“F” come febbraio, come il mio nome, come quella cosa che si chiama felicità che tutti (in)seguiamo e che sembra nascosta, ma solo perchè a volte la cerchiamo nei posti sbagliati.
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I primi assaggi e scampoli del 2019 voglio pensarli così: come una colazione. Come il pasto che introduce, che apre la giornata, che segna tutto il suo svolgimento. Quando sul corpo si sente ancora il tepore del sonno, quando si dà il primo sguardo sul mondo che ci aspetta.
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Ci sono anni che salutiamo volentieri, di cui aspettiamo la fine, che hanno (in)segnato ma che è bene lasciare andare. Ci sono anni complicati più di altri, più tosti di altri, più densi di altri, più impegnativi di altri. Più importanti di altri.
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Se l’anno è una tazza di tè, il mese di dicembre è quello dei sorsi più lenti. Molti lo vivono freneticamente, tendono ad accelerare tutto e corrono verso il Natale senza godersi lui, proprio lui: il sorso finale che lascia l’aroma in bocca. Che lo ferma, che lo trattiene per un po’.
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Certezza e carezza fanno rima. Non per caso. La prima ha un tronco robusto che regge tutto l’albero, la seconda ha una piuma sulla schiena che solletica. Eppure si toccano, si incrociano. Si trovano.
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Settembre sta scivolando via come le maree che ho visto questo agosto in Normandia, quando si ritraggono piano e lasciano scoperta la sabbia. Millimetro dopo millimetro, l’acqua indietreggia e svela, rivela. Orme, legnetti, conchiglie, solchi, residui di qualcosa che vuole (re)stare lì e lasciare una traccia.
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Ebbene sì, ci siamo. Ci sono. L’estate, quella pulsante, in cui ci si immerge con emozione come nel primo bagno al mare di stagione, è arrivata. Mi sta invitando e tentando. A raggiungerla. Ad avvicinarmi. Ad attraversarla. A stringere ogni maglia.
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I 5 sensi, come le 5 punte di una stella. I 5 sensi, come le 5 dita di una mano, che si muovono e fendono l’aria. I 5 sensi, come 5 fari che guidano, ognuno per rotte diverse. I 5 sensi, come 5 gusti da assaggiare, a piacere.
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Sono belle le donne che sorridono, che aprono le labbra come ante di una finestra su un mondo che si guarda come fosse la prima volta. Sono belle quando liberano quel sorriso, nell’attimo in cui sboccia e il volto s’illumina, cambiando espressione.