CARO AMICO TI SCRIVO… (CON LA BIETA)
Caro amico ti scrivo, così mi distraggo un po’…
Voglio raccontarti di come le giornate in questo periodo non sono mai uguali l’una all’altra, come se ognuna fosse una nuvola dalla forma diversa che passeggia nel cielo. Ieri i contorni erano quelli di una vela arrotondata dal vento che procede senza fretta di arrivare, oggi sono una fila di colline su cui sedersi per vedere meglio il panorama che c’è davanti, domani forse saranno onde soffici di crema che ricoprono cupcakes e spazi vuoti.
Ci fai caso? Anche i sorrisi non sono tutti uguali: ci sono quelli a forma di fetta di cocomero, pieni, larghi e allegri, poi ci sono quelli come spicchi di limone, più timidi e trattenuti, oppure ci sono quelli che hanno la luce dei nostri occhi, a seconda di come il sole li attraversa.
Sono andata a ri-salutare il mare, sai? Non lo vedevo da 7 mesi, mi mancava. Lui ha un dono: è al suo posto, non cambia indirizzo e non fugge via. Si lascia trovare tutte le volte che lo cerchiamo, ma muta in ogni stagione e sa rinnovarsi, non perdendo mai la sua forza. Sarebbe bello assomigliarci, vero?
Del mare ti parlerò ancora, presto, anche sostituendo le lettere dell’alfabeto con le immagini. Ora però ti dico quanto sono belli i campi che si osservano in questa stagione da un treno in corsa: il verde si mette quasi da parte per far posto a ginestre e papaveri, pennellate di giallo e di rosso lanciate da una mano che sa dove posare le cosebelle più accese, per farle risaltare.
A volte le posa accanto a un casolare dai muri gialli e spessi o lungo una strada un po’ nascosta, quel che basta per permettere l’accesso solo a chi sa guardare bene. Altre volte, invece, le posa dentro un piatto in cui i sapori e i colori vengono scritti, proprio come queste parole, da una penna con un inchiostro speciale. E unico.
PASTA DI SEGALE CON PESTO DI COSTE COLORATE DI BIETA, PINOLI E RICOTTA SALATA
Le coste colorate più piccole e tenere della bieta
Pinoli
Ricotta salata
Olio extra vergine di oliva
Sale
Crescione (facoltativo; per decorare)
*Non vi scrivo le dosi perchè potete scegliere liberamente la quantità degli ingredienti secondo i vostri gusti
In un mixer, mettete le coste di bieta private dei filamenti più duri – procedete come fate con i gambi di sedano – e tagliate a pezzetti, i pinoli e una generosa spolverata di ricotta salata. Versate sopra l’olio e frullate fino alla consistenza desiderata. Se necessario o se volete rendere il pesto più cremoso, aggiungete un cucchiaio di acqua. Regolate di sale.
Cuocete la pasta di segale in abbondante acqua salata.
In un padellino, tostate i pinoli.
Condite la pasta con il pesto, decorando con i pinoli tostati, una spolverata di ricotta finale e, se volete, qualche fogliolina di crescione.
*chi vuole, può unire al pesto anche qualche foglia di bieta oppure qualche foglia di basilico, per non rinunciare a un tocco di verde
67 Comments
ipasticciditerry
1 Maggio 2016 at 20:28
La bieta rossa mi manca … non l’ho mai vista dalle mie parti. Eh si le giornate non sono tutte uguali, cambiano a seconda anche di come siamo noi. Questa settimana da noi il tempo è stato molto inclemente; pioggia, freddo, vento, cielo coperto e sempre grigio. Sono stanca, vorrei un pochino di caldo, di sole, di colore. Invece il freddo è tornato e con i caloriferi spenti non è stato piacevole. Fortuna che poi il nostro sindaco si è reso conto che si gelava e ha autorizzato il riaccendere dei riscaldamenti. Spero tanto che settimana prossima le cose cambino, come promesso dal meteo. Ecco una cosa che rimpiango di Funchal è proprio il clima e il mare. Sai quanto adoro il mare? No, non lo puoi sapere. Adoro il mare! Mi perdo nel suo azzurro, mi rilassa la mente e i pensieri. Quindi aspetto con ansia le tue foto del mare. Invece le foto di oggi le ho guardate con la solita voglia e il sorriso si è allargato mano a mano che scendevo. Poi sono arrivata a Tarallino e ho detto ad alta voce: Amore! Mi sa che ho scritto il solito romanzo, scusami. Comunque ottimo piatto, mi piace tutto; il tipo di pasta, il pesto, il pinoli, i colori delle tue foto e mi piaci anche tu. Come sei giovane! Ti mando un abbraccio grande e l’augurio di una buona settimana.
Francesca P.
1 Maggio 2016 at 21:01
Terry, benvenuta al primo posto nei commenti, non era ancora mai successo! Tarallino ti sorride, perchè ha capito e sentito che lo ami! 🙂
Amo la primavera e non sono mai contenta quando si nasconde o fa scherzi, ma scappare al mare in un clima quasi autunnale ha avuto il suo fascino, lo ammetto! La spiaggia quasi vuota, la sabbia umida, il sole che filtrava dalle nuvole… non faceva caldo, ma non ho voluto rinunciare ad una passeggiata con sandali e gambe scoperte… e mi sono anche stesa al sole per un’oretta, così il naso è diventato rosso! Certo, molto meno del rosso di questa bieta, ovviamente! 😛
Sono giovane? Con questa frase mi hai conquistata ancora di più, ahaha! Magari lo fossi davvero, ho 37 anni… ma facciamo finta che questo pesto abbia il potere di ringiovanire e quindi più ne mangio e meglio è! 😀
ipasticciditerry
4 Maggio 2016 at 18:58
Certo, sei giovani rispetto a me … fai conto che mi figlia quest’anno fa 34 anni. Sono io che sono vecchia ahahaahh. Un onore essere la prima. Baci baci
Francesca P.
4 Maggio 2016 at 20:50
Ecco perchè mi ispiri simpatia e fiducia… e hai anche quel modo rassicurante di parlare che mi piace… 😉
Virginia
1 Maggio 2016 at 20:42
Adoro guardare le nuvole e immaginare a cosa somigliano, come facevo da bambina. Molti di quei giochi dell’infanzia non mi hanno mai abbandonata, quasi a ricordarmi chi sono e da dove sono partita. Mi viene istintivo, è più forte di me 😉 Il mare dà il meglio di sè in inverno, quando non è disturbato da noi umani e riesce ad esprimersi come vuole, spesso agitandosi e creando un rumore che ascolterei all’infinito. Ho un rapporto un po’ complesso con lui ma non vedo l’ora di rivederlo attraverso le tue foto e leggere le tue sensazioni 🙂
Che belle queste biete, sia come penna (di un bellissimo rosso acceso) sia sotto forma di pesto 😉
Francesca P.
1 Maggio 2016 at 22:23
Virginia, anche per me questa è un’abitudine che resiste al tempo… ci pensavo mentre in treno, oltre ai campi, vedevo le nuvole e subito, in maniera spontanea ed automatica, la mia mente iniziava a fare quel gioco! Quante visioni, la fantasia si mantiene allenata! Esattamente come il palato al pesto! 😉 Quanto mi diverto a sminuzzare gli ingredienti e a creare versioni insolite… ma so che concordi, vero? Sul mare invece potrei aiutarti a farlo diventare più amico, ha tante storie da dire, ti piacerebbero… ti dà appuntamento presto, aspettalo! 🙂
Anna
1 Maggio 2016 at 21:13
E siccome sei molto lontana, io mi siedo e aspetto il tuo arrivo. Perché arrivi… e questa sera mi hai riportata con la mente a tanti anni fa, quando scrivevo lettere alle amiche lontane. I giorni si coloravano poi d’attesa, chilometri di parole a colmare le distanze…
Cara Francesca, che piacere ricevere questa lettera che
racconta le tue giornate… Un salto al mare, che forte e capace di cambiare è sempre pronto ad accoglierti. Il viaggio in treno, con lo sguardo al paesaggio che
scorre veloce, pennellate di
colore come quadri d’autore… E il tuo sorriso timido si riempie di
stupore, grato per le cosebelle
che sai sempre scoprire. Spero tu
stia comoda, seduta su quelle fila
di colline per ammirare il
panorama di quelchesarà… Hai visto, vero?, che soffici onde abitano il tuo mare, rendendo
morbidi gli atterraggi… E vedrai,
non ci sarà più il vuoto nei giorni a venire… Ci saranno i
sorrisi, cocomero-limoni da
gustare piano piano… Ci saranno
sorrisi, illuminati dal sole o dalle stelle… Sono contenta di questi
tuoi momenti, ti regalano ripartenze, attimi lieti per ricaricare il tuo cuore. E grazie per le fotografie infilate con cura nella busta, non si sono stropicciate e il loro inchiostro
mi racconta tanto altro del tuo mondo, non più così lontano!
Buona settimana, cara amica…
Anna
Francesca P.
1 Maggio 2016 at 22:30
Tu riesci sempre ad emozionarmi, Anna… perchè ti leggo ed è come se sentissi una voce quasi materna, che mi consola, mi incoraggia e crede in me… non so se riesco a spiegare bene cosa intendo, ma credo abbia capito! E poi spesso ho anche la sensazione che parli a me, ma anche a te stessa… ed è bello come ci si fonde, anche se con vite, età ed esperienze diverse alle spalle, ma quel che conta è la comunanza del sentire e del vivere le cose… tu mi sai capire perchè ciò che scrivo appartiene anche a te, ecco il punto di contatto e l’intesa speciale che nasce sotto quel cielo che alterna sole e nuvole, ma che non si spegne mai! Come il rumore del mare, che sa cullare e può anche far calmare, con il suo dondolio…
Non siamo lontane, no, la barchetta con cui affrontiamo il mare è la stessa! 🙂
Grazie, ti abbraccio e alla prossima lettera a forma di Stella…
Anna
3 Maggio 2016 at 15:23
Forse non te ne rendi conto, ma questa tua risposta è già così, a forma di stella… Ne contiene la stessa luce, lo stesso calore… Grazie a te, mi hai lasciato senza parole.
Ora mi ricompongo e mi metto comoda sulla barchetta, magari per domenica mi torna la favella!
Anna
Francesca P.
3 Maggio 2016 at 18:20
Ci passiamo emozioni, come camminassero tra costellazioni…
Alice
1 Maggio 2016 at 22:34
Cara Francesca! È vero, in questa stagione la campagna è meravigliosa, e ancor più dopo le piogge di questo giorni, che hanno reso i colori più vividi e brillanti…una festa per gli occhi e per il cuore.
Esattamente come le tue foto, che sembrano aver rubato i trucchi della natura….sono più luminose, definite e splendide che mai!
E questo piatto mi fa una gola incredibile.
Un abbraccio e…buon maggio! 🙂
Francesca P.
1 Maggio 2016 at 23:02
Sì, Alice, è vero, l’intensità del colore spicca di più! In tre giorni sono passata dalla città alla campagna e al mare, un susseguirsi di paesaggi, stati d’animo, dettagli e pensieri… e conservo tutto, come se avessi messo ogni cosa in valigia!
Grazie mille, il mangiare (anche) con gli occhi per me diventa sempre più importante, oltre che un divertimento perchè scatena la mia anima fotografica! 🙂
Ketty
1 Maggio 2016 at 23:16
Eccomi da te mia cara,stasera ci scambiamo le visite 😉 e parliamo un pò di noi di ciò che amiamo e che ci colpisce tu in questo sei favolosamente brava,io dono di poche parole.Che meraviglia perdersi nei colori dei tuoi scatti,continuano il racconto delle parole scritte,fantastica ricetta davvero!
Francesca P.
1 Maggio 2016 at 23:41
Grazie, Ketty! Tu parli benissimo con le ricette della tua terra… si capisce da lì cosa ami e cosa vuoi trasmettere a tutte noi che ti seguiamo! Ognuno ha i suoi canali per esprimersi… e le tue mandorle ti sanno raccontare bene! 🙂
Paola
2 Maggio 2016 at 7:10
Da piccola avevo tantissime amiche, tra Brescia e Torino, con cui periodicamente mi scrivevo. Era bello tornare a casa e osservare speranzosa la buca delle lettere o aspettare che tua madre ti consegnasse quelle bustine sempre in color pastello, dove scarabocchiavamo parole, disegni e nomi. Oggi mi sembra di essere tornata bambina e quasi mi verrebbe voglia di sapere che ne pensa il tuo amico di quel mare, se secondo lui davvero un giorno potremmo assomigliargli, perché mi piacerebbe tanto. Vorrei sapere se anche lui vede i campi colorati dai fiori dal finestrino di un treno in corsa e se anche lui si sente libero di respirare quanta più primavera possibile, per farne scorta quando quei campi saranno ricoperti di neve. E chissà che penne speciali utilizza. Magari ti risponderà impugnando bastoncini di carote pronte ad entrare in una torta o dei grissini appena sfornati e profumati di casa.
Francesca P.
2 Maggio 2016 at 15:06
L’amore per i dialoghi e lo scambio al femminile è nato anche per me grazie alle amiche lontane a cui ho scritto tante di quelle lettere… da lì ho capito l’importanza delle parole che sanno accorciare le distanze e che, se dette con costanza e presenza, possono unire tanto le persone! Quest’idea, come ben sai, è forte più che mai e come ti ripeto sempre, chi ci tiene usa qualsiasi strumento per raggiungerci, anche una verdura che si improvvisa penna o un piccione viaggiatore! 🙂
Da oggi hai nuovi spazi vuoti anche tu da riempire e già immagino il profumo dei grissini e dei pesti che si diffonderà in cucina… nella tua cucina. Fa effetto, eh?
Alice
2 Maggio 2016 at 9:30
«la maestrina dalla penna rossa … quella giovane col viso color di rosa, che ha due belle pozzette nelle guance…tien la classe allegra, sorride sempre, grida sempre con la sua voce argentina che par che canti, picchiando la bacchetta sul tavolino e battendo le mani per imporre silenzio; poi quando escono, corre come una bimba dietro all’ uno e all’ altro per rimetterli in fila; e a questo tira su il bavero, a quell’ altro abbottona il cappotto perchè non infreddino; li segue fin sulla strada perchè non s’ accapiglino, supplica i parenti che non li castighino a casa e porta delle pastiglie a quei che han la tosse…. E che ritorna a casa ogni giorno arruffata e sgolata, tutta ansante e tutta contenta, con le sue belle pozzette e la sua penna rossa». Scusa ma è stata troppo evocativa per me quella foto in cui tu scrivi con la “tua penna rossa” ! Certo non urli, non ci corri dietro per tirarci su il bavero, ma certo ci metti sempre allegria con le tue meravigliose foto, le tue dolci parole e le tue delizie culinarie. Proprio sabato al mercato ho comprato la bieta rossa per cui provo sicuro questo piatto !
Baci e buona settimana
Alice
Francesca P.
2 Maggio 2016 at 15:50
Alice, hai fatto benissimo a scrivere quel brano e a riportarmi ai tempi della scuola! Mi hai fatto sorridere, perchè è vero, certe immagini restano scolpite nella memoria e sono pronte a tornar fuori dal passato, con l’occasione giusta! La bieta sarà felice di aver suscitato un ricordo di gioventù, letterario e poetico! 🙂
Grazie anche per le belle parole che mi dedichi… e buon pesto, il sapore delle coste è come quello delle foglie, resta inalterato!
Vanessa
2 Maggio 2016 at 10:36
Hai proprio ragione, il mare è come un amico fedele. Di quelli che sai che ci sono anche se non li senti ogni giorno. Di quelli che a volte devi vedere a tutti i costi, perchè sai che la loro complicità e il loro modo di guardarti dentro ti farà rinascere.
Amo il tuo modo di accostare sapori/colori! Ogni piatto è una sorpresa!
Francesca P.
2 Maggio 2016 at 16:01
Sì, proprio così, Vane! Il mare non si sottrae mai dall’abbraccio, aspetta il nostro ritorno in silenzio sapendo che saprà stupirci ogni volta, senza nessun effetto speciale, ma solo restando se stesso… la ricetta vincente di tanti legami… e il pesto lo sa, perchè con ingredienti a crudo è una garanzia di autenticità!
Grazie, sono contenta di rileggerti, da un po’ mancavi! :*
Ro
2 Maggio 2016 at 12:00
…dobbiamo necessariamente abbandonarci ai colori decisi e “speciali” della natura. E’ lei che sa sempre come prenderci e regalarci sempre un sorriso (che si ampio e pieno o delicato da toglierci il respiro). Un’onda spontanea, fresca e catartica. Che porta via la polvere e pulisce le ferite… come può la salinità dell’acqua di mare. E se grazie a questi colori riusciamo anche a mettere penna sul foglio e scrivere di getto a (o per) qualcuno (qualcosa) lasciando scivolare via i pensieri, tanto di guadagnato.
Gustarlo nel piatto, potrà fare la differenza?
Come stai, gattina?
Francesca P.
2 Maggio 2016 at 16:05
Rooooooooo! Sei tornataaaaa! Scusa se ho miagolato più a lungo del solito, ma sono così contenta di rivedere il musetto della tua icona, il tuo nome e le tue parole!
Io mi appello – e aggrappo con le unghie – ai colori più che mai, che siano pastello e delicati, oppure forti e decisi, come i passi da fare quando si vuole ri-partire… un rosso così mette grinta, mentre il giallo scalda la pelle rimasta troppo all’ombra, che vuol essere di nuovo dorata… qui troverai sempre fogli, penne di qualsiasi forma e consistenza (e sapore!), occhi che sorridono e braccia per stringerti! Il mio affetto per te non cambia indirizzo come il mare! 🙂
Ro
2 Maggio 2016 at 17:03
Oh, meno male dolce Franci! Di carta e penna c’è bisogno più che mai! Che facciano da spunto e ci aiutino a superare le distanze e ad avvicinarci sintonicamente. Bentrovata luce, bentrovato Tarallino… e Ulisse? 😀
Francesca P.
2 Maggio 2016 at 17:08
… se servono matite, invece, usiamo bastoncini di vaniglia! 🙂
Ulisse tornerà presto a salutarti da queste pagine, ma intanto mi ha detto di riferirti che è molto contento anche lui di ritrovarti!
Ro
3 Maggio 2016 at 12:09
Coccolone come pochi! <3<3<3
Peanut
2 Maggio 2016 at 14:35
Ma quanto può essere geniale la mia sorellona? Non so come ti sia venuta l’idea della prima foto (e ovviamente di quelle successive), ma è qualcosa di formidabile:D
Anche io sono in un periodo di sorprendenti novità, e il mio sorriso assume sempre più le fattezze di una bella fetta di cocomero, anche se ci sono sempre i miei momenti di eccesso di riflessione e preoccupazione che a volte ne causano un po’ l’impoverimento. Se solo ci fosse il sole, sarebbe tutto più facile:)
Mi ispira tanto anche questo condimento, la pasta di segale tra l’altro ce l’ho anch’io e mi piace un sacco!
Un bacione Sister, mi rendi sempre fiera del nostro legame di parentela acquisita!;D
Francesca P.
2 Maggio 2016 at 16:49
Ahaha, sono felice che non rinneghi la famiglia, ma anzi ne vai fiera! 😀 Sai come si dice, i gatti ne sanno una più del diavolo… e appena ho visto quella costa colorata, l’istinto è stato impugnarla e scrivere un pesto amodomio! Dovresti usarla anche tu per annotare, magari su una foglia di lattuga, quello che stai vivendo ora… come sono curiosa di sapere, dal tono sento profumo di cose belle, che aprono nuove strade e risvegliano emozioni… il mio fiuto ci ha preso?! 😉 Se i giorni hanno la bontà della pasta di semola, allora ti aspettano piatti di novità belli, abbondanti e gustosi!
saltandoinpadella
2 Maggio 2016 at 15:18
Proprio sabato mentre correvo mi sono ritrovata di fianco un campo pieno di papaveri. Non ne avevo mai visti così tanti, era così bello da togliere il fiato. La natura ci regala davvero delle perle di bellezza.
Come queste biete, confesso di non aver mai visto delle biete gialle o rosse. A prima vista avevo creduto che fosse rabarbaro molto giovane. Poi ho letto bieta e sono rimasta senza parole. Per una cosa del genere bisogna che chieda aiuto alla mia spacciatrice di fiducia.
Francesca P.
2 Maggio 2016 at 16:53
Io ne ho visti tanti anche intorno ai binari, nelle stazioni, rivolti verso il sole, che accolgono il vento e hanno voglia di crescere ribelli dove vogliono… sai che amo i colori tenui, ma ogni tanto queste tonalità servono a “scuotere”, a dare un tocco in più di passionalità e a giocare con gli ingredienti in modo nuovo!
A Roma questo tipo di bieta si trova facilmente, spero che la tua spacciatrice sappia procurarti delle belle coste/penne… fammi sapere! 🙂
m4ry
2 Maggio 2016 at 17:00
Sono stata in Salento, ma lo hai letto da me…oggi mi sento da buttare. Mi sento stanca e assonnata ma con il tempo che c’è, non potrebbe essere altrimenti. Fa freddissimo e piove forte, ma forte forte. E io mi sento un po’ disorientata. Cioè, a me questo tempo non dispiace…ma lo preferisco quando sono a casa, impigliata tra piumone e montagne di cuscini…La primavera, quella vera, ancora non riesco a sentirla. Ce l’ho dentro, ma non la sento e non la vivo fuori…per fortuna che ci sono i colori, almeno la vedo…
Fra, quella bieta ha un qualcosa di magico, come le tue foto e la tua ricetta. Ecco, qui da te, sto respirando un po’ di sole e primavera in questa giornata che mi fa pensare all’inverno…
Ti abbraccio forte !
Francesca P.
2 Maggio 2016 at 21:04
Anche qui tempaccio, meno male almeno che mi sono salvata nel weekend e ho visto il mare senza pioggia! Non amo il freddo che è tornato a gelare le mani, voglio sentir scorrere il calore, stare al sole con la pelle scoperta e mettere via la lana una volta per tutte!
La primavera è un concetto interiore, come tutte le stagioni… se l’hai dentro già è tanto, basta solo sintonizzarla con il cielo… nel nostro qualche nuvoletta passerà sempre, perchè ogni nuvola è un pensiero e noi ne abbiamo così tanti, eh? In tal senso non siamo mai a riposo! E se l’inverno, anche come umore, si combatte coi colori, ti riempio di coste di bieta, puoi metterle anche tra i ricci, come fermagli! 🙂
zia Consu
2 Maggio 2016 at 17:09
Delicata e con passo felpato come i tuoi pelosetti, sai attraversare le corde del mio cuore e farlo battere dolcemente. Bella tua e bello il tuo piatto che esprime tutta la voglia di vivere ed respirare la nuova stagione a pieni polmoni 🙂
Francesca P.
2 Maggio 2016 at 21:07
Consu, come vedi la primavera la porto anche addosso, sulla camicia, ahaha! Ormai la evoco in mille modi, soprattutto perchè voglio che resti senza scappare via come in questi giorni, in cui la pasta va servita fumante per il fresco che c’è! 🙂
Grazie mille, sei sempre gentilissima!
Laura e Sara Pancettabistrot
2 Maggio 2016 at 19:51
Questa bieta, proprio questa con le coste rosse mi ha tratto in inganno due giorni fa al mercato, convintissima e già col portafoglio aperto ho chiesto “questo è rabarbaro?”^^ devo ammettere però che ha veramente un colore unico, non l’ho presa solo perché non avevo bene in mente come utilizzarla. Vederla in questo piatto ora mi fa mangiare le mani, la prossima volta non mi sfuggirà di certo! Bellissime queste immagini…in questo bistrot non ci si annoia mai! Per la prossima volta allora portiamo il costume e le pinne 🙂
Francesca P.
2 Maggio 2016 at 21:11
Sapete che anni fa era successo lo stesso anche a me? Vidi queste coste, mi fiondai nel vero senso della parola sul banco del mercato convinta di aver avuto il miracolo di trovare il rabarbaro, ma invece… depistaggio! 🙂 Però la bieta sa come ricompensare l’errore, è buona anche lei, in un modo tutto suo! Sono sicura che i bambini, se vedessero questa versione a colori, la mangerebbero molto più volentieri, per quanto è allegra e sembra quasi un gioco!
Il mare apparirà in carne e onde tra una o due settimane, mi raccomando il costume vintage, gli occhialoni e anche gli zoccoli a pois! 😀
Simona – Biancavaniglia
2 Maggio 2016 at 20:24
In queste righe trovo metafore e significati che vanno al di là delle parole apparenti (soprattutto nella prima metà del post), e sono felice tu abbia ri-visto il mare! Ah le nuvole, ogni lunedì quando torno a Palermo, durante il viaggio in autobus mi diverto ad osservare le nuvole e trovare le forme più strane, la prossima volta ti penserò sicuramente 😉
Ogni volta che vedo la bieta rossa (quella gialla/arancione non le trovo mai) mi incuriosisce, tu poi con quelle foto mi hai fatto venire una gran voglia di acquistarla… Ricetta super originale, brava Franci!
Francesca P.
2 Maggio 2016 at 21:23
Beh, Simo, diciamo che amo sempre fondere metafore, vita e pensieri… come se facessi un pesto di parole e sensazioni, no? 🙂 Le nuvole poi mi ispirano tanto e quando le osservo in movimento, mentre sono in auto o in treno, mi sembra di vedere un film lento in sequenza, con tante immagini in scorrimento! E se è un film, ci stanno bene i tuoi pop corn, ehehe!
Grazie, un abbraccio giallo come il sole della tua Sicilia e come queste coste!
Sabrina C. Fotografie
2 Maggio 2016 at 20:41
Cara Franci, sono settimane che anche io “ti voglio scrivere” e non riesco mai ad avere n momento di calma per farlo. Una sera di queste anche se sono presa cerco di ritagliarmi dieci minuti e ti scrivo un bel papiro che solo io so fare 😀
Amo questi piatti, cosi semplici, veloci e gustosi!
Me ne prendo un po’ per domani 😉
Ti abbraccio :*
Francesca P.
2 Maggio 2016 at 21:24
Sabri, bentrovata! Aspetto il tuo papiro con piacere… sai che amo le dosi abbondanti, di pasta, di dolci e ovviamente anche di parole o confidenze! 🙂 Quindi via libera, scrivi pure con la bieta che ha la costa più lunga, così l’inchiostro non finisce! E una porzione di maccheroncini la trovi sempre! 🙂
Sabrina C. Fotografie
4 Maggio 2016 at 19:36
Bella tu, stasera ti scrivo! :*
Simo
3 Maggio 2016 at 8:29
Hai usato una penna davvero speciale…per un risultato altrettanto speciale amica mia….una vera delizia.
Utilizzo troppo poco le biete, che sono così belle, buone, sane e…poetiche, viste le tue foto!
Un grande abbraccio e buona settimana
Francesca P.
3 Maggio 2016 at 18:39
Da ragazzina usavo le penne colorate e profumate, così ho fatto una sorta di omaggio a loro! 😀
La bieta spesso viene messa in secondo piano dagli spinaci, ma anche lei può stupire… e non solo come contorno, merita anche di conoscere la pasta! 🙂
silvia
3 Maggio 2016 at 11:47
Davvero io rimango estasiata nel vero senso della parola…anzi delle parole, che riesci a scrivere! e dalle immagini che catturano ogni volta piccoli dettagli mai scontati! quella penna di bieta ha un tocco vintage che mi piace tanto e su di te si sposa benissimo, ha il sapore delle lettere che si scrivevano una volta, a mano, con cura e pazienza! Sono proprio tanti anni che non vedo il mare sai? spero e penso proprio che questo sarà l’anno giusto per tornare a fargli visita, lui sa aspettare come tutte le cose belle. e a proposito di cose belle, questo stile di vita mi piace tantissimo!! 😉 … io mi gusto con gli occhi questo piattino invitante…mentre leggo questa storia scritta a foglia 🙂 , amo tanto la ricotta salata e la pasta integrale! un abbraccio
Francesca P.
3 Maggio 2016 at 19:06
Silvia, grazie al blog ogni settimana metto in moto la fantasia e l’immaginazione, come un esercizio/gioco stimolante che procede per ricordi, associazioni e metafore… ecco perchè amo stare qui, riesco ad esprimere la mia parte creativa, divertendomi!
Ho sempre scritto lettere, sono cresciuta avendo amiche di penna e riempiendo diari, quindi la scrittura mi avvolge proprio come una foglia di bieta… e probabilmente è stata questa passione a farmi impugnare quella costa in modo naturale, come fosse il gesto più spontaneo per me! La pasta di segale ha osservato la scena e ha voluto essere coinvolta… e come vedi, i pinoli sono diventati i miei amati puntini di sospensione! 🙂
Anna
3 Maggio 2016 at 12:08
Chissà quanti bei sapori delicati in questa ricetta, ma lo sai che queste biete crescono selvatiche nei dintorni del mio giardino? spesso le ho cucinate in vari modi, ma non avevo mai pensato ad un pesto!
Il mare..è da un po’ che non vado, ma appena possibile voglio rituffarmi in quei profumi e colori che ti sa dare, in tutte le stagioni!
Buona settimana!!
Francesca P.
3 Maggio 2016 at 19:17
Davvero, Anna? Non ho mai visto piante di bieta, ma la mia anima campagnola che ultimamente si è svegliata correrebbe subito da te… così in un colpo solo avrei verde e mare! 😉 Pensa a quando ci tornerai con quei piedini piccolissimi che toccheranno la sabbia… e giocherai di nuovo con le formine, come io faccio con le nuvole… 🙂
Manuela
3 Maggio 2016 at 13:29
Dev’esser per quello che non mi stanco mai del mare, per quella sua presenza sicura e forte che ti lascia partire, sempre, sapendo che poi tornerai inevitabilmente a lui.
Qui le nuvole si muovono veloci come i pensieri, raramente si siedono e la notte stanno sveglie a saltare steccati un po’ come certe pecore paffute…insomma, non c’è sosta…ma dietro queste nuvole c’è un bel sole, grande, luminoso, che scalda e non brucia 🙂
Le mie coste colorate sono ancora piccole, ma appena sono abbastanza grandi per meritarsi un primo piatto rispolvero il tuo pesto!
Francesca P.
3 Maggio 2016 at 23:00
Io vedo il mare come un amico fedele, una presenza su cui contare, non sempre calma ma sicuramente costante, che può travolgere o cullare, ma non smette di essere un punto fermo importante… lo troviamo lì dove lo lasciamo e il suo aspetto un po’ malinconico, fuori stagione, me lo ha fatto apparire ancora più bello! E io ho affidato pensieri alle onde, mentre tu li hai trasformati in pecore, da brava campagnola… 🙂
Non ti dico di usare la bieta per una torta dolce, ehehe, ma restando nel mondo del salato il pesto è un’idea particolare che si abbinerebbe bene anche alla (tua) pasta fatta in casa!
Damiana
3 Maggio 2016 at 20:38
Certo vorrei assomigliargli avere la sua forza, e riuscire a rinnovarmi sempre senza tanti affanni. Mi accontento di amarlo in modo smisurato, solo lui sa calmare i miei dolori anche quelli fisici, mi ci immergo e non sento piu’nulla… Sospiro mentre ci penso e mi si allarga un sorriso, non so che forma abbia, ma è sereno… Mi capita quando ti leggo. Tu non hai bisogno di penne speciali, sei tu a renderle magiche e a farle parlare. Francesca bella che sei… Ora con quel musino unico, mi gusto il tuo piatto specialr… Mai viste le biete rosse
Francesca P.
3 Maggio 2016 at 23:06
Rimettere i piedi nudi sulla sabbia per la prima volta dopo tempo mi dà sempre emozione… li ho anche bagnati, nonostante l’acqua fredda! E mi sono detta che questo era solo un assaggio, prima di un vero tuffo, giusto per farmi venire ancora più fame di mare e d’estate!
Grazie, sei sempre affettuosa… vorrei “sdebitarmi” facendoti arrivare un astuccio intero pieno di queste penne colorate, soprattutto perchè non le hai mai usate/mangiate! 🙂
Ileana
4 Maggio 2016 at 10:30
A me piace questa diversità, emozioni contrastanti e giornate che non si somigliano, la voglia di scoprire ogni giorno qualcosa di diverso, un dettaglio, un paesaggio, una parte di noi.
Io qui ritrovo ogni volta una parte di me, oggi ci sono le tue parole, le biete colorate che ho coltivate nell’orto quest’anno, il mare.. lui, proprio lui, con cui ho un rapporto conflittuale, ma forte. Lo saluto ogni mattina quando spalanco la finestra, è lì, mi basta attraversare la strada e in meno di cinque minuti i piedi sono già sulla sabbia…eppure troppo spesso lo guardo da lontano. Ho sempre amato di più la montagna, eppure ora mi accorgo di quanto sia importante per me vivere in un paese di mare, perché lui è lì, è un punto di riferimento, ti accoglie sempre se hai bisogno di riflettere, ridere, rilassarti… in questa stagione da il meglio di sé, puoi camminare a piedi nudi nell’acqua e sentire solo il tuo respiro, senza il caos dell’estate. Ormai mi conosci, sai bene che non amo il mare d’estate, ma il bello di vivere qui è che anche nella stagione più calda puoi vivere il mare nei posti più isolati, lontano da tutti… Per quanto io ami la montagna, sono nata qui e mi accorgo sempre di più di quanto sia forte il legame con il mare… è un filo invisibile, ma difficile da spezzare.
Sai che ti aspetto, qui il mare e il verde non mancano 🙂
Francesca P.
4 Maggio 2016 at 20:44
Ile, grazie per questo commento così lungo! Sono contenta che il mare ti abbia ispirato… a me fa lo stesso effetto, anche se a volte lo contemplo senza parole! 🙂 Alzarmi e vederlo, come capita a te, cambierebbe la percezione della giornata… come chi si sveglia tra il verde e il silenzio della campagna, sarebbe proprio un’altra vita! La mia indole curiosa proverebbe tutto… sì, vorrei vivere un po’ al mare e un po’ fuori città, vedere come mi ambiento, cosa mi scatta dentro, l’impatto… sarebbe una sfida interessante con me stessa e le mie abitudini! Roma mi va sempre più stretta, pur amandola…
Sono certa che il mare ti abbia segnata e formata molto più di quel che pensi, anche solo respirandolo e sapendo che l’acqua che rigenera tutto è a un passo… sei un mix di azzurro e di verde, tra onde, colline e cime di montagna… hai nell’anima il buono di ogni paesaggio! :*
Silvia_La gelida anolina
4 Maggio 2016 at 14:16
io non lo so cosa ci fai tu con le parole ma sono emozioni pure!!!
va bè, in realtà anche le immagini perciò solo bellezza da queste parti ^_^
un abbraccio
Francesca P.
4 Maggio 2016 at 20:46
Silvia, grazie mille! Probabilmente frullo anche loro come gli ingredienti di un pesto, per amalgamarle bene e farle fondere, rispettando il sapore di ognuna! 🙂
Chiara
4 Maggio 2016 at 18:26
il mare lo vedo ogni giorno e questo a volte lo fa essere scontato ….ma guai a non incontrarlo per qualche giorno, mi manca ! Vivere in un posto di mare mi piace, mi rilassa, il mare te lo porti dentro anche se non te ne accorgi, fa parte di te, onde comprese….. la bieta rossa è bellissima ma poco in uso qui, vedo di cercarla, un bacione
Francesca P.
4 Maggio 2016 at 20:48
Capisco il senso della mancanza… come si fa a vivere lontano da una cosa così bella e poetica, se ci sei cresciuta? Non puoi farne più a meno…
Se mi decido a venire a Trieste e a salutare il tuo mare, porto con me qualche penna rossa! 😉
Monica
5 Maggio 2016 at 10:51
Quella penna colorata è la mia passione dell’orto di mamma, ma come sempre tu riesci a sorprendermi con un’interpretazione divina, colorata e con quei contrasti resi omogenei che solo tu sia creare.
Un’artista della penna, anche di quella penna di bieta, che tra parole e ricette tutto avvolgi e rendi luminoso e saporito, ricco e spumeggiante.
E poi -non smetterò mai di dirlo- quei tuoi mici così partecipi, parte integrante di un fluire bellissimo. Un bacio grande a te, a loro ed alla voglia di mare che mi stringe il cuore.
Francesca P.
5 Maggio 2016 at 20:11
Monica, che bello avere un orto pieno di penne e poter decidere ogni giorno con quale scrivere… ricette e racconti di vita! 😉
Grazie di cuore, riesci sempre a darmi la carica con le tue parole, come se mi incoraggiassi sempre di più a impugnare bieta e macchina fotografica per aprire a voi le porte del mio mondo/bistrot, di cui ormai fai parte come fossi un gatto anche tu! La dolce presenza è la stessa… 😉
Ti abbraccio e ovviamente ti riempio di fusa!
Rebecka
5 Maggio 2016 at 11:15
Sei magica tu!
Francesca P.
5 Maggio 2016 at 20:11
Eccola l’amata bieta colorata! La magia la fa lei, anche solo guardandola… incanta! E tu sei speciale quanto quella penna che tengo in mano, per i motivi che sai! :*
Melania
6 Maggio 2016 at 10:54
Nulla resta uguale. Forse è questa la bellezza che la vita porta con se.
Scoprire e scoprirsi sempre diversi. Lasciarsi ammaliare, e sorprendersi di come le cose intorno a noi abbiano contorni sempre diversi.
Perfino il mare. Che tanto amo, ma che mi ostino a guardar da lontano. E veder quel buffo gioco fra onda e riva. Quando confluiscono in qualcosa di unico.
Non sono uguali i sorrisi, le nuvole che coprono le nostre paure e spingono il sole altrove. Neppure i tuoi pensieri, che viaggiano di continuo posandosi poi, su prati di bieta.
Raccogliere petali e trasformarli in quei passi ancora da compiere.
Sono belle le foto, sempre ricche di dettagli che tu sai (rac)cogliere.
Francesca P.
7 Maggio 2016 at 15:25
Sono convinta che il cambiamento sia vitale. Anche quello più sconvolgente o doloroso può aprire nuovi scenari. Perchè è vero, nulla resta uguale e tantomeno noi, con la nostra vita. Non siamo fermi, siamo come il mare, che è al suo posto ma è in movimento, mai immobile, neanche quando sembra lo sia. Il punto di contatto tra onda e riva è l’emblema della fusione. Può anche avere una lettura romantica, no? 🙂
Chi sa (rac)cogliere conchiglie, sa farlo anche con dettagli, emozioni, pensieri, fiori e… parole, che messe vicine possono costruire un tragitto da (in)seguire, che sia fatto di sabbia o di soffice erba… e con tanti, tanti colori. Tutti quelli che vogliamo e possiamo inventare.
Tatiana
6 Maggio 2016 at 22:40
Quante volte in questi giorni avrei voluto accodarmi alla tua lettera con un post scriptum pieno di baci ed abbracci, ma sono reduce dallo svuotamento di un garage e dal trasloco di un ufficio intero, con conseguente crollo della mia creatività tra polvere e scatoloni e quindi tutta la mia ispirazione epistolare crollava irrimediabilmente la sera, insieme alla sottoscritta, sui cuscini di un divano, spalmata sul morbido come un gatto (sarei stata la compagnia ideale per Ulisse e Tarallino)! Solo oggi sono ritornata sul pc perchè questa tua lettera ricca del colore della bieta non poteva rimanere abbandonata dalla tua amica paroliera senza nemmeno un piccolo post di apprezzamento per i momenti di piccola e cristallina felicità che ogni settimana mi regali… e ora posso passare anche al post scriptum pieno di baci ed abbracci!
Francesca P.
7 Maggio 2016 at 15:32
Tatiana, ma sai che proprio ieri ero venuta a sbirciare sul tuo blog per avere tracce di te? Volevo trovare qualche granello di sabbia, magari… o una macchia d’inchiostro, ehehe! Ora so cosa ti teneva impegnata, se mi avvisavi ti avrei fatto recapitare un primo energetico per affrontare il trasloco! 🙂
Ho sempre amato i post scriptum, sai? Racchiudono le frasi che vogliono camminare per conto loro, staccate dal flusso, in cerca di un loro spazio… non è vero che sono meno importanti perchè arrivano alla fine, anzi, proprio perchè si differenziano si scrivono separatamente! Quindi il tuo p.s. è qui con me forte e chiaro, il bacio è con lo schiocco e l’abbraccio è stretto e pieno, come la mia ciotolina! 🙂
Francesca
7 Maggio 2016 at 11:27
Cara amica,
e chi l’avrebbe detto che le biete potessero avere coste così colorate? (ci credi se ti dico che non le ho mai usate? Perchè è così e non avevo proprio idea che questa verdura nascondesse un aspetto tanto colorato!)
Sono sicura, ci sono qui le prove, che il loro inchiostro possa aprire le strade alla fantasia e condurre in luoghi inaspettati. Dici di nuvole, sorrisi e mare e io penso a stelle, puntini luminosi che aspettano di essere uniti da un inchiostro speciale (e pensa ai disegni, alle figure, ai sentieri tutti nuovi che ogni volta ne nascerebbero), a sguardi divertiti e curiosi, profondi e allo stesso tempo leggeri, sfuggenti o intensi (se chiedi a me, in questo momento il mio è curioso come quello di un gatto, la chioma verde della bieta ha risvegliato la mia attenzione ed ora seguo rapita i movimenti del suo gambo colorato), a viaggi che aspettano di essere fatti o ri-fatti, itinerari usati e strade sempre nuove, quando anche la via che porta a casa rivela qualcosa d’inaspettato.
Quanto sarebbe bello, un giorno, aprire la cassetta della posta e trovarci dentro una busta scritta con inchiostro rossoverde? Io intanto vado a controllare, non si sa mai 😉
Buon weekend Franci, e un grattino dietro all’orecchio a Tarallino!
P.S.: foto meravigliose, luce, colori e soggetti perfetti 😉
Francesca P.
7 Maggio 2016 at 15:40
Fra, da varie settimane ormai mi godo il tuo arrivo alla fine, come l’ultimo boccone gustoso o l’ultima frase che chiude un pensiero o l’ultimo puntino da lasciare sul foglio, quello che vuole correre libero, senza steccati…
Tu che ami le parole come me, meriteresti una penna così unica… scrive anche sulla stoffa e colora tutto, ogni superficie e ogni umore! Voglio portarla dietro insieme al mio taccuino per gli appunti di viaggio che sono sempre in divenire… a volte parto per davvero come lo scorso weekend e altre volte solo con la mente, ma comunque sono in movimento come le lettere che attraversano la penisola e uniscono persone lontane ma vicine… facciamo finta che questi commenti siano proprio missive dentro buste che finiscono nella cassetta, l’attesa in fondo è la stessa e il piacere di riceverle anche! 🙂
Grazie, cercherò di trovare una costa di bieta color Tarallino la prossima volta!
Elena
16 Maggio 2016 at 6:41
Ti ho sempre detto che in te c’è poesia, che tu sei poesia e che le tue mani sembrano essere state create per impugnare una penna e trasformare in lettere i battiti del cuore. E oggi tieni una penna speciale con un inchiostro delicato, leggero e unico. Come te.