È stato uno di quei giorni di marzo quando il sole splende caldo e il vento soffia freddo: quando è estate nella luce e inverno nell’ombra. (Charles Dickens)
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Ai gatti riesce senza fatica ciò che resta negato all’uomo: attraversare la vita senza fare rumore. (Ernest Hemingway)
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Sapeva di nettare e sale. Nettare, sale e mele. Polline, stelle e cardini. Sapeva di racconto di fate. Ragazze-cigno a mezzanotte. Panna sulla punta della lingua di una volpe. Sapeva di speranza. (da “La chimera di Praga” di Laini Taylor)
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Indovinami, indovino, tu che leggi nel destino: l’anno nuovo come sarà? Bello, brutto o metà e metà?
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Non è un post come un altro, questo. È l’ultimo del 2015. È quello che saluta un arco di tempo come una mano che si agita in stazione, mentre un treno sta andando via. E’ quello che si allontana come una persona che svolta l’angolo della strada e non la vedi già più. E’ quello…
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Tra le storie d’amore che vivo quotidianamente nella mia cucina, quella con il forno è tra le più forti e romantiche. C’è un dare-avere silenzioso, ma intenso. C’è uno scambio reciproco, importante: io gli affido la speranza di qualcosa in divenire, lui me la restituisce profumata, dorata e… pronta. Pronta da mangiare. Quindi da assaporare.
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Tira vento sulla collina di Hollywood, ma il cielo è limpido, solo qualche nuvola rompe l’azzurro. C’è silenzio, ma è un silenzio pieno di voci, di storie, di emozioni. E’ un set naturale dentro un set cinematografico, il più famoso al mondo, che tanti sogni ha cullato e fabbricato, diventando leggenda.
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Io e l’autunno quest’anno ci capiamo come mai era successo prima. Ci scambiamo sorrisi d’intesa e sconfiniamo l’uno nell’altra, prendendo(ci) in prestito qualcosa.
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Il futuro che vorrei è liscio come una pesca noce e giallo intenso come la curcuma, lucido come una mela al sole e candido come la farina di riso, dissetante come un sorbetto ma caldo come una zuppa appena servita, imprevedibile come un soufflè ma rassicurante come una crostata, cremoso come il guacamole ma solido…