I primi assaggi e scampoli del 2019 voglio pensarli così: come una colazione. Come il pasto che introduce, che apre la giornata, che segna tutto il suo svolgimento. Quando sul corpo si sente ancora il tepore del sonno, quando si dà il primo sguardo sul mondo che ci aspetta.
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Somigliano a un mondo da accarezzare, da prendere e da cingere con le mani, con quella bella e levigata sensazione di completezza e rotondità: penso (a) questo, mentre guardo le zucche che colorano i giorni di novembre e dal novembre assorbono l’arancione, trat-tenendo il suo calore.
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Alcuni sogni si pensano così forte che sembra quasi di toccarli, di vederli, di viverli. Sono lì, così reali, così vicini… così veri. Così giusti. Ed eccomi con un vestito a fiori e i capelli raccolti, mentre segno su una lavagna sul muro i piatti del giorno. Subito dopo giro il cartello su “OPEN” mentre…
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Mi piace questo settembre romano che abbraccia l’estate e non vuole farla andare via. La tiene stretta, quasi a cullarla, perché sa che presto inizierà a sentirne la mancanza. E allora la guarda e se la dipinge dentro gli occhi, per non dimenticarla. Mi piace il settembre quieto, un po’ pigro, che fa suonare la…
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Ad occhi chiusi, senza sbagliare. E’ così che (ri)conosco alcune cose, che fanno ormai parte della mia quotidianità, talmente radicate che sono diventate una certezza. Una familiare certezza che cresce con me. La “citofonata” di mia madre, due colpi brevi e ravvicinati, quasi una parola d’ordine, un codice. Il profumo di lavanda nei cassetti, trattenuto…