La cosa bella delle nuove cose che si imparano è che nessuno può portartele via. (B. B. King) Come un tesoro dentro una scatola di latta, come un cestino di more appena raccolte, come una provvista di biscotti, come un salvadanaio pieno di monete: le nuove cose che si imparano si tengono vicine e…
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Sono fatte così, le emozioni: non bussano prima di entrare e non dicono quando arrivano, come un ospite inatteso che fa fare un sobbalzo. A volte sono dispettose come i gatti: le chiami a voce alta ma non si fanno trovare, nascoste chissà dove, per poi (ri)apparire all’improvviso.
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Io e l’autunno quest’anno ci capiamo come mai era successo prima. Ci scambiamo sorrisi d’intesa e sconfiniamo l’uno nell’altra, prendendo(ci) in prestito qualcosa.
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Il futuro che vorrei è liscio come una pesca noce e giallo intenso come la curcuma, lucido come una mela al sole e candido come la farina di riso, dissetante come un sorbetto ma caldo come una zuppa appena servita, imprevedibile come un soufflè ma rassicurante come una crostata, cremoso come il guacamole ma solido…
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Mi piace sfregare le piante aromatiche e poi annusarmi le dita, collezionare tazze, taglieri e vassoi, affettare le zucchine a rondelle, mettere un cucchiaino di miele nel tè e nelle tisane, mangiare subito la schiuma del cappuccino, sbirciare le torte dentro al forno per vedere come si gonfiano col passare dei minuti, rompere il rosso…
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Fidati delle cose chiare e non delle cose ovvie, di quelle luminose e non di quelle illuminate, di chi capisce poco e non ha visto tutto. Scoprire è meglio che capire e capire è meglio che spiegare. Fidati di chi non si vergogna di cantare come gli viene e non delle canzoni, di chi ha messo la…
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Se non siete capaci di qualche stregoneria, è inutile che vi occupiate di cucina. (Sidonie Gabrielle Colette)
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Se le distanze fossero una fetta di ciambellone, le inzupperei in una tazza di tè caldo per ammorbidirle e quasi farle sbriciolare. Se fossero una carota, le grattugerei per renderle impalpabili e setose. Se fossero un pezzetto di zenzero fresco, le pelerei per levigarle e arrotondarle.
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Mi piace l’incedere di questo autunno: sa essere delicato. Bussa piano, con un “toc toc” lieve. Parla con un tono di voce pacato, come fosse seduto comodo e rilassato su un divano. Cammina senza accelerare il passo, non si preoccupa di arrivare in ritardo e sorride delle finestre ancora aperte.
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Ho fatto delle foto. Ho fotografato invece di parlare. Ho fotografato per non dimenticare. Per non smettere di guardare. (Daniel Pennac) Ci sono stati anni in cui aspettavo ansiosa l’arrivo del weekend per impugnare la Canon con il tele 70-200 da cecchina e tuffarmi nella città tra le strade del centro, i vicoli,…