SENTIRSI A CASA
“Sentirsi a casa” è una frase bellissima, per il profumo che ha. Contiene il verbo delle emozioni, “sentire”, con quel -si che implica l’interiorità, insieme a “casa”, dove la pace si rifugia.
Sentirsi a casa è quando ti guardi intorno e non sei spaesato. Quando riconosci, anche se non conosci. Quando sei accolto, appena la porta si apre. E non c’è imbarazzo, ma calore.
Sentirsi a casa è la fiducia, non quella di vetro che si rompe se cade a terra o quella di carta che si stropiccia e si butta via: è la fiducia del restare. È aver voglia di restare. È l’istinto di restare.
È il desiderio di (re)stare. E il piacere di re-stare.
Sentirsi a casa è un abbraccio da dietro, la notte. E il primo sorriso che si regala, al mattino. È quando stai bene dove stai. E dove stai è dove vuoi essere. E ci sei, per scelta. Tua.
Sentirsi a casa è il sollievo di una fontanella che si trova per strada, quando metti sotto il dito ed esce lo zampillo d’acqua che finisce inevitabilmente su tutta la faccia e pure un po’ addosso. È quando ridi e non te l’aspettavi. È quando ri-appare il glicine sui palazzi e avvicini il naso.
Sentirsi a casa è quando vai in un posto che non è come tutti gli altri. Ci puoi andare da una vita, esserci stato qualche volta o solo una, ma quel “mi sento a casa” l’hai pensato subito.
Sentirsi a casa è tutto ciò che ti fa aprire ma anche chiudere gli occhi, che trasmette leggerezza, intimità e confidenza. È quello che non temi, anche se tremi. È quando dici “lo voglio”, è dove sei te stesso perchè puoi permettertelo.
È quel modo di toccare la vita, di assaggiarla, di provarla.
È dove la luce ti trova da sola e ti raggiunge, come ti seguisse. E dove batte, lieve ma sicura, come batte un’anima fucsia che di quella cosa lì, il sentirsi a casa, sa a fondo l’importanza.
PANNA COTTA ALLA BARBABIETOLA
250 g di panna liquida
250 g di latte
1 barbabietola cotta (o 2 piccole)
Un cucchiaino di agar agar (3-4 g, a seconda della consistenza che preferite ottenere)
60 g di zucchero di canna
Frullate la barbabietola, ammorbidendo il composto con un po’ di latte o panna.
In un pentolino dai bordi alti, versate la panna e il latte, insieme allo zucchero e all’agar agar. Mescolate e scaldate, fino al bollore.
Aggiungete la barbabietola frullata e mescolate bene, lasciando il pentolino sul fuoco ancora 1-2 minuti, continuando a mescolare.
Versate la panna in coppette o bicchierini o vasetti e lasciate riposare in frigorifero per 3-4 ore.
*In sostituzione dell’agar agar, potete usare 2-3 fogli di gelatina, facendoli ammordire in acqua fredda per una decina di minuti e strizzandoli poi bene, prima di versarli nel composto caldo di panna e latte
**Per avere il bicolore, prendete un secondo pentolino e metteteci una parte di panna e latte, senza barbabietola frullata, così da avere due composti differenti. Versate lo strato bianco o colorato nella coppetta o bicchierino o vasetto, mettete in freezer per almeno 30-40 minuti per far solidificare. Tirate fuori e aggiungete il secondo strato, del colore diverso dal precedente. Mettete in frigorifero.
***L’idea della panna cotta alla barbabietola viene dalla rivista Sale&Pepe
50 Comments
Anonimo
2 Aprile 2017 at 20:47
“Quando ricononosci, anche se non conosci”…
Ecco, sentirsi a casa è proprio così.
Lo è per me, qui, dove torno sempre… Perché questo non è un posto come un altro, non lo è per chiunque sia passato da qui, ne sono convinta. C’è chi resta e chi torna, chi parte e chi arriva, c’è il fermento delle cose (o delle case) buone…
E non è più nemmeno vero, in
fondo, che non ci conosciamo: la distanza, e la virtualità del nostro incontro, non fermano la
mia voglia, il mio desiderio, il
mio piacere di re-stare! Anzi, sono come il lievito che lavora
piano, lentamente, per
permettere agli ingredienti di unirsi…
Sentirsi a casa è imparare ad
apprezzare il silenzio, che non è il non aver nulla da dire… È
ascolto, e rispetto, è stare un passo indietro , è “aspetto che tu abbia voglia di parlare. E, se
anche non vorrai, non importa,
io ci sono, rimango”…
Ecco, mi piace il silenzio che le
persone sanno riempire con gli occhi e con il cuore, persone che
fanno subito casa per i nostri
passi…
Lasciatelo dire Francesca, sei proprio bella… Il taglio di capelli ti ringiovanisce, ti regala un
pizzico di brio, un alito di primavera!
A presto carissima, sei sempre
più “casa”, per me… E, questa sera, con le tue parole, ne ho avuto conferma: perché tu tocchi la vita anche per noi, per dare voce ai nostri pensieri.
Anna
Francesca P.
2 Aprile 2017 at 21:24
Con alcune persone succede come con i luoghi: si prova un’immediata sensazione di vicinanza e di accoglienza, nulla di razionale, è qualcosa che scatta ed è bello così, che non ci sia un perchè, almeno all’inizio! Poi conta conoscersi e vedere se l’incastro dura, cosa che non sempre accade… ma se accade, ecco che anche uno schermo può diventare una casa, le foto costruiscono le pareti, le parole e i pensieri sono tutti gli oggetti che arredano e la riempiono! Ognuno di noi ha persone speciali che ospita volentieri, per cui quel “io ci sono, rimango” ha un significato ancora più forte, quando la stima, l’affetto e la presenza si mantengono nel tempo, perchè autentici…
Grazie per il complimento sul taglio… sono felice di dimostrare 37 anni e non 38, ahaha! Ci scherzo su, i capelli lunghi sono (una) parte di me, ma più legata al passato… adesso vada per il brio e per la primavera, in testa, dentro e nei vasetti! 🙂
Virginia
2 Aprile 2017 at 21:12
Stare in casa mi piace proprio per la bella sensazione che regala il sentirsi a casa. Casa è il posto in cui si tira il fiato, ci si rilassa e si può lasciare che la mente vada per conto suo. Poi ci sono le persone che ci fanno sentire a casa, quelle che ci capiscono al primo sguardo e con le quali si riesce a stare in silenzio senza che questo sia un problema…
Qui da te mi sento a casa, tra il bianco, i colori pastello e le zampette feline. E quando davanti all’obiettivo timidamente spunti anche tu, mi sembra di essere lì con te 🙂
la pannacotta alla barbabietola mi aveva conquistata per il suo colore e la versione bicolor mi piace ancora di più!
Francesca P.
2 Aprile 2017 at 22:17
Forse sono gatta anche in questo: amo stare in casa, viverla, dedicarle tempo, curarla… non smetto mai di comprare qualcosa di nuovo, è un continuo modellarla e completarla, per sentirla sempre più mia… la mia idea di casa è un luogo calmo e quieto che faccia da nido ma sia anche “movimentato”, perchè pulsa tantissima vita dentro… la nostra! A testimoniare questo, ogni tanto anch’io faccio capolino… sono una padrona di casa un po’ timida, in foto tengo gli occhi bassi ma dal vivo sai che ti guarderei dritta, sorridendoti e porgendoti il vasetto bicolore, dato che è il tuo preferito! E speriamo accada presto, dato che rimandiamo questo incontro da un po’! 🙂
fra
2 Aprile 2017 at 21:36
colorare la casa con i nostri colori
illuminare la casa con la nostra luce
profumare la casa con il lavoro delle nostre mani
riempire la casa con i nostri desideri
rabbuiare la casa con le nostre paure e poi aprire le finestre e far entrare la primavera
costruirla, la primavera della nostra casa, piantarne i semi con pazienza e darle da bere ogni giorno
guardare la pioggia da dietro i vetri della nostra casa, e quando si fa più intensa aprire le finestre, ancora, sì, per far entrare l’odore della terra lontana
e poi ascoltare il silenzio della nostra casa
e addormentarsi fra le sue braccia
e non aver paura, mai più
Francesca P.
2 Aprile 2017 at 22:40
Il lavoro delle nostre mani
La primavera della nostra casa
Darle da bere ogni giorno
L’odore della terra lontana
Addormentarsi tra le sue braccia
Riscrivo, per rafforzare quellochecontadipiùperme.
Tu, Francesco, sai bene il valore del… costruire. E del ri-costruire. Mura solide, dalle macerie.
(mi piace leggerti – anche – qui)
(l’ultima tua riga la metto nel vasetto bicolore, tuffata nel bianco)
(e pensare che il fucsia non l’ho quasi mai considerato, fino a qualche mese fa…)
Simo
3 Aprile 2017 at 7:06
Sentirsi a casa…ultimamente per me questa cosa ha un significato pesante, vorrei tanto uscire e ritrovare la voglia di rientrarci con gioia, togliermi di dosso tanti pensieri ma non sempre si può…vorrei ritrovare quella leggerezza e piacere che descrivi tu.
Ci riuscirò?
La tua panna cotta ha un colore a dir poco fantastico…la proverò!
Un bacio tesoro
Francesca P.
4 Aprile 2017 at 0:38
Simo, in alcuni periodi le pareti sembrano stringere ma ricordiamoci che la cucina è la stanza del “sentirsi a casa” per eccellenza, un nido dentro al nido… in attesa che la leggerezza torni, rifugiarsi lì è un bel modo di coccolare i pensieri meno sereni… e mangiare una panna cotta di quel colore aiuta, ti assicuro… quindi, provaci, sì! 🙂
Emanuela
3 Aprile 2017 at 7:52
“Fa che il mondo sia la tua casa” … questa frase è il mantra di mio fratello, anima zingara, suona e viaggia …. tanto; è tornato ieri dopo tre settimane in cui si è fatto quasi l’Italia intera, partendo da Messina – Catania – Napoli, per arrivare fin su a Torino passando per Roma e Carrara e poi non so…. perdo i conti …. Lui va, ovunque ….
Io NO …. non ne sono capace….non riesco ad essere così zingara, anche se ammiro chi ce la fa, chi riesce ad avere quest’anima camaleontica e adattarsi ad ogni ambiente …
IO HO BISOGNO DI STARE e RE-STARE a casa, anche se non è la MIA CASA, cioè quella che ti costruisci tu quando decidi di abbandonare il nido, anche se CADE A PEZZI perché chi se ne dovrebbe occupare non se ne occupa, anche se è PIENA, TROPPO PIENA anche di cose inutili ed anche se tutti dicono che “TU CI MUORI QUI DENTRO”, al momento … qui è dove STO, RE-STO e mi piace passare il tempo, mi piace cucinare, ricamare e fare tutte le mie cose…
Ho un’amica che ha aperto un piccolo emporio vegan in paese e mi dice sempre “ma veni a ricamare qui…” ma io NON riesco: ha casa ho I MIEI SPAZI il mio tavolino della cucina scassato e sbiadito che riempio di fili e forbici e ritagli, dove allargo lo schema, dove è posata la tazza con la tisana, la sedia che cigola, e prima o poi cadrò, su cui mi siedo a gambe incrociate, ho I MIEI TEMPI, con lo sguardo che dopo mezz’ora punta l’infinito oltre la finestra per dar modo agli occhi di potersi riposare, con i miei 10 minuti di esercizi per allungare la schiena indolenzita o i 10 minuti di bici per le gambe… non riuscirei a lavorare in un altro posto…
Sicuramente quando sarò da un’altra parte mi adatterò anche io, ma creerò quel nido fermo e “stabile” dove STARE e RE-STARE…. TORNARE e RI-TORNARE, perché io sono così…. ho bisogno di essere radicata, come un albero, che non significa “controllare” o almeno non più, ma significa essere rassicurata, sapere che entrata lì io STO BENE, SERENA ……
poi magari me chiappa ‘na botta de matto ed entro a far parte di un circo ed inizio a girare ovunque, perché mai dire mai.. però al momento questo sento….
Grazie gattina per aver(mi)ci fatto entrare nella tua nuova casa, per aver(mi)ci accolti così gentilmente e per esserti mostrata, tu gentile e dolce padrona di casa. …
Grazie davvero … un abbraccio forte…
Manu
Francesca P.
4 Aprile 2017 at 0:47
Manu, hai scritto in maiuscolo un concetto importante: avere i propri tempi… per tutto! Per imparare le cose, per comprendere i desideri, per fare delle scelte, per valutare, per aspettare che i frutti sull’albero del futuro siano maturi, per arrivare in fondo alla (nostra) strada, per stringere ciò che vogliamo e per raggiungere tante mete che adesso ancora non vediamo, ma che poi si paleseranno! Non mi stanco mai di ripetere che la vita è un continuo viaggio, un po’ come quello che ha fatto tuo fratello, ci sono tante tappe e tante soste, a volte si pianifica dove fermarsi e altre si improvvisa…
Una casa tutta tua arriverà, anche lei al momento giusto, ora è bene che ti vivi quella in cui sei, piena di oggetti ma anche di te e della tua crescita, delle tue lotte e delle tue vittorie… sentiti libera di lavorare, così come di mettere fuori il naso quando vuoi, in assoluta libertà… segui sempre il tuo “dentro”, perchè il sentirsi a casa è una condizione interiore, ancor prima che fisica e logistica! E ogni cosa che facciamo per noi, è come arredare man mano le nostre stanze…
Silvia
3 Aprile 2017 at 9:17
Ne parlavo la settimana scorsa, “sentirsi a casa” è quello che io cerco, che non mi ha fatto ancora restare in un posto. Perché è davvero ciò che ci fa sentire completi, ci accoglie senza voler sapere cos’era prima e cosa sarà dopo, vuole solo l’adesso e lo tiene con sé senza giudizi! Sentirsi a casa è potersi liberare dai vestiti pesanti e restare anche nudi, con i nostri difetti e limiti a portata di mano, sicuri che la mano stavolta ce la daranno lo stesso, per camminare ancora. Sentirsi a casa è poter ridere e scherzare, sentirsi accettati senza sforzi, sentire che quello e nessun altro posto, è il posto dove vorremmo essere. Trovare tutto ciò è sentirsi finalmente nel posto giusto, sarà la vittoria più bella! Il mio cammino lo sai, è ancora lungo, allora se posso, faccio scorta di questi vasetti fucsia! Sono sogni di donne che crescono! Colorati e profumati! Mi piace tutto qui, resto sempre volentieri… come sempre del resto! E anche questo è sentirsi a casa! Buona settimana :***
Francesca P.
4 Aprile 2017 at 0:54
Certi cammini sono lunghi sulla carta, cioè quando parti sai già che il viaggio durerà parecchio, perchè la meta è grande, importante… e non dietro l’angolo! Ma è pur vero che a volte non ci accorgiamo di quanti passi facciamo e pensiamo di andare lente e invece… ecco spuntare la casa, ecco qualche bella parete da riempire di foto, ecco delle finestre da verniciare di celeste! 🙂
Sentirsi a casa è una sensazione che dà molto conforto e ci sono braccia capace di trasmetterla… e quando arrivano, quelle braccia hanno da subito una stretta diversa…
Adoro l’immagine dei vasetti che sono i sogni delle donne che crescono… non mi resta che prepararne ancora tanti e unisciti anche tu, che di fucsia e di sogni abbiamo fame! 😉
ipasticciditerry
3 Aprile 2017 at 10:28
Sentirsi a casa … com’è bella questa sensazione. C’è stato un momento nella mia vita, dove ero spesso in giro per il mondo ma tornare a casa, dopo qualche giorno, era sempre bello. Perchè questa è la mia casa. L’ho scelta, l’ho modellata secondo i miei gusti ma non è tanto la casa in quanto casa ma in quanto luogo. Amo le mie colline, il mio verde, i miei boschi … mi piace viaggiare (veramente negli ultimi tempi lo faccio molto poco) ma mi piace anche tornare. E quando mi avvicino e vedo tutto questo verde, una grande pace mi attraversa e dico: ecco, sono a casa. Eppure non è il posto dove sono nata. Non è il posto dove ho vissuto la mia infanzia e la mia adolescenza eppure, quando sono arrivata, ormai più di trent’anni fa, l’ho riconosciuta, era “casa mia”. La stessa sensazione l’ho avuta quando sono stata in Australia, anche lì mi sentivo “a casa” non volevo più tornare, cinque settimane sono passate in un attimo e se non fosse stato per gli affetti che lasciavo qua, penso mi sarei trasferita molto volentieri. Ci ho pensato tanto … mi sono anche informata come poter fare a trasferire la mia vita lì; il lavoro, i permessi … non è facile rimanere in Australia ma poi ci ho rinunciato perchè “casa” sono anche i miei affetti, mia figlia, ora i miei nipoti, i miei genitori … non è solo casa, non è solo luogo.
Bellissime le tue foto e altrettanto bella tu, con questa luce che adoro, questi tenui colori, il viola intenso della barbabietola, messa inaspettatamente in questa panna cotta. Bellissima davvero e non è escluso che la provi. Sai quanto amo le verdure in ogni dove. Buona settimana dolce Fra, una carezza a chi sai tu.
Francesca P.
4 Aprile 2017 at 1:07
Mi sveli sempre nuovi pezzi di te, grazie… non sapevo dell’intenzione di vivere in Australia, di fare un cambiamento e un salto così grandi! Credo che alla fine abbia deciso il cuore, come sempre… eri tentata, lo avresti voluto e ci avresti provato, ma poi hai sentito che la vera casa è qui… e quindi nessun rimpianto! Io ho immaginato di andare via da Roma, ma fino ad oggi non ho mai avuto il coraggio o lo slancio reale, chissà… ma se dovessi pensarmi altrove, beh, la direzione sarebbe verso Nord… fino alla Francia, fino a Parigi! Lì mi vedrei bene, sì… 🙂
Se ami la barbabietola, amerai anche questa panna cotta! A me è piaciuta tanto, il sapore è delicato e dolce, in modo lieve… ti confesso che anche Tarallo ha provato ad assaggiare curioso, anche se stavolta non l’ho immortalato in foto! 🙂
saltandoinpadella
3 Aprile 2017 at 11:07
Tempo fa (quando ero giovane!!!) viaggiavo un sacco e non sentivo tanto questo bisogno di CASA. Anche ora mi piace moltissimo viaggiare, adoro scoprire cose nuove, respirare profumi nuovi, diverse tradizioni, sorrisi e chiacchiere con persone (s)cononsciute, ma poi dopo un po’ anelo anche alla tranquillità della mia casetta. In verità sono fortunata, ho tante casette, ci sono tanti luoghi in cui mi sento a casa, e uno di questi è il tuo blog. Un luogo in cui perdersi in racconti da leggere con calma, fotografie che ti fanno sognare, musetti baffuti da amare. Ti fermi dal normale caos giornaliero, metti su una bella teiera per la tua adorata tisana al rabarbaro e zenzero, due biscottini, una copertina sulle gambe, accendi il PC, arrivi qua e sei felice.
Grazie di averci fatto entrare nella tua nuova casetta, davvero piena di luce come piace a me. Ti invidio molto la tua casetta, così elegante ma allo stesso tempo leggera ed accogliente. E grazie di averci regalato anche un po’ di te, ci vuole coraggio per mostrarsi al mondo.
Questa panne cotta ti specchia benissimo, morbida ma non invadente, intrigante, originale e simpaticamente ammiccante, presentata in maniera semplice ma molto elegante, proprio come sei tu. Che bel colore, il “fuschia” tanto amato dalle mie nipotine.
Francesca P.
4 Aprile 2017 at 14:04
Elena, grazie mille… poco fa, nel blog di Fausta, scrivevo che ogni ricetta e ogni foto, in fondo, ci somiglia e ha un po’ di noi… sono felice che tu abbia visto dei lati di me in questa panna cotta, forse non è un caso che sia uno dei dolci che più amo e che più mi riesce, da sempre… come se avessimo davvero un feeling, io e la panna, io e il bianco, io e la morbidezza! Mi piace ogni tanto metterci del colore, se ricordi mesi fa avevo pubblicato una panna cotta gialla, allo zafferano! E una verde è già in mente da parecchio… 😉
Anch’io quando ero più giovane viaggiavo di più… e questo mi manca, perchè ho ancora così tanti posti da vedere! Siamo fatte delle tante case che abbiamo abitato, negli anni… luoghi, case vere, affetti… tutto ci costruisce… e con il tempo dovremmo trovare anche quel coraggio di mostrarsi al mondo, anche se io resterò timida in eterno e terrò gli occhi bassi nella maggior parte delle foto! 🙂
m4ry
3 Aprile 2017 at 15:36
Fra, io con te mi sento a casa…sai cosa intendo, vero? Io e te potremmo iniziare e finire le frasi l’una dell’altra. Con te mi sento a mio agio, mi apro e mi spingo oltre. So che posso farlo, perché tu mi ascolti e non giudichi. Io e te siamo così simili da confonderci, a volte. Fa così strano ( sì, perché ancora mi stranisce), tutta questa affinità e sintonia…e guarda un po’ il caso, tu qui hai una panna cotta viola…il viola era il colore che un po’ dominava nel mio penultimo post ed è quello che apre il mio ultimo post. Queste immagini sono bellissime e tu sei bellissima. E questa panna cotta la mangerei tutta tutta, tirando sù quel che resta con le dita. Un po’ come mi piace fare con la vita…mi piace viverla “sporcandomi”, perché altrimenti che gusto c’è? <3
Francesca P.
4 Aprile 2017 at 14:10
Mary, con le case esistono colpi di fulmine e sintonie immediate: ci entri, le visiti e capisci/senti che sono per te, ti ci muovi bene, tranquilla e senza timori, ti guardi intorno e non hai istinto di andare via… ecco, credo che tra noi due sia successo questo! 🙂 Io ascolto e parlo, d’altronde come te… sappiamo alternare queste cose, come gli strati della panna cotta! E poi arrediamo le stanze con amore e cura, se facciamo caos – come quando cuciniamo! – poi rimettiamo in ordine e siamo pronte ad aprire la porta, ancora e nonostante tutto… certo, dobbiamo essere un pochino più brave sia a decidere chi far entrare, sia in alcuni casi a chiudere a doppia mandata, ahaha, ma c’è sempre tempo per imparare! 😀
m4ry
4 Aprile 2017 at 19:15
Certo…finché c’è vita c’è speranza! ahahahaha! 😛
Francesca P.
4 Aprile 2017 at 20:39
Ecco, uniamo le nostre due speranze e vediamo che succede… forse il boh diventa apperò, ahaha! 😀
Melania
3 Aprile 2017 at 18:06
Arrivo qui e leggo del tuo “sentire” che assomiglia un po’ al mio, anche se nuota in un mare di parole diverse.
Quanto mi piace questo verbo. E mi piace ultimamente usarlo tanto, viverlo tanto e intensamente.
Non lo trovo più tra le parole confuse, ne’tra quelle che si son perse.
Lo sento, lo vedo, fino a farlo mio.
Sentire con tutta me stessa che casa è ovunque ci si trovi a proprio agio “Dove non si conosce, ma ci si riconosce”
Sentirsi a casa e apprezzarne il silenzio, anche quando si vorrebbe dire e ricordare quel suono come qualcosa di dolce.
Sentirsi a casa e ritornarci tutte le volte che ci si sente smarriti. Sentire che nessuno luogo è tanto confortevole tanto da assomigliare ad una carezza.
Sentirsi a casa e perdersi in quella luce che illumina tutto, perfino il volto che prima si celava dietro le foglie degli alberi.
Sentire come un raggio si insinua fino a scavare dentro, tanto da colorare l’animo. Come colorate sono queste piccole coppette.
Adoro il fucsia, specie se si trasforma in una panna cotta.
Francesca P.
4 Aprile 2017 at 20:50
Piace tantissimo anche a me… forse perchè da sempre mi guidano le sensazioni, loro mi muovono, mi parlano e mi spingono in una direzione, piuttosto che in un’altra… il sentire poi è legato strettamente all’ascoltare, altro verbo che reputo importantissimo, perchè spesso abbiamo voci dentro di noi che ci dicono o ci segnalano cose e dovremmo, appunto, ascoltarle…
Sentirsi a casa è anche essere capiti, per me… quando tutto è chiaro, arriva e viene recepito, abbracciato dall’altra persona… è bello quando succede anche tra le pagine di un blog, no? Noi lo sappiamo… 🙂
Margherita
4 Aprile 2017 at 2:36
Questo post arriva in un momento particolare della mia vita (strano eh?) dove in teoria c’é un posto che vorrei chiamare casa ma che tarda ad arrivare.Quello in cui mi sono sentita a casa, quello che mi ha dato rifugio quando sono arrivata in questo paese 4 anni fa, é un ammasso di cose, scatole, malumori ed incertezze. Non sai quanto non veda l’ora di potermi rilassare e sentirmi nuovamente leggera e rilassata.
Ora venendo a noi e a quei bicchierini favolosi, che idea geniale realizzare una panna cotta alla barbabietola?!?! Io la panna cotta la temo sempre un po’… mi piace da matti, ma la sua apparente facilità di esecuzione mi ha “tradita” diverse volte, e quindi mai e poi mai avrei pensato di realizzarla con la barbabietola!
Francesca P.
4 Aprile 2017 at 20:58
Marghe, mi auguro che passi presto questa incertezza…ci sono periodi così, in cui si barcolla un po’… ma la primavera porta le pulizie di Pasqua, la voglia di potare i rami, di seminare, di cambiamento e di rinnovamento… è un risveglio a 360°, noi andiamo di pari passo con la natura e possiamo ri-sbocciare con lei! A partire proprio dalle basi… quel sentirsi a casa che fa la differenza…
Io sono capace di mangiare panna cotta tutti i giorni, quindi posso prepararla anche per te, ogni pretesto è buono! E se vuoi mettere un po’ di colore vivace nei vasetti, per un tocco di allegria, io te la consiglio, ha poteri efficaci… 🙂
carla emilia
4 Aprile 2017 at 16:11
Ciao Francesca che bello risentirti! e che bel post hai scritto. La panna cotta che hai preparato è veramente buonissima e un colore meraviglioso, per me che amo il viola 🙂 Bacioni
Francesca P.
4 Aprile 2017 at 21:01
E’ bello quando dopo tempo ritrovi nomi e parole di persone che non si sentivano da tanto, quindi bentrovata! Forse riderai se ti dico che voglio fare una panna cotta con l’avocado, prossimamente… 😀
Anna
4 Aprile 2017 at 17:24
Quei fiorellini li conosco bene, che bel connubio di colori col bianco e con le tue tovaglie e con la maglia glicine 🙂
Ho un debole per la panna cotta e temo di non aver mai assaggiato la barbabietola, quindi mi ci tufferei subito!!
Francesca P.
4 Aprile 2017 at 21:02
Quei fiorellini crescevano nel giardino di mia nonna, li adoravo, mi incantava il colore… e crescendo è ancora così! Oggi li trovo nel prato intorno al mio palazzo e giorni fa sono andata a “rubarli”, non ho resistito! 🙂
Magari facessi il debutto con la barbabietola così… sarei curiosa della tua faccia, al primo cucchiaino!
Ely
5 Aprile 2017 at 13:45
Sentirsi a casa….
Una consapevolezza che ho da poco, da quando ho cambiato casa…
Nonostante sia vissuta in un appartamento per anni e li abbia costruito la mia famiglia, casa è quella in cui abito ora…. Me la sento mia, vicina al cuore, forse perchè è nel quartiere dove sono cresciuta, forse perchè qui ci sono le radici di mio marito, in questa casa… Forse perchè i muri mi raccontano storie antiche di famiglie solide… Questa è la mia casa, la nostra casa….
Bello vederti in fotografia, una bellezza sincera, giovane, senza veli e per questo perfetta….
Che dirti di queste piccole chicche in vasetto che non sai già? Che sono belle e sicuramente buone, che sono eleganti con quel fiorellino e che sicuramente sono originali con la barbabietola! Un abbraccio grande cara!
Francesca P.
5 Aprile 2017 at 23:32
Ely, ciò che mi racconti dimostra che c’è sempre tempo per trovare la propria Casa, quella con la C… e che ci possono essere tante case negli anni, ma quando c’è quella speciale si sente dentro… tutte le varie case sono importanti in quel “mentre”, perchè ognuna contiene qualcosa, insieme al nostro vissuto… io per ora ho avuto 3 case, questa la sento molto mia, chissà se sarà l’ultima…
Grazie, mi piace che abbia usato l’aggettivo “sincera”, perchè è quello che più conta, per me… vale anche in cucina, nessun trucco nè inganno, per fare una panna cotta di questa tinta meravigliosa non servono coloranti o stregonerie, ma solo una semplice e sana barbabietola! 🙂
kitty’s kitchen
5 Aprile 2017 at 16:55
Passare da te è una ventata di aria fresca, la poesia di quello che scrivi (bellissimi i pensieri sul sentirsi a casa) mi perdo in questi scatti incantevoli e infine trovo una ricetta geniale!
Hai una marcia in più.
Un bacio grande.
Eli
Francesca P.
5 Aprile 2017 at 23:35
Elisa, grazie mille! La primavera ha conquistato entrambe, i fiori si uniscono al cibo, è tutto un tripudio di colori e come vedi un po’ di verde l’ho messo anche qui, con la foglia… non sapevo resistere! 😀 E una volta vedrai una panna cotta tutta verde, è una promessa!
Simona – BIANCAVANIGLIA
5 Aprile 2017 at 18:29
Sono ritornata qui nel tuo bistrot e mi sento come a casa. Ho riflettuto leggendo le tue parole, ho sempre avuto problemi a sentire casa un solo posto, forse proprio per questo la mia casa è in tante piccole situazioni, gesti e anche luoghi.
Oggi non potevo trovare una ricetta migliore. Oltre a perdermi nel bianco di questa luce, mi perdo nel fucsia di questa pannacotta così particolare, una di quelle ricette da sperimentare che piacciono tanto a me. Ps: il glicine che ho in campagna ha iniziato a fiorire, e quel color violetto è irresistibile :*
Francesca P.
5 Aprile 2017 at 23:41
Per le persone che il bistrot lo conoscono bene e dall’inizio, il sentirsi a casa è reciproco… quando tornano è come il primo giorno, il legame non si perde! Se la Sicilia fosse più vicina, ricambierei la visita e saresti tu a farmi sentire a casa, perchè la tua isola ormai occupa un posto nel mio cuore… sai, a Favignana mi sono sentita subito a casa, è stato immediato, appena ho visto tutte le barche nel porticciolo! Ricordo di aver fotografato proprio lì una bicicletta dello stesso colore di questa panna cotta… 🙂
Un giorno di questi ruberò un po’ di glicine da qualche palazzo, ma tu fai il pieno e tante foto anche per me, dato che hai la campagna a disposizione! Immagino il profumo…
Paola
5 Aprile 2017 at 21:28
“Sono a casa”, le prime parole pronunciate quando ho cominciato a guardare questa città con gli occhi di chi sogna. Sono a casa, me lo sono ripetuta quando ho visto per la prima volta le pareti bianche di quella che è diventata, poi, la mia casa. Sono a casa, l’ho pensato tutte le volte che ci siamo scambiate consigli, confidenze, “litigato”, davanti a una tazza di tè o sedute in terrazza a dividere croissant. Sono a casa, lo penso ogni volta che corro tra i sentieri di Villa Torlonia, ogni volta che “torno a casa” a Napoli. E fa nulla se quel sentirsi a casa ancora non abbia il sapore reale di un abbraccio da dietro. Esistono tante “case” in cui rifugiarsi, dove trovare dei vasetti di pensieri rosa da stringere tra le mani.
Francesca P.
5 Aprile 2017 at 23:55
Ogni volta che c’è quella sensazione, il cuore è al sicuro, al caldo… ecco perchè è così bella e così preziosa…
Una città sa accogliere come una persona di cui ci si può fidare e con cui ci si può lasciare andare, con cui si può parlare dicendo tutto perchè sa ascoltare, aiutare e proteggere… è questo che in fondo cerchiamo ed è questo che c’è dentro quell’abbraccio da dietro, che quando sarà davvero sincero e sentito non allenterà la stretta, nè svanirà… e sarà un sentirsi a casa vero, pieno, diverso… molto più profumato. Nell’attesa, lasciamoci abbracciare dal viola, dal lilla, dagli alberi in fiore e da tutto quello che può portare la primavera, interiormente… e ok, tiro fuori le scarpe per correre… 😉
Emanuela
6 Aprile 2017 at 7:48
Eccomi che torno…
quanto mi piace RI-tornare e RI-leggere tutti i commenti, le risposte, scorrere con il cursore su e giù per vedere le foto….
Sai, in questi giorni sto riflettendo molto sull’identità….
Il mio terapeuta mi ha bocciato una mia idea, perché, mi ha detto “tu, devi ancora trovare e costruire la tua identità” … a me, sta frase mi rifrulla in testa come le lame di un frullatore… ma , che cosa è l’identità, come si trova e soprattutto… ne abbiamo una sola?
mi chiedo tra me e me queste cose, perché già una volta ho affrontato con lui una tematica simile, che riguardava più che altro l’identità lavorativa e lo scoprire quale fosse la “mia strada”, e so mezza andata in palla … e se io NON FOSSI SOLO UNA ? cioè…. se fossi un’anima inquieta e tormentata che non può essere identificata con UNA SOLA IDENTITA’..? sarei SBAGLIATA?
prendi ad esempio le cose che mi piace fare… sono tante e diversissime, passano dal ricamo al punto croce, al rambusco di asparagi e mele più feroce, al confezionare marmellate, al creare laboratori per i bimbi (quest’ultimo senza prima essermi esaurita e impanicata per tutto), al cercare aziende piccole e andarle a visitare e conoscere, all’andare per mercatini …. però… io credo che se ne scegliessi UNA SOLTANTO starei male, non ce la farei, finirei per odiarla…. ed io questo non lo voglio… capisco che in questo mondo ed in questa vita dobbiamo SCEGLIERE CHE STRADA SEGUIRE… ma se io ne scegliessi diverse? se fossi una che non può fare una cosa per molto tempo? sarei una brutta persona, una persona sulla quale non fare affidamento, che lancia il sasso e nasconde la mano?…
io sono stata per troppo tempo la brava bambina che faceva quello che si doveva fare, però adesso vorrei essere più libera, altrimenti la prigione torna…e si sta male….
ecco credo che il sentirsi a casa sia anche sentirsi a casa dentro.. essere in pace dentro e credo che fino a quando non mi sarò accettata per quella che sono non avrò mai una casa mia…
baci baci…
Manu
Francesca P.
7 Aprile 2017 at 0:01
Manu, questo è un discors-one one one! Andrebbe affrontato davvero con scorte di biscotti o panne cotte… ma posso dirti sicuramente una cosa: c’è un tempo per tutto, anche per capire e definire chi siamo… giorno per giorno, attraverso Vita ed esperienze. Non devi pressarti, nè pensare che tu debba costruire oggi un’identità unica e “duratura”, siamo anime in continuo movimento e mutamento e l’identità si forma negli anni… tu ascoltati sempre, il consiglio resta questo, se ami fare più cose non frenarti e segui le direzioni che vuoi, così come l’istinto che ti porta qui e poi lì… solo così possiamo sapere cosa ci piace (di più), sperimentando, mettendoci alla prova, scoprendo lati di noi stesse che magari neanche immaginavamo! Non farti venire ansia di nulla e non porti mille domande, la risposta sarà nel viaggio che si compie, nei passi che farai e nello scenario che man mano si svelerà davanti agli occhi… la pace interiore è una conquista, ma ci vuole pazienza, tanta pazienza… accettarsi è la sfida più ardua ma vedrai, è un percorso anche quello… e guai a te se pensi anche solo per un attimo di essere una brutta persona per certi motivi, ti lascio a secco di dolci, altrimenti… capito? 😀
fausta lavagna
6 Aprile 2017 at 18:09
Francesca cara, l’idea sarà di Sale e Pepe, ma questa delicatezza, non solo nel dessert, è proprio tutta tua! Ecco, ti devo dire: ogni volta che passo di qui mi sento CASA; è come essere avvolti da un’atmosfera magica che ti avviluppa dolcemente e non vorresti mai andare via… è l’incantesimo delle tue immagini e delle tue parole. Ti abbraccio
Francesca P.
7 Aprile 2017 at 0:06
Grazie di cuore, Fausta… quante volte mi capita di rivedere le foto e la resa della ricetta e pensare che ci ho messo “il tocco alla Fra”, ossia quel qualcosa di me che anche inconsciamente finisce in ciò che faccio e me ne accorgo solo a lavoro finito… è che si parla con tutto, ecco la verità… e la personalizzazione resta uno dei punti fermi per me! Ma tu lo sai bene, hai fatto una bellissima versione degli spatzle che ha la tua “F” sopra! 🙂
Ileana
6 Aprile 2017 at 21:53
Fin da bambina ho sempre saputo dove sentirmi a casa. Sono pochi quei luoghi, sono quelli in cui i movimenti sono naturali, quei luoghi in cui ti alzi per prendere un bicchiere d’acqua senza chiederlo, quei luoghi di cui conosci i dettagli nascosti e ti senti al sicuro, sono i luoghi in cui la porta è sempre aperta, aperta al dialogo, all’ascolto, alla comprensione.
Non mi capita spesso di sentirmi a casa, ma quando accade è una dolce sorpresa che accarezza la pelle, a volte per sentirsi a casa basta così poco, quando c’è sintonia tutto d’un tratto anche le più silenziose si sciolgono fino a diventare quasi logorroiche, fino a mostrare la vera essenza.
Io qui mi sento a casa, da sempre. E’ il motivo per cui finisco per scrivere, scrivere e scrivere ancora, senza rileggere, senza ricontrollare eventuali errori, lasciando che siano le emozioni a parlare.
Qui c’è sempre la luce giusta per aprirsi, per sedersi al tuo bistrot e lasciarsi andare, tra sorrisi e confidenze…
Francesca P.
7 Aprile 2017 at 15:11
I dettagli nascosti… hai ragione, Ile, cose così fanno sentire a casa, quando puoi muoverti a occhi chiusi, quando senti che puoi farlo senza il rischio di urtare spigoli, quando si cammina a piedi nudi e non si sente freddo… quei luoghi sono pochi e speciali, per questo hanno un valore grande e ce li portiamo dentro, li difendiamo… e con le persone è lo stesso, ci si rilassa e ci amalgama, come bianco e colore, quando avviene la fusione naturale…
Tu qui continua a lasciarti andare, senza contare parole, abbiamo tutto il tempo e lo spazio necessario, siamo sedute una di fronte all’altra, sul tavolo, che come vedi è spazioso e comodo… 🙂
Peanut
7 Aprile 2017 at 13:40
Casa tua è dove generalmente più ti senti a tuo agio, sia nell’essere che nell’agire e trovare altri Dove in cui poter essere te stessa come lo sei nei luoghi che conosci da sempre.. beh, ho di recente scoperto come lo si possa provare anche solo grazie a una persona. E in quel momento ti rendi conto che sarai sempre a casa, finchè c’è chi ti farà sentire di essere nel posto giusto.
Poi certo ci sono quei posti, fisici, in cui non ti senti fuori luogo, ti muovi con agio, ti accorgi di andare alla loro stessa velocità: non posso ancora immaginare come potrebbe essere una possibile accoppiata tra le due, ma posso dire di sperare di provarlo presto:)
(“È quello che non temi, anche se tremi”.. ma quanto mi piace??)
Che dire poi della panna cotta, penso di essere “femminile” praticamente solo per quanto riguarda i colori, ma adoro il rosa in tutte le salse e mi ci perderei ad affondare il cucchiaino in quel fucsia <3 adoro.
Francesca P.
7 Aprile 2017 at 15:24
Sorellina, l’ho capito e visto che hai trovato una persona che è diventata come una casa… e sono tanto felice! Perchè le persone-casa sono come le persone-albero, ti puoi sedere sui rami, rifugiarti nel tronco, ripararti all’ombra… proprio come fossi in un nido protetto, tra pareti calde e ti senti al sicuro… il passo in più è unire le due case, il luogo fisico e il sentimento, come hai giustamente detto… e come accadrà, quando sarà il momento giusto e si è pronti a fare anche questo salto! E quel tremare sarà di gioia… 🙂
Il rosa nel mio armadio non c’è, non in questa tinta (anche se avevo comprato un impermeabile e quando lo indossavo mi si vedeva a 5 km di distanza, ahaha), ma in cucina lo trovo splendido… e allora dai, think pink e più barbabietole per tutti! 🙂
zia consu
7 Aprile 2017 at 22:12
Che bellissima sensazione quella di “sentirsi a casa”, un po’ come quando entro nel tuo bistrot e mi godo la luce ed i colori che sembrano essere lì ad attendermi e mi accolgono come in un tenero abbraccio.
Ovviamente assaggio la tua panna cotta fucsia e ti auguro un felice we di sole <3
Francesca P.
9 Aprile 2017 at 11:29
E’ una sensazione che poi ne porta tante altre, perchè dopo il sentirsi a casa c’è il rilassarsi, l’abbassare le difese, il godersi l’attimo… tutta una reazione a catena positiva! E qui, per quel che posso, cerco di ricreare lo stesso… e tu hai da sempre il tavolo prenotato! 😉
Buon weekend a te, il sole è alto e i dessert freschi sono l’ideale! 🙂
Tatiana
7 Aprile 2017 at 22:50
Sentirsi a casa è una questione di istinto e ritengo che qui cada veramente a pennello la distinzione tutta anglosassone tra “house” e “home” poichè solo quest’ultimo termine rende appieno l’idea di sentirsi a casa. Raramente io mi sono sentita a casa in quanto ho dei punti fermi irrinunciabili, posso al limite sentirmi a mio agio, posso essere tanto a disagio da scappare, posso annusare fino a prendere bene le misure, ma per sentirmi a casa ce ne vuole. Eppure se ciò accade mi apro, dono tutto di me, senza remore nè timori nè prudenza. Mi sono sentita a casa 19 anni fa, quando, entrando nella macchina di un tipo buffo del gruppo che frequentavo, mi sono sentita subito a casa: due anni dopo me lo sono sposato e ancora mi sento a casa…
Un bacio!
Francesca P.
9 Aprile 2017 at 11:37
Vero, Tatiana, la distinzione inglese è eloquente! “Home” è come dire casamia, il nido che ci scegliamo e curiamo, non un semplice luogo fisico, ma qualcosa di molto più profondo e importante, connesso ad uno stato d’animo e ad una sensazione di benessere interiore… la stessa che si prova quando si trova la Casa a forma di persona, come è successo a te! Fai leggere a tuo marito questo commento, sarà felice… 😀 Meno male che ogni tanto ci sono ancora coppie che, nonostante le inevitabili difficoltà che la vita e la routine portano, sono ancora insieme per quel bel motivo lì… mi piace che tu sia una paroliera con il cuore al caldo… 🙂
ConUnPocoDiZucchero Elena
8 Aprile 2017 at 3:09
le tue parole arrivano sempre dritte al cuore, lo solleticano con delicatezza come una piuma su un nasino all’insù, lo fanno traballare perchè scosso da tenerezza e lo infuocano con affetto. un affetto che solo in un luogo che ti fa sentire a casa si diffonde. E da te, Francesca, io ogni volta che passo, mi ci sento a casa. E mi scuso per mancare sempre troppo. ti abbraccio.
Francesca P.
9 Aprile 2017 at 11:42
Elena, non scusarti affatto… è bello che quando puoi vieni qui a salutarmi, perchè gli indirizzi delle case che ci piacciono non si dimenticano e la strada si ritrova sempre… 🙂
Adesso la tua casa è piena di tanta vita in più e si sente quanto Amore circola nel vostro trio… ecco, casa migliore di quella non esiste, secondo me!
Un abbraccio a te, a voi… e sai bene che Favignana è diventata casa per me, lei e tutto quello che ho vissuto lì, il nostro incontro compreso! 🙂