sicuramente!
Ti stringo forte. :*
Francesca P.
13 Novembre 2017 at 14:46
Ile, so che ci sei… che il tuo sguardo, anche se non accompagnato da parole, è sempre vigile, attento… presente. A volte è bello assaporare anche così, le cose… senza dire nulla, interiorizzando. D’altronde, noi siamo persone che “sentono” tanto, dentro… tutto il cuore della zucca è anche il nostro! 🙂
Ci sono sempre momenti in cui si ha voglia di vellutate e di carezze morbide… forse è la costante di questa (nostra) vita, che procede tra salite e discese, dossi e quelle curve di cui parlo… mai una linea dritta o piatta, ma almeno non ci si annoia mai… vediamola anche così, ahaha! 😀
L’aggiunta della birra ci sta bene, non pensavo, ho provato proprio perchè incuriosita… mi saprai dire se ho ragione!
Un abbraccio stretto a te :*
ipasticciditerry
13 Novembre 2017 at 10:30
Buonissima questa crema, presto sarà mia. Io adoro la zucca, la trovo molto versatile, adatta al dolce, al salato ma anche al pane, ai dolci. E poi il suo colore, le sue forme, mi rallegrano, mi portano il sorriso. Anche tu noto che la vedi in molti modi, e da diversi lati. E pensare che l’ho scoperta da adulta, perchè a mia mamma non piace e perciò non ce l’ha mai preparata. Comunque non c’è problema perchè ho recuperato poi negli anni. Pensa che sono riuscita a farla piacere anche a mio marito, che in questo è molto mono-tono. Non in tutti i modi ma il risotto di zucca lo apprezza e guarda caso, lo farò giusto oggi: con della buona pancetta affumicata, che stempera un attimo la dolcezza della zucca. Bentornata amica mia, ti mando un abbraccio e ti auguro un buon inzio di settimana. A presto
Francesca P.
13 Novembre 2017 at 14:58
Terry, come te, anch’io non ero appassionata di zucca… l’amore è nato qualche anno fa, l’ho scoperto un giorno ed è cresciuto, cresciuto… e ora questo ortaggio mi piace per il motivo per cui non mi convinceva prima: la sua dolcezza! Come è vero che anche i gusti cambiano con il tempo e che bisogna sempre dare una seconda possibilità alle cose… l’effetto stupore è sotto ai nostri occhi oppure a un passo dalla nostra bocca! 🙂
Oggi possiamo fare una tavola di primi tutti arancioni, con due portate: si inizia con la mia vellutata e si prosegue con il tuo risotto, cremoso e all’onda! E quando c’è in ballo quel colore, Tarallino arriva subito… a proposito, ti anticipo che lo ri-vedrai presto! 🙂
Buona settimana a te e buona pancetta… da romana, apprezzo che la usi!
Emanuela
13 Novembre 2017 at 11:01
Solo tu, con queste tue meravigliose poesie Franci del mio cuore riesci a far(m)i amare, a far(m)i amar(m)i che non si dice ma che esprime il concetto… io che adoro le colline colline del mio mondo esterno, quello dove vivo, ma che poi ho difficoltà ad apprezzarlo quando me lo accarezzo addosso..tu che mi fai sentire così splendida anche se (im)perfetta e rotonda e ciambella… perché a noi in realtà piacciono le ciambelle.. è solo che ci fanno forse paura…
sto attraversando un periodo così…che più mi sento mi più mi spavento e più ho paura di quello che frulla nel mio retro-cervello… che lo so io che “c’era un cocomero tondo tondo che voleva essere il PIU’ BELLO DEL MONDO!” cantava una canzoncina, ma a me… in questo periodo il mio cocomero non mi va genio…e allora son lì che devo curarlo un po’ di più, coccolarlo, quel cuore che gonfio pulsa e pompa…
questo post lo copio-incollo Fra perché ne ho bisogno..TANTO TANTO TANTO bisogno.. perché ho un po’ paura di perdere la rotta….e qui ci sta indicata la via giusta…quella sana, quela del cuore…
non potevi arrivare in un momento migliore con queste parole.. sei una fatina…anche se mica tanto rotonda pure tu però! 😉 😛 -…
è difficile .. solo un pochino più difficile…adesso…ma va bene così..
lo so che sono stata assente, anche se ho sbirciato che nemmeno un guardone..hihi…
scusa il silenzio…
ma io qui passo, mi fermo…sorseggio, leggo, repsiro..gioco con tarallino…ooohh come se passo..
grazie per queste parole… grazie ….dal cuore..
Manu
Francesca P.
13 Novembre 2017 at 15:09
Manu, quando hai bisogno di un conforto – e di un comfort food – sai che puoi bussare… la stagione del cocomero è passata, ma la zucca sa degnamente sostituirlo e, se la guardi bene, è più bella perchè è… sinuosa, con le curve, appunto, c’è più gusto a toccarla, ad accarezzare, a seguirne i contorni… a me sembra davvero una donna, una donna che si piace e si accetta per come è, che fa di quelle curve un punto di forza e un motivo di orgoglio… noi dobbiamo vederci così, con le nostre colline, le zone d’ombra da superare, le braccia/alberi lungo la strada, le linee delle mani che parlano di noi… è vero che io sono bassina e minuta, sì, ma mantengo (anzi, il “nostro” man-tengo) quei fianchi che per anni ho “combattuto” ma che invece ho scoperto essere un bell’appiglio, un angolo dove la presa si fa più forte e quindi più solida e protettiva… basta solo cambiare il punto di vista e d’osservazione! 😉
Aspetto la tua coppetta con la tua decorazione, con il tuo yogurt di capra saporito e tutti i disegni che vorrai fare, per raccontarti attraverso un piatto… e grazie a te, per le parole calde come una zuppa!
Rebecka
13 Novembre 2017 at 14:12
Questa vellutata è quello di cui ho bisogno oggi, in questo periodo. Calda, confortante, che sbricioli e tolga i macigni dal petto.
Colorata, perché di ottobre e novembre non ne ho mai abbastanza. <3
Grazie Franci, per trovare sempre il modo di connetterti con il mondo e di dire anche oltre il non scritto o detto.
Un abbraccio
Francesca P.
13 Novembre 2017 at 15:14
Reb, se mi dici così, arrivo direttamente con tutta la zuppiera, quella bella di coccio, che sa di Casa e di calore antico… e allora sì che con un mestolo possiamo sciogliere tutti i nodi e togliere quei macigni! Sappiamo sempre come fare, il modo lo troviamo… perchè siamo un po’ streghette e un po’ fatine, tra creme e pozioni, no? 😉
(“Dire anche oltre il non scritto o detto”… io, a quest’ingrediente, non rinuncio mai. E’ la mia spezia segreta…)
saltandoinpadella
13 Novembre 2017 at 16:41
Mi credi se ti dico che ho scoperto la zucca solo da adulta? in casa mia non era mai entrata visto che a mio padre non piace, troppo dolce dice lui, sempre diffidente su tutto. Poi una volta mentre torno a casa dal lavoro ne vedo di stupende dal fruttivendolo e mi lancio nella scoperta. La metto in forno con tanto origano sopra. Meraviglia!!!! da allora mi si è aperto un mondo, anche se la mia versione preferita a cui non so resistere e sempre quella cotta semplicemente in forno con origano. La zucca è uno dei frutti più belli e buoni che la natura ci regala in questo periodo. Bellissima questa vellutata, non so perchè, sarà il colore, ma mi trasmette un senso di caldo, di casa, di amore.
Francesca P.
14 Novembre 2017 at 11:42
Ti credo, Elena, perchè è mi successo lo stesso! Mia madre non la cucinava quasi mai e sono io che l’ho riscoperta, un giorno di qualche anno fa, come fosse un primo nuovo assaggio… e dalla diffidenza, sono passata alla dipendenza, ahaha! 😀 Adesso la vedo con occhi completamente diversi, non solo per il suo sapore e la sua versatilità… guardarla mi mette allegria, abbellisce anche la casa, se messa nei cestini, rende anche come elemento d’arredo! E quando mi sono messa a pensare cosa rappresenta, ecco che le parole del post sono venute da sole… come qui vengono da sole le vellutate, è il dito che va da sè sul frullatore, come una spinta più forte di me, che mi domina… 😀
Anna
13 Novembre 2017 at 20:17
Cara Francesca, rientri nel mio mese e lo colori d’arancio.
Lo riempi di caldo, di morbido… e ben sappiamo, noi, quanto bisogno abbiamo di luoghi caldi e morbidi!
La magia della natura, quei solchi che salgono in cima alla buccia/pelle, e poi scivolano giù, dall’altra parte.
Così è la vita: si sale, quando si sale, lasciando tracce del percorso… Poi la strada si fa leggera, e si può scendere col sorriso.
“Spicchi come sorrisi”, in queste zucche tonde e femminili…
E sì, quanto siamo belle, anche se morbide e tonde sui fianchi…
Tondo accoglie, in fondo! Abbraccia. Sostiene.
“Gli occhi parlano”, dici tu… Allora aspetto, può essere che un giorno ci sia uno sguardo all’obiettivo.
Intanto li “sento” i tuoi occhi, mentre leggono nei cuori gonfi che pulsano…
Li sento, mentre parlano e sorreggono…
Buona settimana, a presto!
Anna
Francesca P.
14 Novembre 2017 at 11:55
Anna, voglio regalarti più arancione possibile, in questo mese… perchè l’arancione è una spremuta d’arancia che fa bene, una zucca ridente che ci osserva, un tramonto che in questa stagione ha più valore perchè è più fragile, una spolverata di curcuma che rafforza colore e difese, una foglia caduta che vuole giocare con il vento, curiosa di sapere dove la porterà…
“Quanto siamo belle”, eh sì… perchè, a volte, ce lo dimentichiamo? Ma è solo un attimo… poi ci si guarda allo specchio e i conti tornano, oggi… perchè gli occhi sono limpidi, puri, a volte umidi ma sempre, sempre veri… ed eloquenti… hanno tutto un mondo dentro, il nostro mondo… e tu sei brava a “sentire” il mio, basandoti solo sulle emozioni, sulle vibrazioni… quando il puzzle fisico si completerà (non so quanto ci sarà da aspettare, ma so che accadrà, che prima o poi lo farò, quel ritratto), mi dirai a qualche tipo di zucca assomiglio di più… non importa tanto di che segno siamo, ma di che zucca siamo! 😀
(mi scrivi il “tuo” numero di novembre?)
Chiara
13 Novembre 2017 at 21:24
è un amore recente il mio per la zucca, il suo sapore dolciastro mi aveva un po’ schifato anni fa e mi portavo dietro il ricordo…Da poco invece, complici ricette più gradevoli, me ne sono innamorata e come tutti gli amori freschi è assoluto….Le vellutate sono un salvacuore in questi giorni, qui la Bora soffia forte e non c’è niente di più corroborante da gustare, bella ricetta e l’aggiunta della birra la rende ancor più simpatica ! Un bacione
Francesca P.
14 Novembre 2017 at 12:00
Chiara, sto notando che in tante abbiamo riscoperto la zucca tardi… anch’io sono nel gruppo! Chissà come mai all’inizio ci si litiga un po’ e poi invece nasce l’amore… questione di tempi più lunghi, di impatto non immediato… non c’è il colpo di fulmine ma una conoscenza graduale e più lenta… 🙂
La parola “salvacuore” mi piace molto, rende l’idea… e ora capisco perchè non smetto di fare mai vellutate, neanche in estate! 🙂
Anna
15 Novembre 2017 at 20:40
Ha un aspetto davvero invitante, nonostante io non sia una fan delle zucche! Adoro le vellutate, ma ne faccio veramente poche perchè non piacciono a mio marito, ma che dici, questa gliela faccio provare ? 😀
Un reportage impeccabile, come sempre 🙂
Francesca P.
17 Novembre 2017 at 11:18
… secondo me, la zucca aspetta solo di essere apprezzata e notata di più, ci tiene a far breccia nel tuo cuore! Se “camuffi” il sapore con altri ingredienti, forse ha una chance anche nella vostra casa… 🙂 Semi “a manetta”, ahaha, come diremmo a Roma! 😀
Tatiana
16 Novembre 2017 at 13:22
Ecco, io ho proprio voglia di vellutate, di zuppe, anche se in questo periodo corro talmente tanto che nemmeno riesco a pensarci, e dire che a farle ci vuole così poco tempo (io poi le faccio con il Bimby quindi ho ben poche scuse) e questa cosa che tu ci hai messo i semini mi attira moltissimo, tanto per avere una nota sgranocchiosa ad ogni boccone! Poi confesso che la scocciatura enorme, nonostante la divina bontà zuccosa, è la buccia, che mangio quando la cuocio al forno ma che a toglierla ci vuole l’accetta! E’ infida la zucca, tutta pacioccosa nella sua rotondità (eh sì, l’hai descritta a pennello), ma che a pulirla ci esci matto: i miei incubi ortofrutticoli sono la zucca, il cocomero ed il melograno, indice di pazienza zero. Dovrebbero fare la psicanalisi da ortaggio: probabilmente risulterei incline alla violenza!
Ma siccome sono una bella persona prometto solennemente di terminare la mezza zucca che ho mollato brutalmente su uno scaffale del frigorifero e di farlo già oggi così stasera ti penserò mentre gusterò finalmente anch’io una bella vellutata (con i semini)! Eh, a proposito, grazie per la splendida idea!
Un bacione 🙂
Francesca P.
17 Novembre 2017 at 15:42
Ahaha, la psicanalisi da ortaggio mi manca… diciamo che sono abbastanza esperta di quella umana, ma la vegetale mi manca e potrebbe essere interessante da approcciare… 😀 Io cerco sempre di essere delicata quando maneggio le cose, dei coltelli affilati ho paura e mi piace tagliare le verdure in pezzi piccoli… che vorrà dire? 😀
Venuta buona e gustosa la tua vellutata? Il mix di semi qui c’è sempre, perchè lo uso nello yogurt a colazione o può servire per il pane… ecco, l’ideale sarebbe aggiungere dei crostini di un pane homemade, se uniamo le forze possiamo impastare e avere tutto al completo… 🙂
(se provi a mettere la birra, osa anche una rossa, sapore più deciso e più dolce, in linea con la zucca!)
Virginia
16 Novembre 2017 at 14:20
Mi piace pensare che le vellutate siano vive e parlanti! Molte volte risultano misteriose, essendo creme colorate, per cui hanno bisogno di qualche sforzo in più per farsi capire da tutti. Un po’ come le anime timide… L’arancione di questa vellutata potrebbe nascondere delle patate dolci, ma lei dopo la prima cucchiaiata suggerisce subito che si tratta di zucca 😉 Bellissima la decorazione, croccante e generosa come piace a me, e davvero intrigante l’idea di abbinare la zucca alla birra! Sai che non ci avevo mai pensato? 🙂
Francesca P.
17 Novembre 2017 at 15:53
Alcune vellutate arrossiscono anche, hai notato? Colorano le gote di rosso o di arancione… ecco, io ho servito una vellutata timida, se le fai qualche complimento si imbarazza ma sorride dolcemente, contenta… e sa ripagare la gentilezza, con calore e abbondanza… 🙂
Le decorazioni sono la parte più divertente, per me, subito dopo la scelta dei vari ingredienti da far incontrare… è come fare un disegno, liberando l’estro… cucinare l’adoro anche per questo, è un’azione che ne contempla e ne sottintende tante altre, tutte estremamente piacevoli!
Buona birra, Virginia, nei bicchieri per un brindisi e nelle coppette! 🙂
Melania
17 Novembre 2017 at 0:35
Mi piace pensare che ogni ingrediente racconti qualcosa. Non solo la zucca. Mi piace credere che ognuno di essi suggerisca passaggi, vie, e nuovi sentieri quando ci colgono impreparate, o semplicemente smarrite.
Lo stare in cucina alimenta gli occhi, ma nutre l’animo. Ogni giorno me ne convinco di più. Ogni giorno tocco con mano sensazioni nuove, ascolto le storie di un tempo fino a farle mie. Un po’ come succede a te!
Io di zucca non ne avrei mai abbastanza. Forse dagli ultimi post si è pure notato. Se poi finisce dritto in una vellutata…porto dei cucchiai nuovi pescati oggi in un mercatino e li tuffiamo in queste ciotole. Che dici?
Francesca P.
17 Novembre 2017 at 16:00
Sono certa che ogni ingrediente parli e tenga in caldo una o più storie… quando c’è calma, noi ci mettiamo ai fornelli e siamo lì ad ascoltare, sorridendo, imparando, annuendo… quando poi arrivano dei consigli siamo pronte ad annotarli, mentre quando arrivano ricordi è il momento più bello, quello più complice: la cucina diventa come una macchina del tempo o una scatola in cui si conservano dei vecchi scatti… e quanto è prezioso tutto questo? Tanto… esattamente come sono preziose le posate d’epoca che si trovano nei mercatini, quindi porta i tuoi cucchiai e procediamo sia con l’assaggio, sia con qualche doverosa foto! 🙂
zia consu
18 Novembre 2017 at 21:30
Queste rotondità di cui parli e il tono in cui ne parli, mi fanno pensare che ci sia qualche novità in arrivo…forse mi sbaglio ma c’ho sentito tanta vita dentro.
Adoro le coccole al cucchiaio e la tua vellutata sorride al sole e mi mette buonumore 🙂
Un forte abbraccio Franci e felice serata <3
Francesca P.
19 Novembre 2017 at 10:05
Consu, ma cosa vai a pensare… 😛 Nessuna novità così “grande” e così tonda, ma è bellissimo che abbia sentito vita dentro queste parole e nei concetti espressi… c’è vita, infatti… la mia! Lei (mi) muove… e la vita che amo ha questa forma, questo calore, questa voglia di cose buone e vere, questa creatività, questi toni accesi… poi, un domani, chissà… 😉
Alice
19 Novembre 2017 at 0:25
Anche io trovo magnetica la forma delle zucche, affascinante, non avrei saputo descriverla meglio. E magnetica è anche la tua zuppa, con quella mezzaluna di semi e frutta secca che cattura lo sguardo e invita all’assaggio…splendida proprio 🙂
Francesca P.
19 Novembre 2017 at 10:08
La zucca per me è… la pienezza. Non conosce il vuoto, nè l’incompletezza… lei “riempie” lo spazio, la pancia, le mani, il ripiano del frigo… tutto! 🙂
Mi piace l’aggettivo “magnetico”, sa di qualcosa che attrae e non si può evitare, come un richiamo, da accogliere e da gustarsi senza opporre freni o resistenze…
Grazie, Alice! :*