BINARI CROCCANTI CHE NON DERAGLIANO
Chi vuole scrivere impari prima a leggere…
Leggere tra le righe, ma soprattutto oltre. Cercare quello che c’è dietro le parole, scavalcando l’immediato. (Sof)fermarsi sugli incisi, su quello che viene abbracciato dalle virgole. Che sembra sospeso, ma in realtà è solo protetto. Messo al riparo dal vento, tra due ciglia cadute sul foglio.
Chi vuol suonare prima deve imparare ad ascoltare…
Ascoltare con attenzione, per davvero, senza orecchie pigre. Il suono delle cose, i rumori di sottofondo, le voci basse che non s’impongono sulle altre, i silenzi che vogliono essere capiti. Ascoltare e dare sono due amici seduti su una panchina, che si dimenticano del tempo.
Chi vuole ridere impari prima a piangere…
Piangere per innaffiare, dissetare, alleggerire una nuvola diventata troppo densa. Piangere per ri-trovare coraggio, subito dopo. Senza contare le lacrime, come non si contano i numeri delle volte in cui ci si prova. A stare bene.
Chi vuole finire deve ricominciare…
Ricominciare ad avere pazienza, se al puzzle sembra manchi sempre – o ancora – qualche pezzo. A giocare, per non dimenticarsi come si fa. A sperare, per lo stesso motivo del giocare.
Chi vuole vincere impari prima a perdere…
Perdere senza considerarsi sconfitto. Perdere ma essere vincenti, in fondo. Perchè, dopo la perdita, qualcos’altro arriva. In quello spazio vuoto. Dove crescerà una primula.
Chi vuol tenere prima deve sapere cosa lasciare…
Lasciare stare, per non sprecare fiato. Lasciare da parte, per preservare. Lasciare al caldo, per coccolare. Lasciare andare, per ripartire.
Chi vuole amare prima deve imparare a rinunciare…
Rinunciare per avere (di più). Per accogliere. Per regalare una parte di sè, consegnando una fetta di felicità a chi, quella felicità, vuole costruirla insieme. Unendo dei binari, metro dopo metro, per disegnare il tragitto.
Dei binari croccanti ma che non deragliano, come grissini rustici da mangiare mentre si va. Sottobraccio. Guardando lo stesso paesaggio.
* le frasi in corsivo che mi hanno ispirato sono della canzone “Come mi pare” del trio Gazzè-Fabi-Silvestri
GRISSINI AL CAFFÈ E PEPE NERO
(grazie a Francesca per la ricetta!)
100 g di farina 0
150 g di farina 1
125 ml di acqua
25 g di olio extravergine d’oliva
4 g di sale
4 g di lievito di birra fresco
1/2 cucchiaino di zucchero
2 cucchiaini di caffè macinato o solubile
1 cucchiaino di pepe nero macinato
Semi di sesamo (q.b.)
Sciogliete il lievito e lo zucchero in 25 ml d’acqua e lasciate riposare per 10 minuti. Nella ciotola della planetaria, mescolate le farine, il sale, il caffè e il pepe. Unite il lievito sciolto, la restante acqua e l’olio. Impastate fino a ottenere un impasto morbido ed elastico.
Prendete un foglio di carta da forno e spargete una manciata di semi di sesamo e un po’ di pepe macinato. Con un mattarello, stendete l’impasto fino a raggiungere circa un centimetro di spessore.
Mettete il foglio con l’impasto in una teglia, copritela con un canovaccio e lasciate lievitare fino al raddoppio.
Preriscaldate il forno a 180°.
Tagliate dall’impasto delle listarelle larghe un dito (io le ho divise a metà) e poi tirate e attorcigliate per dare la forma del grissino. Infornate per circa 20 minuti. Aspettate che i grissini si raffreddino, prima di mangiarli.
*Io ho accompagnato i grissini con una crema di ricotta e caffè. Basta prendere una ricotta fresca di ottima qualità e lavorarla con il caffè macinato e una puntina di miele… et voilà!
61 Comments
Virginia
6 Marzo 2016 at 20:26
Chi vuol suonare prima deve imparare ad ascoltare, ma anche chi vuol parlare aggiungerei… In un mondo in cui il rumore, le chiacchiere prive di senso e le sentenze sono all’ordine del giorno, il saper ascoltare è diventata una virtù rara. Troppo spesso mi trovo in imbarazzo perchè abituata ad ascoltare e meno a parlare, con molta naturalezza offro la mia attenzione a chi vuole raccontarmi delle cose, ma parlare mi viene molto più difficile. Più il mondo diventa chiassoso e più trovo consolazione nelle parole pacate e mai gridate di chi mi circonda, o addirittura nel silenzio 🙂
Lo scrocchiare di questi grissini sarebbe una gran bella consolazione… Sai che non avrei mai pensato di abbinare il pepe nero e il caffè? Da provare sicuramente! Poi mi aggiungi la ricotta, e allora sai già che non posso non amare questo quadretto caldo come solo i colori della terra sanno essere 😉
Francesca P.
6 Marzo 2016 at 23:34
Eccoti, Virginia, in pole position! Confessa, hai sentito odore di ricotta e sei arrivata subito! 😀
Sai perchè amo stare in cucina, tra i vari motivi? Perchè lì il rumore delle chiacchiere si spegne, niente pc, niente cellulare, tutto tace dal mondo esterno… le parole sono fondamentali per me ma esiste il senso della misura, se il rumore copre il suono allora non va bene… e scappo da quelle vuote, che in realtà non dicono nulla, in cerca di quelle equilibrate, o interessanti, o musicali, come in questo caso!
Quando ci vedremo, avremo tanto da raccontarci ma sapremo anche ascoltarci… e preparerò dei binari di grissini per accogliere il tuo treno, spargendoli di questa crema per rendere il viaggio più morbido! 🙂
Anna
6 Marzo 2016 at 20:28
Io mi ritrovo, ancora una volta, a cercare di trattenere tutte le tue
parole, una ad una… Indecisa su quale soffermarmi, mentre mi manca il respiro o mi spunta un sorriso…
“Lasciare andare, per ripartire”, perché a volte è necessario e
doveroso verso noi stessi… Perché la vita ha deciso così, o perché trattenere ci farebbe solo male…
“Senza contare le lacrime”,
perché non importa quante ne
scendono se segnano una
ripartenza, se lavano un dolore…
“Perdere senza considerarsi sconfitto”, per concedersi la
possibilità di potersi rialzare, più forti di prima…
Questo… e tanto, tanto altro.
Dietro le tue parole ci sei tu, cara Francesca. Capace di Leggere e di Ascoltare con il cuore. Tra le
pieghe dei nostri pensieri, tra i binari del nostro viaggio…
Mano nella mano, per costruire insieme.
Buona settimana!
Anna
Francesca P.
6 Marzo 2016 at 23:43
Anche oggi hai capito e hai letto oltre… ecco, tu sì che ci riesci, dal primo giorno, con facilità… e credo che, col tempo, abbia imparato a fare tutte le azioni di cui parla la canzone, compresa l’ultima, la più delicata: amare. Solo chi ha amato, “sente” in questo modo… ne sono sicura…
Tra le pagine io sono ovunque, a volte non solo dentro le parole… qui mi ritrovo persino in un chicco di caffè più chiaro, che assorbe più luce, o in una crepa del grissino che assomiglia a una vena che batte… e tu sei un seme di sesamo, che mi osserva da vicino… 🙂
Alice
7 Marzo 2016 at 0:04
A volte è la scelta più dura, lasciare andare. Eppure in questi giorni mi sembra troppo spesso di sprecare fiato con certe persone. Le stesse persone che non ascoltano, per cui non capiscono e non capendo non costruiranno e senza costruire non si cambia….ma perchè c’è tanta gente che preferisce nascondere la polvere sotto al tappeto, ma non affrontare la verità? Avremmo tutti bisogno di binari sicuri dove far correre il treno della nostra vita, ma intanto potremmo accontentarci di questi tuoi sfiziosissimi binari croccanti!
baci
Alice
Francesca P.
7 Marzo 2016 at 0:48
Ehm, Alice, questo è un argomento caldo come grissini appena sfornati! Alla tua domanda avrei una luuuunga risposta… cercando la sintesi, secondo me avviene perchè per scavare e ammettere alcune verità, anche negative, ci vuole coraggio… meglio scappare, non ascoltare, non leggersi a fondo, rifiutare la realtà… è più comodo, no?
Il fiato non va sprecato, proprio come la farina… è cosa preziosa! 🙂 Come il nostro tempo e la nostra serenità…
Margherita
7 Marzo 2016 at 4:07
Ahhhhh Francesca, quanta verità in questo post… mi colpisce quello che scrivi sull’ascolto e sulla scrittura, perché la loro evoluzione, o meglio involuzione, ci porta a dare loro sempre meno importanza. In un modo fatto di like, foto e condivisioni virtuali si perde non solo la capacità di ascoltare gli altri, ma anche il piacere di lasciarsi andare al “rumore” del silenzio assoluto. Stiamo diventando pigri in modo preoccupante, stiamo andando troppo dritti e troppo veloce, non so mica se riusciremo a non deragliare…. quanto ai tuoi binari, che dire, io l’ho sempre sostenuto che il treno é un mezzo meraviglioso, tu oggi me lo confermi a suon di pepe e caffè…
Francesca P.
7 Marzo 2016 at 15:04
Marghe, sono contenta che abbia trovato spunti per queste riflessioni, che condivido in pieno… è un’epoca veloce, in cui più che mangiare si “sbrana” il tempo e purtroppo le relazioni personali ne risentono… noterai il mio distacco dai social e il mio essere “appartata”, perchè proprio non mi riconosco in quel modo di agire, in quel “mordi e fuggi” che va contro la mia indole calma e quieta, da gatta che ama osservare dal suo cestino… 🙂
Ci vorrà un po’, ma provo a costruire una rete di binari pepati fino a te, in sostituzione dell’aereo! 😀
Martina
7 Marzo 2016 at 7:36
Prendo un grissino, anzi due, li infilo nella borsa ( anche se spesso è zaino … ma diciamo borsa che fa più “donna matura”) avendo cura che non si rompano e non perdano nemmeno un singolo semino. Li terrò per la fame atavica di metà mattina.
Esco e canticchio una delle mie canzoni preferite: …
sono libero ed incosciente
quindi posso serenamente fare
proprio come mi pare.
Francesca P.
7 Marzo 2016 at 15:10
Nello zaino i grissini entrano meglio, per lo sviluppo in verticale! E ci sono anche le tasche laterali in cui infilarli, quindi promosso! 🙂
Sarà che amo tutti e tre i cantanti di questa canzone, ma sin dal primo ascolto il testo di “Fare come mi pare” mi ha conquistato e sono settimane che giro intorno a quelle strofe… bussavano forte per entrare qui, per tenerci compagnia durante le nostre colazioni! 🙂
Mila
7 Marzo 2016 at 8:37
Il tuo post mi ha fatto riflettere e mi sta facendo pensare…pensare alle scelte che sto cercando di prendere in questi giorni, scelte che di certo hanno già iniziato a cambiare almeno le mie giornate e non solo le mie…ovviemente ogni scelta porta delle conseguenze…speriamo bene….
Francesca P.
7 Marzo 2016 at 15:51
Io alcune di queste decisioni le ho già prese e so cosa si prova, cosa comportano… ma se sono ponderate e inevitabili, e soprattutto volute, credo sia giusto andare fino in fondo… quello “speriamo bene” arriva puntuale dopo ogni salto nel vuoto, ogni incognità, ogni gesto forte… ma incrociamo le dita, anzi i grissini! 😉
larobi
7 Marzo 2016 at 8:52
le tue parole spingono a molte riflessioni (come sempre) e sono un invito all’umiltà e alla moderazioni : doti rare in questi tempi sempre di corsa, sempre “al massimo”, sempre troppo superficiali…ottimo l’abbinamento di questi grissini con la crema di caffè (mai fatta ! devo provare!) poi un giorno, mi dirai come fai ad immortalare i tuoi mici come fossero “top models navigati”…sempre perfetti come le foto e lo style life dei tuoi piatti 🙂 un abbraccio carissima e buona settimana
Francesca P.
7 Marzo 2016 at 15:54
Robi, sì… tu che ami andare in bici conosci il valore della lentezza, lo stesso che insegnano i lievitati, che mi portano a fare queste considerazioni… 🙂
A me piace dare il massimo nelle cose a cui tengo, ma non spingere l’acceleratore… perchè quando viaggio voglio godermi quello che c’è intorno, senza perdermi le cose belle stando a occhi bassi (e con il telefono in mano!) o correndo come un gatto dietro a un topo… 😛 Come vedi, Ulisse è “pacioso” come me, le corse le lascia fare a Tarallino, ehehe!
Un abbraccio a te e grazie!
Daniela
7 Marzo 2016 at 12:10
Leggo piano piano faccio scorrere la rotellina del mouse su e giu lentamente stamattina, si, e non mi sembra vero, rimango un po’ qui a sentire tutti i profumi, a leggerti, penso a quanto mi sono persa e a quanto vorrei davvero trovare dei binari sicuri a cui aggrapparmi. Trattenere meno le mie emozioni, lasciarmi andare, essere meno emotiva, (forse io ho il problema inverso…) Devo dire però che questi binari croccanti hanno il potere di toccare i punti giusti,( come solo tu sai fare) ne afferro un paio e me li tengo stretti per tutta la settimana! Passare di qui mi fa sentire meglio, ultimamente in silenzio, sempre di corsa, con la testa tra le nuvole, ma ci sono! Ti abbraccio Franci
Francesca P.
7 Marzo 2016 at 16:01
Dani, mi è nato un sorriso quando ti ho vista arrivare! Insomma, manchi… te l’avevo già detto e lo ripeto anche qui! 🙂 Ti posso raggiungere sulle nuvole, se uso i grissini per fare una scala… così ci mettiamo sul bianco e sul morbido a parlare di questo periodo così intenso, lontane dai rumori del mondo che a volte fanno mettere le mani sopra le orecchie e desiderare di nascondersi un po’ da tutto…
Spero riuscirai a rallentare un po’, presto… per rimettere le mani nella tua amata farina e regalarci quelle foto che fa bene anche a te fare, lo so… in ogni caso sappi che io ci sono, ti aspetto, sono sempre pronta a costruire binari e anche a salire su un treno verso il Nord… 😉
Ti stringo forte!
m4ry
7 Marzo 2016 at 14:57
E’ proprio bella quella canzone…e pensavo a una cosa su quel “Chi vuole scrivere impari prima a leggere…”
Ecco, io vorrei imparare a leggere ciò che non è scritto. Ciò che non è detto. Ciò che non c’è…Già, perché a volte sono molte di più le cose non dette che quelle dette. E spesso sono proprio le cose non dette che farebbero la differenza. E’ che per dirle le cose, belle o brutte che siano, servono le palle. E le palle, non sono roba da tutti…Questi “binari” croccanti mi piacciono tantissimo…ne vorrei un paio da sgranocchiare proprio ora che il mio stomaco brontola. Un abbraccio Francesca bella <3.
Francesca P.
7 Marzo 2016 at 16:07
Mary, per noi che parliamo ed esterniamo tanto non sapere quei non-detti è difficile… perchè anche io sono convinta che tante emozioni e tante verità siano racchiuse lì, nelle parole che non si riescono a dire per paura o timidezza o orgoglio… avere le palle? Credo sia passato quasi totalmente di moda o forse è diventato più una prerogativa femminile, perchè noi donne sappiamo andare dritte al punto, osare e agire… molto più di tante indoli vigliacche che tacciono – o non fanno – per non affrontare la realtà… e mi fermo qui, se no mi infervoro e scrivo un trattato su questo argomento! 😀
Francesca
7 Marzo 2016 at 18:03
Chi vuole (ri)trovarsi prima deve perdersi.
Perdersi lungo strade sbagliate per scoprire ciò che non si è e capire chi si è. Vagabondare per sentieri che si pensava di conoscere e scoprire che talvolta, sorprendentemente, portano anche a casa.
Chi vuole lasciarsi stupire prima deve aprire gli occhi.
Aprire occhi, orecchie, braccia, cuore, mente. Non guardare ma osservare, non udire ma ascoltare, non tenere le braccia lungo i fianchi ma spalancarle per accogliere, non avvertire solo i battiti del proprio cuore ma sentire anche quelli di chi ci sta attorno, non conoscere ma comprendere.
Ecco, non so bene come sia successo, può darsi che abbia cominciato a percorrere una stradina che seguo di solito, almeno una volta a settimana, e poi credo di essere inciampata in un binario che sapeva di nuovo anche se mi sembrava di conoscerlo. E niente, ho deciso di seguirlo e meraviglia! Giunta a destinazione non ero ed ero a casa 😉
Secondo me è stato l’aroma di caffè, si è fatto strada fin da me e non ho saputo resistere al richiamo ammaliante … sinceramente non contavo di riuscire a passare oggi, perchè in questo periodo sono sempre di corsa, ma qualcosa mi ha spinto a ritagliarmi un attimo proprio oggi, proprio ora … e sto sorridendo e faccio quasi fatica a crederci e mi sono già segnata la crema di ricotta e caffè e guarda c’è anche Ulisse e no, non riesco a smettere di sorridere …
Grazie Franci, vista attraverso i tuoi occhi questa ricetta-poesia, che secondo me la sapevo, è meravigliosamente nuova e ha colori caldi e sa di fresco come solo tu potevi immortalarla 😉
Francesca P.
7 Marzo 2016 at 20:41
Fra, mi sono chiesta “chissà quando arriverà e vedrà”… e la risposta è arrivata immediata, prima di quel che potessi sperare! Forse è davvero merito del profumo di caffè… o forse semplicemente è il potere dell’intesa che corre su quei binari e mette in comunicazione due persone con lo stesso nome e tante, tante in comune… sai che le tue riflessioni potrei averle scritte io, aggiungendo frasi al post? Coincide tutto… adesso sono tornata a vagabondare dopo aver scelto nuove strade da prendere e dopo averne abbandonato alcune che non mi portavano da nessuna parte… gironzolo nel bosco, aiuto gli scoiattoli a trovare le ghiande, mi faccio prestare il vestito a pois da qualche coccinella, chiedo a un passerotto se mi intona questa canzone, osservo cespugli in attesa di vedere le prime more… e chissà, magari da dietro un albero spunterai tu, perchè hai incrociato il medesimo sentiero… 🙂
Grazie a te… i grissini sono stati un colpo di fulmine e sono felice che da oggi in poi siano il nostro “simbolo”!
zia Consu
7 Marzo 2016 at 18:07
Come sempre mi conquisti con le tue immagini e le tue riflessioni. Questi sapori così diversi sanno rendere questi grissini unici e fanno capire quanto non bisogna essere chiusi nè con se stessi nè con gli altri..prima di giudicare bisogna imparare ad “assaggiare” ^_*
Buona settimana <3
Francesca P.
7 Marzo 2016 at 20:44
Consu, è vero! Assaggiare a occhi chiusi, cercando di distinguere e individuare ogni sapore, senza dimenticarne nessuno e dando la giusta importanza alle sfumature … assaporare e saper gustare quello che cibo e persone possono dare! 🙂
Grazie mille, buona settimana a te!
saltandoinpadella
7 Marzo 2016 at 18:35
Io sono sempre stata un’ascoltatrice formidabile. Per me ascoltare e leggere tra le righe, tra le note, tra le parole, leggere tra i sospiri e tra gli sguardi è quasi naturale. Mi riesce invece molto difficile l’opposto, non so scrivere, non so parlare e non mi so raccontare. Però so gustare. E gusterei volentieri un paio di questi grissini. Mi sa che li proverò molto presto, sono davvero sfiziosi
Francesca P.
7 Marzo 2016 at 20:49
Elena, è bello che abbia il dono dell’ascolto! Qualità così rara… ormai sempre di più le persone straparlano o si parlano addosso e purtroppo l’esposizione da social ha contribuito a questo… e allora viva chi ha la pazienza di osservare, capire e carpire!
I grissini sono sfiziosi, se usi il caffè macinato l’aroma è più delicato, invece con il caffè solubile dovrebbe sentirsi di più… mi dirai! 😉
silvia
7 Marzo 2016 at 18:56
Quanto mi piace quell’album Franci…così come la canzone che hai citato! Quanto vorrei prendere un treno che percorra un tragitto sui tuoi binari croccanti che non deragliano…mi sentirei al sicuro, per una volta sul treno che mette insieme il cuore e la mente, l’anima e il corpo (che certe volte sono binari che viaggiano un po’ paralleli) e avere il tempo di sviscerare tutte queste riflessioni! Imparare che a volte un passo indietro è necessario, per guardare le cose da un punto di vista diverso e capire davvero cosa è indispensabile portare con sè e a cosa possiamo o dobbiamo rinunciare! è un po’ come studiare l’altro lato della medaglia di ogni nostra azione! è un lavoro che richiede tanta volontà, pazienza e devozione! Ma è anche la cosa giusta da fare quando si vuole davvero (ri)partire…certi che prima o poi la strada giusta la imbocchiamo! e intanto io sgranocchio uno di questi grissini, mi godo il paesaggio e il profumo del caffè!
Francesca P.
7 Marzo 2016 at 20:55
Prima o poi sai che i binari mi faranno arrivare nuovamente al Nord… mi porto avanti sfornando tanti grissini, così da poter coprire i 600 km di distanza! 😀
Interessante la considerazione sui binari paralleli del cuore e della mente… io confesso di salire quasi sempre sul treno del cuore, quello emotivo, che a volte sbaglia anche qualche fermata o destinazione… però almeno so di andare dove mi sento, senza forzature…
Noi siamo già (ri)partite, cara Silvia, forse il treno è a vapore e procede lentamente, ma così possiamo goderci meglio tutto quello che scorre davanti agli occhi… e le cose belle, quando passeranno, non ci sfuggiranno di certo! 🙂
Simo
7 Marzo 2016 at 22:21
Amo ascoltare, leggere, meditare e ancor di più amo scrivere. Mi piace, mi serve, mi aiuta e mi fa bene.
Non potrei vivere senza scrivere e poter mettere nero su bianco i miei pensieri sparsi, emozioni ed anche rabbia a volte, perchè no?
Per me è troppo importante oserei dire terapeutico.
Vivo di liste, di appunti, di frasi scopiazzate, di pensieri impressi lì per lì sulla carta, chili di carta e fiumi di parole..
Ecco forse ho divagato, ma sentivo ancora una volta il bisogno di trasformare il mio pensiero in parole…scusa nè?!
E rubo un grissino…è così invitante…posso?!
Bacioni stella e buona serata!
Francesca P.
8 Marzo 2016 at 0:49
Mi piace quando divaghi e lasci andare i pensieri… 🙂 E sono sempre contenta quando so che qualcuno ama scrivere e lo fa appena può e dove capita… significa che c’è urgenza di dire e sentire, voglia di catturare sensazioni e bisogno di fermare l’attimo! Tutte cose belle, Simo! 🙂
Bacio a te, porta via anche più di un grissino… uno al giorno fino al prossimo post, ehehe!
Daniela Agnes
8 Marzo 2016 at 12:56
Piangere è un po’ come lasciar scorrere la vita fuori, per non tenersi tutto dentro che poi s’indurisce che diventi scema e ci metti degli anni a scioglierlo via.
“Poi mi dicono sei una donna forte.
Io non sono forte, io sono la persona più fragile del mondo.
Ed è per questo che sono invincibile”.
Lo ripropongo qua, perchè ogni tanto è necessario ribadire con tenacia verità tanto spesso dimenticate.
Queste tue parole in musica sono preziosissime. Scritte anche per me, lo so, lo sento e ne sono profondamente orgogliosa.
I colori scelti… Pura poesia. Intimamente connessi con l’anima e il mio sentire. Sfumature di caffè e pepe nero, con la luce della farina.
La ricetta? Mi ha fatto brillare gli occhi! E’ già stata trascritta a mano su carta profumata, in attesa di essere sperimentata non appena potrò dedicargli il giusto tempo, dato che i lievitati vanno coccolati e ci impongono l’attesa. L’attesa creativa, costruttiva, necessaria alla generazione di vita ed energia. L’attesa di cui questa vita frenetica ci priva, come da averne paura, come se tutto fosse sempre limbo e non germoglio sotto terra.
Il coro di voci nei commenti? Nutrimento e sorrisi.
Sei tu. Tutto questo lo crei tu. Grazie.
Francesca P.
8 Marzo 2016 at 19:13
Devo sempre riprendere un po’ fiato quando ti leggo, che sia qui o nella nostra nicchia personale… ed è bello andare in apnea dentro un mare di parole così, che scorrono fluide, sincere e vere… ecco la loro forza, il loro potere! Mi arrivano per questo… perchè sento la loro limpidezza e so cosa c’è dietro, così come tu sai perchè dico questo! E la complicità che scatta tra alcune persone è essa stessa un binario su cui correre veloce, anche per l’urgenza di un abbraccio! 🙂
Stai sicura che quelle frasi le metto al caldo vicino ai grissini e anzi, le semino come i germogli che hai nominato, così possono crescere ancora e diventare più forti e più vive… al punto da non dimenticarle proprio più! E mi piace la certezza – perchè tale è – che ne arriveranno altre, in questo nostro scambio che coccoliamo proprio come un lievitato…
Tatiana
8 Marzo 2016 at 13:36
Oh ma quante verità ho letto in questo post… tuttavia mi soffermo innanzitutto sul primo assunto perché è vero che prima di scrivere è fondamentale saper leggere, perché troppi individui pretendono di scrivere, di dettare leggi, pensieri, opinioni, giudizi, senza aver nemmeno provato ad osservare ciò che gli sta intorno, perché non hanno mai toccato con mano la realtà che li circonda, quella nascosta, magari limitandosi a sfiorare chi gli passa accanto e non traendone alcun insegnamento. Per anni ho osservato, toccato, annusato ed esplorato e solo allora ho iniziato a metter nero su bianco qualche frase, a esprimere alcuni timidi pensieri che uscivano dalla mia penna e dalla mia anima, solo allora ho iniziato a capire che l’inchiostro scorre da solo come un fiume in piena se hai osservato e imparato a leggere il mondo che vive intorno a te. Altrimenti è solo mera retorica. Gli altri punti li devo ancora analizzare, mi interessano ma ne ho ancora tanta di strada da fare.
Mi piace il pepe nero nel grissino, forse anche il caffè… chissà? Io sono una tipa molto britannica e amo il the, ma la presenza del pepe è fondamentale in moltissime idee in cucina, mi piace, regala quel tocco di “peperinità” che è tipico del mio modo di essere: mi ci ritrovo appieno.
Un bacio!
Francesca P.
8 Marzo 2016 at 19:21
Forse, Tatiana, una chiave è proprio in un verbo che hai usato all’inizio: osservare… se solo si osservasse meglio, a fondo, senza la superficialità dilagante che fa perdere il vero contatto con le cose, allora forse ci si capirebbe di più, ci si verrebbe più incontro, si parlerebbe meno a sproposito…
Io scrivo da sempre per me stessa e solo in quest’ultima fase di vita ho “aperto” i miei pensieri agli altri, qui, ma sono certa che le parole, per non essere vuote, abbiano bisogno di sensazioni vere, approfondite, vissute da vicino ed elaborate… scrittori ci si può improvvisare, ma anime sensibili no…
Io amo il tè quanto te, ma quest’incursione del caffè nel salato è stata una bella “deviazione” dalle mie abitudini che ti consiglio, perchè i grissini diventano pieni di polvere magica… 🙂
Ileana
8 Marzo 2016 at 15:21
Ecco perché mi piaci, perché arrivo qui e ritrovo me nelle tue parole. Mi piaci perché siamo simili e diverse, quel tanto che basta per piacersi di più, per trovare la giusta sintonia, per trovare il pezzo mancante di un puzzle.
Oggi sento che hai detto tutto, che qualsiasi altra parola sarebbe superflua… allora mi siedo accanto a te, prendo qualche grissino..e aspetto che la timidezza svanisca per lasciare spazio alle parole 🙂
Francesca P.
8 Marzo 2016 at 19:26
Sai che posso dire lo stesso di te, vero? 🙂 E’ proprio vero che l’età a volte conta poco, che alcuni percorsi di vita si incrociano e ci si ritrova su quei binari croccanti insieme, a riflettere su questioni importanti che ci stanno a cuore… ed essere simili e diversi credo sia il massimo, ci si sente capite ma c’è sempre qualcosa da imparare dall’altro! 🙂
ipasticciditerry
8 Marzo 2016 at 16:30
Chi vuol suonare prima deve imparare ad ascoltare… ma anche chi vuol parlare dovrebbe prima imparare ad ascoltare, direi io. Sai io credo di avere qualche anno più di te e con l’età ho imparato tantissime cose, di quelle che hai scritto. Non è sempre facile, quello che non hai già di carattere, devi lavorarci sopra ma piano piano, se vuoi, ci arrivi. Io sono una buona ascoltatrice, parlo poco, l’essenziale direi. Però mi piace ascoltare e studiare la persona che ho di fronte. mi piace “ascoltare” non solo la sua voce ma anche i suoi gesti, i movimenti, i tic … credo che il nostro corpo parla molto anche senza parlare.
I grissini? Ottimi. non ci ho mai pensato a unire del caffè all’impasto però mi intrippa molto. Come al solito, hai scritto un bellissimo articolo, piene di foto stupende. Dai una carezza e un bacio a quel bellissimo peloso. Adoro i gatti, ci ho perfino scritto un libro! Un abbraccio
Francesca P.
8 Marzo 2016 at 19:34
Ciao Terry! Come prima cosa voglio ringraziarti perchè da quando sei approdata qui per la prima volta mi vieni a trovare con costanza ed è una cosa che apprezzo tanto, perchè il dialogo e la conoscenza proseguono post dopo post proprio come piace a me!
L’ascolto è fondamentale, lo penso da sempre ma crescendo, hai ragione, è ancora più evidente quanto sia necessario sia per dedicarsi agli altri e non essere concentrati solo su se stessi, sia per capire meglio chi abbiamo di fronte! Perchè a volte alcuni abbagli ed errori si possono evitare, se si “captano” segnali e si legge oltre…
Grazie mille, il caffè mi sono divertita non solo a impastarlo ma anche a fotografarlo! E Ulisse, beh, è un grande osservatore anche lui! 😉
ps: un libro sui gatti? Che bello, magari mi racconterai di più!
ipasticciditerry
9 Marzo 2016 at 15:43
Se un blog (e quindi la persona che ci sta dietro) mi piacciono, appena il tempo me lo permette, lo seguo molto volentieri. Deve esserci una sorta di alchimia, che scatta leggendo le cose che uno scrive … e con te è scattata. Volentieri, sul mio blog trovi un intera pagina dedicata ai libri. Non te ne sei mai accorta eh!? Un bacione
Francesca P.
10 Marzo 2016 at 0:42
Come vedi sono andata subito a cercare e sono felice di aver fatto la conoscenza di Arturo! 😉
Laura e Sara Pancetta Bistrot
8 Marzo 2016 at 17:38
Questi binari da mettere in fila ci piacciono talmente tanto che dubitiamo di riuscire a creare un percorso, finirebbero tutti sgranocchiati prima e la strada forse assomiglierebbe più alla nostra E45 piena di buche^^
L’unione inaspettata di caffè e pepe nero sarà sicuramente come quelle coppie che non ti aspetti, ma che fanno l’invidia di tutti…carattere frizzante lei e dolcezza avvolgente lui, e quella ciotolina in cui tuffarsi insieme prendendo l’uno il lato migliore dell’altro!
Adoriamo il tono caffè-seppia di queste foto dall’animo vintage -chic 🙂
Francesca P.
9 Marzo 2016 at 0:56
In effetti il rischio è quello… più che deragliare, i binari possono finire sotto ai nostri denti! 😀 Per un attimo, anche se sono cicciottelli, li ho associati al gioco dello shangai e voi amiche vintage sicuramente lo ricorderete!
Mi piace l’idea di vedere pepe e caffè come una coppia ben assortita, di certo nella loro casa non ci si annoia… ci si tiene svegli e stimolati, ehehe!
Grazie Pancette, vi lancio un po’ di chicchi come petali!
Mimma e Marta
8 Marzo 2016 at 23:51
Passo di qua per un saluto veloce! Marta mi ha detto che sarebbe passata da te, ma anche stasera è cascata sul letto dopo un’intensa giornata di studio. Questi sono giorni pesanti per lei ed altri ne dovranno venire. Io intanto ti lascio un fiore giallo sul tavolo, proprio lì accanto ai grissini 🙂
Francesca P.
9 Marzo 2016 at 0:59
Che tenerezza l’immagine di Marta stanca che dorme come un ghiro… 🙂 Lei sa che la penso, che l’aspetto solo quando può e che tifo per lei e per questo periodo intenso che la porterà presto verso una nuova strada!
Vi mando un abbraccio e grazie per l’omaggio floreale! E se vuoi lasciarmi anche una cimetta di cavolfiore viola è ben accetta! 😀
Claudia
9 Marzo 2016 at 8:50
Che abbinamento insolito, il caffè nell’impasto dei grissini…non mi sarebbe mai venuto in mente! Potremmo aggiungere “chi vuole cucinare deve prima imparare ad assaggiare”, e questo è un assaggio che farei proprio volentieri, ma solo per stimolare la mia creatività eh, sia chiaro, non c’è nessun secondo fine 😉
Francesca P.
10 Marzo 2016 at 0:44
Quando ho visto questa ricetta sono rimasta colpita quanto te e dopo neanche un’ora l’impasto a piccoli puntini era già steso! Sai che amo le scintille che mi fanno prendere la farina o decidere di salire su un treno… 😉 Proprio in nome di quella voglia di assaggiare ciò che mi ispira…
lory b
9 Marzo 2016 at 11:13
Mi perdo tra le tue parole così profonde e vere ed ammiro i tuoi grissini dal gusto così insolito e piacevole.
Prendo la ricetta e ti lascio un abbraccio e tanti tanti complimenti anche per i magnifici scatti!!
Francesca P.
10 Marzo 2016 at 0:49
Grazie mille! Mi piace spargere parole come semi di sesamo, rendono più buoni i grissini e i pensieri… 🙂
Claudia
9 Marzo 2016 at 21:59
Tutte le volte che torno qui le tue parole mi toccano molto in profondità.. “Chi vuol tenere prima deve imparare cosa lasciare” o “chi vuole vincere impari prima a perdere” quanta verità in questi versi :’)
Bellissime come sempre le foto e la ricetta! La presina risalta un sacco, sta proprio bene 🙂
A presto :*
Francesca P.
10 Marzo 2016 at 0:51
Claudia, da quanto tempo! Felice che il profumo di grissini ti abbia riportato qui! 🙂
Sì, quella canzone dice tante cose reali… e se non lo conosci ti consiglio di ascoltare tutto l’album del trio Gazzè-Fabi-Silvestri, è pieno di frasi da segnare!
ps: la presina viene da un mercatino!
MARI
10 Marzo 2016 at 17:20
Insolito, intenso, curioso… il grissino!
tante verità, intense, oggettive… le parole!
mi incanto ogni volta che passo di qui: parole, immagini e sapori!
sei incantevole! <3
Francesca P.
11 Marzo 2016 at 0:06
Non avevo mai fatto i grissini homemade ma l’idea mi stuzzicava da tempo… e ora che ho scoperto la facilità e la bontà, li metterò spesso nel cestino del pane! 🙂
Grazie mille… incantevole è chi mi trasmette tutto questo sostegno! :*
fausta lavagna
10 Marzo 2016 at 18:09
fotografie meravigliose che mi fanno sempre rimanere a bocca aperta. Con te il cibo, anche quello più “povero” e rustico, diventa subito poesia. Se la canzone ti ha ispirato, lo “svolgimento” è tutto tuo: c’è la tua mano, la tua impronta, il tuo tocco soffice, il tuo sapere, la tua anima. Bellissimi i grissini, ma ancor più, se me lo permetti, la conclusione che mi fa pensare ad un cammino metaforico, mano nella mano, in compagnia di chi si ama. Un abbraccio carissima
Francesca P.
11 Marzo 2016 at 0:16
Fausta… e io come dovrei replicare a parole così intense?! Forse semplicemente posso dire che c’è chi, come te, sa veder(mi) in ogni cosa che appare qui: testo, foto, metafore… quindi grazie, un Grazie vero.
Stringere la mano (giusta) durante quel cammino dona forza e sicurezza, sono sensazioni che conosco e che spero di ritrovare presto… mentre il viaggio prosegue e ho scorta di grissini in tasca…
Valentina
10 Marzo 2016 at 18:58
Ogni volta che ti leggo mi ritrovo sempre un po’. Ed è molto bello, quindi grazie!!! <3 I grissini mi incuriosiscono parecchio con il caffè, devono essere proprio buoni.. sono da provare! Ne prendo uno e ti abbraccio forte forte, buona serata Francy 🙂 :*
Francesca P.
11 Marzo 2016 at 0:21
Vale, è bello anche per me sapere questo… 🙂 Perchè è come se quei binari li costruissimo un po’ insieme… e se vuoi aggiungere pezzi di cioccolato, possiamo anche osare, unendoli al caffè! 🙂
Monica
11 Marzo 2016 at 11:37
Questo tuo spazio è per me un momento inebriante.
Mi piacere percorrere il filo dei tuoi pensieri, vagare tra realtà e possibilità, tra sentimenti e ragione.
E mi piacciono i fili che tendi e lasci, che aggrovigli e che intessi, per poi sbrogliare una matassa che sembra impossibile.
E mi piacciono questi grissini, io adoro i grissini!
Il caffè è bandito dalla mia cucina, purtroppo devo aggrapparmi a tristi sostituti ed ogni volta che lo preparo per mio marito chiudo gli occhi inebriandomi di quel profumo meraviglioso che fa tanto soffrire il mio cuore ed il mio stomaco, e l’abbinarlo al pepe per una coccola croccante è semplicemente stupendo. Ne rubo qualcuno, tanto virtuale non può farmi male <3
Francesca P.
12 Marzo 2016 at 19:13
“Inebriante” è un aggettivo che amo, perchè mi fa pensare al profumo dei dolci o del pane appena sfornato… e quindi associarlo al blog è un bellissimo complimento, Monica! 🙂
Mi piace giocare con i fili esattamente come i gatti fanno coi gomitoli, con le parole possiamo realizzare tante sciarpe e maglioni per scaldarci… funzionano come le zuppe, ehehe!
Sai che puoi provare a usare il caffè d’orzo? Ci avevo pensato anche io, magari sperimento e ti dico se ci sono differenze!
Grazie per l’affetto, l’abbraccio che ti mando non è affatto virtuale! 🙂
Paola
12 Marzo 2016 at 7:09
Il prima di ogni cosa, quello che ci permette di imparare, di creare e costruire noi stesse, le nostre passioni e quello che saremo in grado di affrontare. Prima di tenere, imparare a lasciare andare e a lasciarsi andare, a prendere il bello e cancellare quello che fa male. Prima di ridere, imparare a piangere, ad assaporare quelle lacrime, che sanno essere rivoluzionarie se sanno arrivare al momento giusto, che sono gocce che scavano nell’anima portando alla luce quello che è sepolto da mille paure. Imparare a perdere, per non dimenticare che la vita a volte costringe a cambiare strada, a trovare nuovi binari, che a volte portano alla nostra stazione senza intoppi, altre volte ci porta per vie diverse, scoprendo che in fondo non è poi così male dover rivedere tutto. Imparare che prima di amare bisogna rinunciare a quello che non si può tenere, a chi non sa o non vuol restare. Imparare ad essere libere ed incoscienti, per qualche volta, per creare nel cuore della notte i nostri binari, con abbinamenti che non avremmo mai pensato e che arrivino dritti a un mare bianco e morbido
Francesca P.
12 Marzo 2016 at 19:21
Questo commento mi suona come una pagina che potresti aver scritto in uno dei tuoi tanti quaderni, come se ti fossi messa lì ad esternare pensieri che sono usciti spontaneamente, uno dietro l’altro… come se mi avessi regalato riflessioni a cui tieni, che sono al centro dei nostri discorsi e si sedimentano nella mente, in qualche angolino… prima di farsi inchiostro e di vedere la luce! E quel “non è poi così male dover rivedere tutto” va sottolineato bene, così da spiccare sul foglio e sulla lavagna dei buoni propositi… e dei sogni!
Il primo mare che abbiamo conosciuto insieme era blu blu, adesso ci tocca dunque un bel tuffo nella ricotta… 🙂
Alice
5 Aprile 2016 at 22:03
Rinunciare per avere, per regalare una parte di sè. Questo soprattutto, oggi, mi ha fatto pensare.
E di questi grissini solidi e potenti mi sono innamorata, pur non sapendo immaginarne il sapore…
Francesca P.
6 Aprile 2016 at 19:49
Alice, hai scelto una frase “calda”… 😉 Il donarsi sta diventando un’azione così rara e quindi, quando avviene, è doppiamente preziosa…
Il sapore è gradevole, il caffè si sente appena ma è tutto ben miscelato!
Grissini al caffè e pepe nero (lievitazione naturale)
18 Aprile 2016 at 9:00
[…] dei grissini un po’ particolari, aromatizzati al caffè e pepe nero. Ringrazio Francesca per questa ricetta, è davvero particolare. Adoro la sua casetta vistuale, così poetica, accogliente, piena di luce. […]