APPARTENIAMOCI FINO A ESSERE LO STESSO IMPASTO
Quando cammino li osservo bene, perchè so che hanno qualcosa da dirmi o mostarmi: parlo dei muri della mia città, quelli solidi che reggono le case, con tutto il peso di storie e di voci, così come quelli delle strade, che vedono scorrere vite senza sosta, rilassandosi solo un po’ di notte.
Mi colpiscono i muri che hanno perso una parte d’intonaco, come cuori danneggiati che però restano al loro posto, solidi e forti nonostante i colpi del tempo o l’incuria. Quelli che non nascondono i loro segni e dell’età non si preoccupano, perchè tutto quello che hanno assorbito è diventato un valore (aggiunto).
Quelli che sono un punto di riferimento per biciclette stanche o insicure, che si appoggiano con fiducia sapendo di essere accolte e sostenute. Quelli che ispirano protezione alle piante, che li scelgono per arrampicarsi ed elevarsi il più possibile, allontanandosi dal mondo che ha sempre meno spazio per chi vuole discrezione e riservatezza. Quelli che ospitano cassette della posta e sanno cosa vuol dire gioire finalmente per qualcosa che arriva, che si aspettava e si desiderava, capace di riaccendere una speranza (as)sopita.
I miei preferiti sono loro: i muri parlanti, quelli che non deturpano nè sfregiano. Usati da poeti metropolitani come un foglio che si ha l’urgenza di riempire, come una voce da non mettere a tacere. Un giorno, nel lungo muro di uno dei parchi più belli della capitale, sono apparsi questi frammenti di un discorso amoroso declinato in più capitoli…
Apparteniamoci fino a essere la stessa persona… chissà se è questo, il segreto.
Per i muffin che vi propongo, probabilmente sì. Le carote viola, fiere di essere diverse dalle sorelle arancioni distinguendosi con personalità, proprio come il writer appassionato non hanno voluto aver pazienza e sono corse ad amare il lime, attratte dalla sua freschezza, dal suo verde e dalla capacità di farle ridere, fondamentale per ogni buona unione.
E così si sono appartenuti fino a essere lo stesso impasto… più soffice che mai.
MUFFIN CON CAROTE VIOLA E LIME
(la ricetta di base, con qualche modifica, è tratta dalle Camille di Assunta)
250 g di carote viola
2 uova
100 g di farina 00
100 g di farina integrale
100 g di farina di mandorle
100 g di latte
80 g di olio di semi
200 g di zucchero di canna bianco
Una bustina di lievito per dolci
Un pizzico di sale
Un lime
Preriscaldate il forno a 180°.
Pelate le carote. Grattugiatele e poi frullatele insieme all’olio e al latte, fino a ridurle in crema.
Montate le uova con lo zucchero, unite la farina di mandorle, la scorza del lime e il pizzico di sale. Mescolate bene.
Incorporate le carote frullate e aggiungete le farine, precedentemente setacciate con il lievito. Versate il composto negli stampini e infornate per circa 20 minuti.
*Su alcuni muffin ho versato dello zucchero sciolto nel succo del lime, come a formare un leggero sciroppo
67 Comments
Mary Vischetti
3 Aprile 2016 at 20:20
Oh Francesca, quanta poesia in un muro! Non avevo mai riflettuto su quante cose raccontassero i muri, quante voci, quanti sussurri, quante vite abbiano assorbito…Bellissimo il tuo post e sebbene io non sia appassionata di scritte sui muri, colgo la passione e la sofferenza di quelle parole d’amore. Appartenersi fino a diventare la stessa cosa…forse è questa l’essenza dell’amore. Stupendi i tuoi muffins tesoro e le tue riflessioni. Baci, Mary
Francesca P.
3 Aprile 2016 at 20:43
Io non amo le scritte che deturpano e sfregiano, ma quelle che fanno “vivere” un muro anonimo come questo, lungo una strada trafficata, sì! E dato che amo trovare storie dentro le storie, mi sono immaginata chi potesse aver lasciato queste parole, quello che c’è dietro al gesto, la reazione di lei, quello che può esser successo dopo… ovviamente con un epilogo a lieto fine, che magari apparirà tra un tot di tempo nella parte più avanti del muro! 😉
Grazie, Mary!
Virginia
3 Aprile 2016 at 21:16
Mi soffermo sempre a leggere le scritte sui muri, per un inspiegabile motivo che mi porta a leggere le parole che vedo quando sono in giro, dalle insegne dei negozi ai nomi delle vie… Certo, non è la forma di espressione che preferisco se penso a chi un giorno quelle scritte dovrà toglierle, ma tante volte si leggono frasi che solo alcuni poeti 🙂 mi ha colpito molto la prima frase e la trovo applicabile a tanti ambiti della vita… quante volte si rimanda e si aspetta, quando semplicemente si potrebbe fare qualcosa per mettere i pratica i desideri? Io spesso ho rimandato e rimando, ma ho deciso che il cuore deve avere la meglio in molte circostanze…
sai che non ho ancora trovato le carote viola? Le sogno da tempo proprio per quel colore acceso e quasi surreale 🙂 l’abbinamento con il lime mi incuriosisce molto e anche a livello cromatico sono due colori apparentemente scorrelati ma che insieme formano una nuova armonia 🙂
Francesca P.
3 Aprile 2016 at 23:35
Anche io leggo tutto, sai? Sarà la naturale attrazione per le parole, il notare ovunque appaiono… e quelle affidate ai muri o alla strada spesso mi stupiscono, un po’ perchè ho sempre trovato romantiche le dichiarazioni d’amore lasciate magari sotto al portone, un po’ perchè vedo creatività in alcuni murales che tanto hanno da esprimere… vedrai che i muri romani sapranno parlare anche a te e so che ti farò felice nel dirti che le carote viole le ho prese in un supermercato molto fornito non lontano da San Pietro, quindi potrai averle! 😉
Il lime nei dolci dona un profumo buonissimo, a volte lo preferisco persino al limone! E le coppie su cui inizialmente si scommette meno sono quelle per cui tifo, è proprio l’effetto sorpresa il loro punto di forza! 🙂
larobi
3 Aprile 2016 at 22:40
Anche a me affascinano le scritte sui muri…perlomeno quelle carine…Una che era piaciuta un sacco a me e a mia figlia, anni e anni fa era : io re magio, tu stella cometa.
L’avevamo giudicata un po’ “truzza” ( ah ah ah) però ci aveva “segnate” :-)… muffins deliziosi e molto, molto chic 😉
Francesca P.
3 Aprile 2016 at 23:39
Alcune scritte sono un linguaggio assolutamente alternativo, c’è tutto un mondo dietro! Se fossi sindaco, farei costruire un intero quartiere di muri liberi, da usare per scrivere tutto quello che si vuole… magari persino ricette, ahaha!
Grazie Roby, un bacio verdino come il lime!
Anna
3 Aprile 2016 at 23:57
Buffo, leggo “muri” e penso che, in fondo, è come se tu stessi parlando di noi, anime erranti. Descrizioni che ci calzano a pennello; alcune, poi, sembrano abiti cuciti su misura… Come quei cuori danneggiati ma solidi e forti, nonostante i graffi(ti) del
tempo… Belli sebbene imperfetti.
I miei preferiti sono i muri che
ospitano cassette della posta,
perché custodi di scambi
epistolari che si nutrono d’attesa e scoperta, depositari di legami
cercati e voluti, difensori di
segreti scritti a mano…
E qui, nel tuo piccolo bistrot, avevo visto subito un muro un
poco scrostato, ove timida si
nasconde una cassetta della posta: è lì che aspetta, paziente, due righe da ciascuno… e le
accoglie, le fa sentire a Casa…
Mi piace pensare che, cosi, almeno un poco ci apparteniamo…
Buona settimana, Francesca, dolce gatta dei fiori viola!!!
Anna
Francesca P.
4 Aprile 2016 at 0:48
Beh, come spesso capita ogni cosa è intrecciata alla nostra vita e i parallelismi sono solo un gioco stimolante da fare… 🙂 Questa riflessione sui muri è nata vedendo le foto che faccio alle biciclette che di solito pubblico su Instagram, a cui si sono aggiunte le tracce di questo “innamorato di strada” che mi ha subito conquistato, forse perchè non ha paura di mostrare i suoi sentimenti…
Hai visto bene, qui nel bistrot c’è una cassetta di quelle vintage, di legno, con lo sportellino… anzi, ce ne sono due, una per le missive prioritarie che si attendono con più impazienza, l’altra per quelle “meditative” in cui si possono depositare parole con calma… di che colore sono? Ovviamente una viola e una verdeacqua, ehehe!
Margherita
4 Aprile 2016 at 1:08
Ne avresti di muri da fotografare qui a Montreal… non tanto per le scritte ma per i disegni. Ogni anno la città promuove una specie di festival dei murales, c’é ci si candida per dipingere e chi invece per essere dipinto… Parole ce ne sono poche ma ci sono illustrazioni cosi belle e colorate che, credimi, l’alfabeto può aspettare. Proprio oggi al supermercato le carote viola mi hanno colpito, non so perché, visto il “tripudio” di frutta e verdura che caratterizza i supermercati oltreoceano e visto che non erano nella lista delle cose da comprare. Le ho guardate a lungo, ma la realtà di un passeggino usato come carrello, mi ha fatto rinunciare. Peccato mi sarebbero piaciuti questi muffin domattina a colazione!
Francesca P.
4 Aprile 2016 at 11:04
Oh sì, Marghe, come mi piacerebbe quel festival! Sono sempre stata attratta da certe cose, spesso vedo disegni bellissimi sui muri intorno alle stazioni, che corrono paralleli ai binari come ad augurare buon viaggio tra i colori…
Per parecchio tempo qui a Roma non sono riuscita a trovare le carote viola, così, come tutto ciò che non si riesce ad avere, il desiderio aumentava, aumentava… poi finalmente ho scoperto un posto in centro che vende anche prodotti “rari” e allora dopo i muffin le riprenderò assolutamente per farle diventare una bella vellutata, forse il modo con cui le useresti anche tu, se un po’ ti conosco… vero? 😉
Martina
4 Aprile 2016 at 8:07
I muri come tutte le cose di “confine” prendono vita e anima attraverso chi li nota, osserva e ascolta. Spesso dividono, ostacolano e delimitano ma, in molti casi, basta una diversa prospettiva per sentirli come un lembo d’unione tra noi e i sogni che stanno al di là di quello che non vediamo.
Se poi il muro lo hai dentro te stesso servirà solo una scala colorata o qualche crepa ( di quelle davvero ho una mania per quanto riguarda far foto!) e appiglio in più per saltarlo come fosse un piccolo ramo che ostacola il sentiero.
Ma lasciando perdere file di mattoni e sassi per un attimo, torno ai tuoi dolcetti e confesso che solo da poche settimane sono venuta in possesso della mia prima teglia per muffin … cose da non dire troppo ad alta voce in certi ambienti! 🙂
Insomma che ne dici se la battezzassi preparando i tuoi dolci risvegli ( carote viola o, molto più facilmente, arancioni che siano)?
ps: e tra tutti questi giorni confusi ancora non ho trovato modo di aggiungere la mia tazza calda su quel bellissimo tavolo il legno … ma, promesso, il tempo di prender qualche nuovo fiore da metter nel vaso e ti raggiungo! 🙂
Francesca P.
4 Aprile 2016 at 11:11
Mi piace molto la tua visione dei muri… tanti sogni dormono oltre, è vero, ma la barriera e la distanza non sono così incolmabili, anzi… basterebbe affacciarsi per controllare anche solo che sono lì, oppure prendere un po’ di coraggio in più e provare a scavalcare, con scarpe che non scivolano e tanta voglia di saltare…
Mentre ti aspetto al tavolo di legno, dò il benvenuto alla nuova teglia! Vedrai che la userai spesso, perchè alla forma dei muffin non si resiste e ci sono talmente tanti modi per farli che vorrai provarli tutti! Di certo le carote nell’impasto meritano uno dei primi assaggi e già immagino un vassoio che mi aspetta al risveglio, poggiato da te all’alba… 😉
ipasticciditerry
4 Aprile 2016 at 9:45
Devo dire che io non amo molto le scritte sui muri, trovo che non sia corretto da parte dello scritto, mi sembra maleducato ecco. Anche se a volte le scritte sono tenere e piene di affetto ma purtroppo, il più delle volte, sono volgari e non belle da vedere. Invece amo moltissimo questi muffin con le carote viola. Con quel colore particolare, che ti fa pensare a qualcosa di voluttuoso. Io ti voglio ringraziare perchè ogni volta che vedo il tuo gatto (come si chiama quello a pelo rosso?) un sorriso appare sul mio viso, a ricordo del mio Arturo. Non sai che piacere che provo. Lo saluto, sai? Quando vedo le foto con il tuo micio, gli dico: Ciao micio!! ♥ Ti abbraccio amica, belle foto, come sempre. Buona settimana.
Francesca P.
4 Aprile 2016 at 11:17
Per i muri vale lo stesso concetto delle persone, secondo me: bisogna trovare quelli speciali, che parlano bene e dicono le cose con garbo… le scritte che rovinano i palazzi non le amo neanche io, ma questo tipo di missiva sentimentale che diventa parte integrante della città, su muri isolati, mi piace! 🙂
Il gatto rosso si chiama Tarallino, il nome non è casuale: l’ho trovato in Salento, due estati fa, era stato abbandonato insieme alla sua sorellina, erano da svezzare, due batuffoli pelosi piccolissimi! Se vai nella categoria “fotografia” vedrai il reportage di quella vacanza e ti scioglierai! 😉 Ovviamente dopo averli curati e sfamati per 10 giorni non ho potuto lasciarli in campagna e li ho portati a Roma con me… la sorellina abita dalla mia vicina, Tarallino è stato “scelto” da Ulisse, il gattone bianco e grigio, che ora gli fa da fratello maggiore… ed entrambi, come noti, amano molto partecipare attivamente al blog! 🙂
SANDRA
4 Aprile 2016 at 9:46
la saggezza popolare… stupenda!
e le foto? altrettanto stupende
un abbraccio
Francesca P.
4 Aprile 2016 at 11:19
Ho un debole per tutto ciò che è un “grido sentimentale a cielo aperto”, credo si riconosca quando è sincero come in questo caso… la macchina fotografica non poteva non scattare! 😉
Grazie Sandra, è sempre bello quando mi vieni a trovare!
Rebecka
4 Aprile 2016 at 10:25
Il segreto rimane tale, perché le relazioni sono sempre in divenire. e forse il segreto è segreto ogni giorno, perché quando credi di aver appreso tutte le lezioni, c’è qualcosa di nuovo che ti travolge e stravolge. Ti ricordi cosa diceva Gibran delle unioni e dell’amore? “Amatevi l’un l’altro, ma non fatene una prigione d’amore:
Piuttosto vi sia un moto di mare tra le sponde delle vostre anime.
Riempitevi l’un l’altro le coppe, ma non bevete da un’unica coppa.
Datevi sostentamento reciproco, ma non mangiate dello stesso pane.
Cantate e danzate insieme e state allegri, ma ognuno di voi sia solo,
Come sole sono le corde del liuto, benché vibrino di musica uguale.
Donatevi il cuore, ma l’uno non sia di rifugio all’altro,
Poiché solo la mano della vita può contenere i vostri cuori.
E siate uniti, ma non troppo vicini;
Le colonne del tempio si ergono distanti,
E la quercia e il cipresso non crescono l’una all’ombra dell’altro.”
E quale che sia il segreto dell’amore eterno, quello delle città che custodiscono infiniti universi è un riempitivo meraviglioso. Colma occhi, mente, cuore e con uno dei tuoi muffin, colma anche il pancino.
E questo tuffo che mi fai fare in uno dei colori che più amo, non sai quanto mi piace.
Un abbraccio
Francesca P.
4 Aprile 2016 at 11:24
Gibran è uno degli autori che i miei occhi hanno consumato di più da ragazza, insieme a Hesse… quante frasi sottolineate, quanti sospiri e quanti insegnamenti! Grazie per aver riportato queste parole, parlano d’unione intelligente e sana, che non significa annullarsi nell’altro, ma anzi sono un invito a fondersi senza smarrire chi siamo… amarsi è l’azione più naturale e potente del mondo, ma anche la più “rischiosa” se fatta nel modo sbagliato… magari riuscire sempre a saper cosa e come fare per restare vicini, a volte alcuni segreti si (dis)perdono nel vento e nel tempo, ma la primavera torna ciclicamente, no? E allora viviamola con le braccia aperte, magari c’è da stringere più di quello che si pensa…
silvia
4 Aprile 2016 at 11:25
Io amo tanto i disegni sui muri, la street art mi affascina da sempre, quel colorare pezzi di città lasciati abbandonati senza che nessuno se ne curi, un giorno diventano colore e storia di vite…e anche le scritte, quelle dei poeti della notte che si aggirano di nascosto, e poi tu un giorno passi per quella strada e senti quelle parole tue! E lo so che a volte rovinano il decoro di una città, ma non sempre secondo me! C’è tanta voglia di lasciare tracce su muri che raccontino qualcosa di noi, quasi come voler fare uscire la voce che non riesce ad uscire! E chissà se questo writer innamorato ha davvero scoperto la formula giusta…appartenersi fino ad essere un tutt’uno! intanto è sì riuscito a far innamorare le carote viola con il lime, e queste unioni mi piacciono tanto!! buona settimana Franci! 🙂
Francesca P.
4 Aprile 2016 at 14:18
Non sempre, hai detto bene! Ci sono le eccezioni che regalano bellezza o stupore, che colorano un muro silenzioso facendogli compagnia e che danno una scintilla di vita in più… qui lo sento tutto il cuore che batte, in sintonia con la mano di chi ha scritto! Se fossi la destinataria di queste parole, mi sentirei davvero speciale, ecco! E ovviamente capitolerei davanti a un gesto simile! 🙂 Siamo troppo romantiche, Silvia?! Forse sì, ma d’altronde il sentimento riempie e scalda la vita, inutile far finta che possiamo farne a meno… e anche in cucina il concetto è passato, così alla nostra tavola siedono solo ingredienti sognatori e che ci credono come noi! 😀
Melania
4 Aprile 2016 at 11:40
C’è un cambio radicale nelle tue foto. Cosa che io apprezzo molto, amando le tonalità scure contrapposte a colori forti. Mi piacciono moltissimo!!!
Ecco, dove sono finite le tue carote viola 🙂
Le mie in una zuppa, che ahimè non ho fatto in tempo a fotografare. Ormai, in casa si oscilla fra pazzia e follia per chi mi sta vicino. Sempre a fotografare…ihihih
Sono certa che qui la macchina fotografica l’avresti sempre a portata di mano. Le mura sono intrise di scritte e giacciono li in attesa che qualcuno le accolga. Perfino al mare. Scogli pieni di messaggi, non sempre d’amore, ma che in qualche modo lasciano il segno. Forse, non è un caso che tu le abbia lette, trovate e portate con te. Forse, ti aspettavano…
Felice settimana:)
Francesca P.
4 Aprile 2016 at 14:23
Melania, tana per la carote viola! Avendole assaggiate già in una vellutata, volevo un connubio dolce e così sono diventate a forma di cupoletta ricoperta di zucchero! 🙂
Ti ringrazio anche qui per i complimenti alle foto, queste assi le ho da parecchio ma le uso poco, eppure mi piacciono i set scuri! Forse semplicemente devo trovare una chiave per renderli e sentirli più “miei”, ma amo le sfide e quindi ho intenzione di approfondire il legame con il nero, specialmente se ravvivato dai colori, immancabili!
Adoro gli scogli parlanti allo stesso modo dei muri, gli ultimi che ho visto sono stati quelli del lungomare di Napoli con Paola, a Capodanno… e sono finiti su Instagram! 🙂
Ketty
4 Aprile 2016 at 12:32
Eh si che spettacolo questa coppia insieme,colori contrastanti e vivaci che comunque sanno fondersi in un unico abbraccio,davvero perfetti i tuoi muffins.
L’ultima frase sul muro è una dichiarazione d’amore alla quale non si può resistere….spero che Romeo abbia trovato una Giulietta accondiscendente,pare sia innamorato 😉 !
Francesca P.
4 Aprile 2016 at 14:26
I contrasti che trovano punti in comune e sanno venirsi incontro mi piacciono… ci vedo una dolce “resa”, ognuno ha rinunciato al prevalere e si sono aperti alla fusione! Il cibo anche stavolta ci lancia messaggi positivi, tutti da accogliere! 🙂
Chissà cosa penserebbe Romeo nel vedere che anche io ho raccolto le sue parole… spero che Giulietta non sia gelosa, ahaha!
m4ry
4 Aprile 2016 at 12:40
Sto sorridendo…anche io sono attratta dai muri parlanti…per carità, a volte mi lascio anche andare a qualche parolaccia, perché alcuni muri vengono proprio storpiati, però, ecco….sono muri che urlano e parlano d’amore, di rabbia, di ferite aperte, di sogni, di speranze…mi intrigano, anche se a volte li maledico. Ma penso che la cosa non ti sorprenda. Mi piacciono molto questi scatti. Mi piace il colore deciso che emerge da quei fondi neri, e mi piace la ricetta…eh eh eh…mi piace tutto 🙂 Ciao Fra !
Francesca P.
4 Aprile 2016 at 14:30
Dove vogliamo scrivere la lista delle cose che abbiamo in comune, Mary? Un tovagliolo non basterebbe, vogliamo provare una lunga sfoglia? 😀 Oppure usiamo direttamente un muro, ehehe, serve spazio, se ne aggiungono sempre di nuove!
Io cancellerei tutte le parole offensive o che deturpano e farei scrivere solo anime gentili e innamorate, come questa… e sai che questo muro è a due passi da casa? Prendiamolo come un segno, dai… 😀
m4ry
4 Aprile 2016 at 15:10
ahahahha ! Ma noi siamo troppo uguali ! Ma come cavolo è ? 🙂
barbara @ pane&burro
4 Aprile 2016 at 12:46
uno dei tuoi muri parlanti di oggi mi è arrivato dritto dritto come uno schiaffo in faccia all’improvviso..
cose di cui parleremo (tra le altre) davanti a quel famoso caffè, presto presto (spero!)..
p.s. anche io adoro fotografare i muri, ma in genere preferisco quelli “muti” che raccontano le loro storie attraverso le crepe e l’intonaco scrostato.. a volte formano dei disegni che sembrano quasi dei decori, e sono così belli e ricchi di vita..
Francesca P.
4 Aprile 2016 at 14:34
Barbara, sono indecisa tra due scritte pensando a quale possa averti dato quell’effetto… anche io ho la “mia” e non mi stupirebbe se fosse la stessa, avremo modo di confrontarci presto presto presto (ne ho aggiunto un altro!) e magari notare insieme qualche muro, perchè ultimamente sono “in fissa” con quelli su cui crescono piante e fiori primaverili, in uno slancio di rinascita contagioso…
Anna
4 Aprile 2016 at 14:28
Chissà quale storia si nasconde dietro queste frasi, quale ragazzo innamorato (si, chissà perchè do per scontato sia un ragazzo e non una ragazza) dall’animo sensibile ha deciso di urlare al mondo quello che sentiva..e chissà, magari alla sua amata la sorprende ogni sera con un bel mazzo di ranuncoli viola!
Che belli i tuoi muffin e il set che hai magistralmente preparato per immortalarli! E Tarallino è diventato grande, un modello meraviglioso!
Francesca P.
4 Aprile 2016 at 15:31
Sì, quella secondo me è grafia maschile! 😉 E poi mi piace pensare che esistano ancora uomini capaci di innamorarsi e gridarlo pubblicamente senza vergogna nè paura, sapendo sorprendere in questo modo l’amata… mica possiamo essere sempre noi donne a far tutto, no? 😛
Tarallino è cresciuto, ma non a suon di muffin, giuro! Però forse anche solo respirare tutto il cibo lo fa irrobustire e arrotondare un po’, ehehe!
Grazie Anna, ricorda che quando puoi aspetto news in privato!
Damiana
4 Aprile 2016 at 14:33
Sei riuscita a vedere l’anima di un muro, ignoravo ne avesse una, invece raccoglie quasi tutte le azioni del tempo e della vita. Grazie, ora parlero’ anche ai muri, e forse visospirero’ davanti, come accade dinanzi a quella frase. Appartenersi per essere una sola cosa, fa sentire invincibil, che fortuna poterlo affermare. Ed e’ una fortuna assaggiare questi muffins e poterti leggere…
Francesca P.
4 Aprile 2016 at 15:37
Tutte le cose hanno un’anima, volendo… bisogna solo scorgerla, cercarla, a volte immaginarla, ma sono convinta che tutto possa avere o prendere vita, in fondo in fondo… da oggi in poi fai caso a quanti muri parlanti ci sono, ognuno ha qualcosa da dire, anche senza parole esplicite, con un linguaggio tutto suo… se sai ascoltarli, possono venir fuori bei dialoghi! 🙂
Grazie, Damiana, un abbraccio!
Manuela
4 Aprile 2016 at 15:42
Ci si innamora in fretta qui, c’è più anima in questi pezzi di cemento sbiadito che in tante teste che camminano per strada 🙂
Sapevo che sarebbero arrivate queste tortine, le aspettavo, un po’ come si attende un messaggio, scritto sul muro o sulla carta e questa veste dark mi piace tantissimo! (sarà che il bianco oggi è sufficientemente presente da me 😉 )
E poi l’hai notato anche tu, come sono più belli gli occhi di Tarallo con queste sfumature ch egli fanno da cornice?!
Francesca P.
5 Aprile 2016 at 0:34
Manu, concordo! Alcuni muri hanno non solo più testa, ma anche più cuore… 🙂
Rido se penso al nostro discorso di oggi sulle verdure che finiscono nei dolci, la “colpa” è anche di queste carote che mi hanno istigato a fare altri esperimenti, dato che l’impasto mi ha convinto molto! E anche coi set mi lancio in nuove avventure, contenta che abbia apprezzato! Ed è bello compensarci nei colori, così quando qui manca il bianco ci pensi tu a metterlo in tavola con il tuo marmo! 🙂
Lalla
4 Aprile 2016 at 17:13
Confesso di non aver mai pensato di fotografare le scritte sui muri e farne una specie di storia…le leggo sempre tutte, vero, a volte anche solo contestandole per lo scempio, a volte sorridendo per i contenuti. Mi piace però il percorso che ne hai disegnato 😉
Mi piacciono i tuoi muffins in primis per il lime 😉 e poi per quelle carote viola che non ho mai comprato.
Mi piacciono le tue foto anche se così diverse dallo stile che subito mi riporta a te…
buona settimana ! :*
Francesca P.
5 Aprile 2016 at 0:45
Queste scritte le vedo tutti i giorni perchè le ho vicinissime e mi hanno colpito perchè legate, lasciate progressivamente man mano che il muro avanza… fanno parte di un unico filo d’amore, ecco, per questo mi hanno attratto!
Se vuoi le carote viola, Laura, vai al supermercato dentro la Coin di via Cola di Rienzo, le ho prese lì! Tra romane ci si scambia queste informazioni! 😉
Grazie, felice ti piaccia anche la gatta più dark, ogni tanto esce allo scoperto, ehehe!
Ileana
4 Aprile 2016 at 19:43
A me piacciono i muri che raccontano in silenzio, forse perché sono quelli che conosco di più, quelli che osservo quando cammino in campagna e di cui noto i piccoli cambiamenti anno dopo anno…
Le parole però esercitano sempre tanto fascino su di me e tra questi muri parlanti uno lo sento molto “mio”…:)
Mi piacciono i cambiamenti, mi piace non abituarmi a qualcosa..e mi piacciono le persone che conoscono il giorno tanto quanto la notte, in fondo si appartengono anche loro, no? Bellissimi contrasti in queste foto…
Francesca P.
5 Aprile 2016 at 0:49
Immagino i muri di campagna quanti segreti autentici raccontino, immersi magari nell’erba alta, un tempo dimora di casali e ora abbandonati, spesso colorati, pieni di ricami del tempo… Io ho a disposizione quelli di città, da selezionare bene, ma quando ne incontro uno così la anima da paroliera romantica sospira… e scatta!
“Mi piacciono le persone che conoscono il giorno tanto quanto la notte”… con questa frase, Ile, hai detto tutto, non aggiungo altro, ti dò un muffin e anche un abbraccio!
zia Consu
4 Aprile 2016 at 21:45
Una splendida unione, insolita come insolite sono le foto scure di questa prima domenica di aprile…i cambiamenti proprio come esprimere i propri sentimenti ed urlarli al mondo, spesso servono per conoscersi meglio e mettersi a nudo di fronte a se stessi.
Buon inizio settimana <3
Francesca P.
5 Aprile 2016 at 0:52
Sì, Consu, i cambiamenti fanno crescere e spronano a scoprire lati inediti di noi… i set chiari resteranno sempre quelli che sento più miei, ma giocare con le ombre è una bella sfida, perchè c’è ancora più bisogno di tirar fuori tutto il colore e la sua energia! E a quello miro, lo sai, fuori e dentro di me… 🙂
saltandoinpadella
4 Aprile 2016 at 22:09
Purtroppo quasi sempre i muri invece che usati come pagine per poesie sono deturpati con scarabocchi, se non con cose peggiori, offensive e razziste.
Per fortuna c’è sempre l’eccezione alla regola. Davvero una poesia d’amore piena di passione. Certo l’amore vero è appartenenza, una simbiosi perfetta tra due persone diverse che insieme si completano alla perfezione. Un po’ come i tuoi muffin, il dolce delle carote si sposa con l’acidulo del lime. E che bel colore, adoro questo loro aspetto rustico
Francesca P.
5 Aprile 2016 at 0:57
Io cerco proprio le eccezioni, Elena, ovunque e in ogni ambito… anche in strada, mentre passeggio! 🙂 Quelle scritte mi hanno fatto pensare ad un amore giovane ma che ha già capito cosa conta per restare insieme…
I muffin alle carote sono un grande classico, ma colorarli di viola è insolito, ecco perchè ho voluto provare una nuova versione, da gatta curiosa come sono, in cerca sempre di sapori diversi che non conosco! 🙂
marifra79
5 Aprile 2016 at 19:14
Anche a me piace venire a trovarti! Sto per cambiare finalmente gestore telefonico, ormai è solo una questione di giorni, spero che le cose vadano meglio e di riuscire ad essere più presente, ecco l’ho detto 🙂 Ti abbraccio
Francesca P.
6 Aprile 2016 at 19:42
Marianna, adesso che mi parli di gestore telefonico ricordo le nostre mail e la connessione che anche allora era traballante… se apparirai più spesso nel tuo blog e anche qui, sono solo che contenta, sai quanto ti stimo! 🙂
Chiara
6 Aprile 2016 at 0:13
mi piacciono i muri scritti da poeti ma non quelli imbrattati da stitici mentali che rovinano i centri storici…I muffins invece mi piacciono sempre, dolci e salati, questi tuoi sono molto originali ! Un bacione
Francesca P.
6 Aprile 2016 at 19:44
Certo, Chiara, concordo! Solo i muri con un’anima (bella), grazia e poesia mi piacciono… d’altronde come vale per le persone! 😉
Con le carote i muffin vengono bene sia salati, sia dolci, ma devo dire che forse ho una prevalenza per la versione da colazione e da inzuppo… 🙂
Laura e Sara Pancettabistrot
6 Aprile 2016 at 10:47
I muri da sempre accompagnano silenziosi le nostre passeggiate, ci osservano complici custodendo mille segreti, mille storie…troviamo molto vera l’espressione “ah, se queste mura potessero parlare…”!
I nostri preferiti sono quelli scrostati, che lasciano intravedere l’anima a mattoncini rossi, un po’ come quelli che s’incontrano a Venezia.
Bellissimi i colori di questo post, la carota viola…quanto l’abbiamo cercata! Stupendi questi muffin e Tarallino è sempre il top 🙂
Francesca P.
6 Aprile 2016 at 19:46
Eh sì, i muri ascoltano così tante frasi e segreti… e poi vedono tutto, sempre attenti, presenti, forti… mi piace l’idea che abbiamo spalle così larghe da supportare tanti palazzi, ad esempio, perchè sanno essere affidabili, una dote così rara ormai…
Cosa mi avete ricordato, i muri di Venezia! Quanti ne ho fotografati… e che voglia di tornare anche a Burano e Murano, in mezzo a quelli colorati! Di sicuro mi appoggerei ad uno viola per una sosta, meglio ancora se abbinata, quindi con questi muffin in borsa! 🙂
ely mazzini
6 Aprile 2016 at 20:15
Deliziosi questi muffin cara Francesca 🙂
Lo sfondo scuro rende queste foto ancora più suggestive e fa risaltare tutto in maniera splendida!!!
Un abbraccio
Francesca P.
7 Aprile 2016 at 0:38
Mi piace usare tutte le tavole di legno che ho sotto il divano, ognuna ha una sua storia, esattamente come le ricette… 🙂 E quella nera si sentiva un po’ trascurata, quindi ho voluto renderla partecipe di quella storia d’amore tra viola e verde!
Grazie, Ely!
Cristina
7 Aprile 2016 at 0:33
Amo l’arte e l’architettura, specie quelle datate che parlano di tempi lontani. Mi piacciono i muri antichi perchè mi fanno volare con la fantasia. Li tocco e li accarezzo e loro mi raccontano storie. Ma detesto visceralmente le scritte sui muri, di qualunque genere siano e ovunque siano. Le sento violente e impositive. Violano bellezza ed armonia, ordine e pulizia. Anche se fatte su muri di periferie degradate. Rifuggo dalle emozioni e dai sentimenti urlati o esibiti agli occhi di chiunque si trovi a leggerle. C’è un pudore intrinseco anche nelle belle parole.
Francesca P.
7 Aprile 2016 at 0:47
Cristina, io non “condanno” tutte le scritte in generale e secondo me dipende anche da dove vengono lasciate… su alcuni palazzi e monumenti sono d’accordo con te, ma ad esempio questo muro che serve solo a delimitare il confine con la strada non è stato rovinato, a mio parere, anzi! E anche tutte le frasi ai miei occhi non sono uguali, ma ovviamente – e giustamente – ognuno è libero di pensarla come vuole e capisco anche il tuo punto di vista!
Marta e Mimma
7 Aprile 2016 at 22:55
carissima Francesca, amo molto anche io i muri. Non quelli che si innalzano per deturpare i paesaggi più belli o quelli che si erigono fra le persone, ma quelli che parlano e che trasmettono qualcosa. Ancor più di quelli che raccontano storie d’amore, io amo quelli che mi sussurrano storie di vita. Non potrò mai dimenticare, sui muri della Milano che tanto mi è cara, una frase che recitava così “il poeta sei tu che leggi”: ecco, io sì che in quell’unico istante nella mia vita mi son sentita poetessa e rincuorata per un motivo che effettivamente non conoscevo neanche io. O ancora, i murales indimenticabili sulle pareti dei palazzi di Bruxelles…
qui si parla di carote, mi prendi proprio per la gola, eh? Aspetta che porto quel mio famoso barattolo di tahini…
Francesca P.
8 Aprile 2016 at 19:36
Marta, ricordo bene quella scritta milanese! E sai che era apparsa anche a Roma, vicino a Castel Sant’Angelo? Ovviamente la fotografai, se cerco negli archivi della memoria e del pc la dovrei anche trovare! 🙂
Storie d’amore e di vita io le ascolterei sempre e ovunque e sono d’accordo con te sul selezionare bene i muri, a noi piacciono solo quelli gentili e romantici!
Le carote viola sono ansiose di conoscere anche la salsa al sesamo, ti aspettano insieme a me, fai presto! 🙂
Anonimo
8 Aprile 2016 at 8:11
Uhm…ci credi che non ho mai fatto caso ai muri del mio paesello? Forse cammino sempre a testa bassa, forse sono sempre immersa in mille pensieri vorticosi, non so…una cosa so, che i tuoi muffins li preparo nel week end, ho preso proprio due giorni fa un bel po’ di carotine viola, evvai!!
Bacione e buonissima giornata
Francesca P.
8 Aprile 2016 at 19:38
Sono sicura che i muri dei piccoli paesi abbiano tanto da raccontare, prova a tendere un orecchio e alzare gli occhi, vedrai quante parole, alcune sussurrate e altre dette a voce più forte… 😉
Buoni muffin, allora! Spero ti piaceranno ma credo proprio di sì, sono delicati e saporiti e uno tira l’altro!
interno storie
8 Aprile 2016 at 9:45
Post bellissimo, davvero.
Devo dire che i poeti metropolitani sono compresi quando scrivono qualcosa di sensato e non imbrattano muri (anche importanti) con simboli e parole volgari. Va be’, ma quelli non sono poeti…
Francesca P.
8 Aprile 2016 at 19:41
Certo, Marina, la penso come te! Ci sono scritte che mi infastidiscono molto, sia per dove vengono lasciate, sia per il contenuto… ma io mi soffermo su altre, su quelle in cui batte sotto un cuore e fanno compagnia a muri solitari! 🙂
MARI
8 Aprile 2016 at 10:08
Frasi intense e spontanee, certamente!
Ma i muri parlanti sono belli finché non sono quelli di casa tua o di un monumento storico che già trasuda di suo di poesia, storia e cultura. Dovrebbero creare spazi appositi, non lasciare libertà al caos, perchè a fianco alla frase romantica, c’è sempre l’ignorante o il contestatore che rovina tutto!!
Che delizia questi muffin! le carote viole non ho ancora avuto il piacere di conoscerle personalmente! hi,hi!! 🙂
Francesca P.
8 Aprile 2016 at 19:43
Vero, Mari, dovrebbero esserci strade da “pitturare” di colori e parole, ampi muri usati come lavagna o come fogli, per esprimere amore, arte, emozioni e perchè no, magari anche indignazione, ma quella costruttiva e non offensiva! Il “mio” poeta non ha rovinato nessuna casa, anzi, adesso quella via trafficata dove ha urlato il suo sentimento è diventata molto più romantica… 🙂
Spero conoscerai presto le carote viola, danno un tocco cromatico diverso a tante ricette e le tue vegan verrebbero benissimo!
Tatiana
8 Aprile 2016 at 12:41
Delle volte mi soffermo ad osservare alcune frasi sui muri della mia città e, al di là della deturpazione del bene comune (fortunatamente da noi è un evento molto raro), talora si leggono delle frasi bellissime, di una poesia e di un’intensità uniche. Da un lato li prenderei per i capelli e metterei loro in mano vernice e pennello per rimediare ai danni, ma dall’altro talora leggo e sorrido e mi chiedo se questa non sia la poesia di oggi, urlata al vento e stampata dinanzi al mondo; alla fine propendo per prendere il tutto con il dovuto distacco e cerco di vedere le cose sotto un punto di vista personale e distante dal comune senso civico perché ogni frase diventa un universo a se stante che vale la pena osservare e che magari ti porta a riflettere.
Invece sono tanto affascinata dai muri coperti di rampicanti, alla fine anch’essi dannosi per l’integrità della struttura, ma così poetici e retrò, così come le scalfitture apportate dal tempo, gli intonaci che talora si sgretolano sotto il peso degli anni, con lo stesso fascino che può donare una ruga di vita sul volto di una persona che in tal modo guadagna un pizzico di fascino in più. Ecco, per me il concetto è il medesimo.
E ora mi siedo un po’ con te per una merenda con un muffin… sono arrivata un po’ tardi ma ce n’è rimasto qualcuno, vero?
Un abbraccio!
Francesca P.
8 Aprile 2016 at 19:49
Io credo che vada sempre cercata l’eccezione, qualcosa che si distingue e che si “salvi”, emergendo dal Brutto o dallo Sbagliato… vale anche per le scritte, ci sono voci fuori dal coro, alcuni messaggi per me non rovinano il decoro, se lasciati con intelligenza… lo so che questo argomento divide, ma io personalmente sono sempre stata attratta dagli artisti e dai parolieri di strada, riconosco la differenza tra chi offende o deturpa e chi libera la sua creatività in modo innocuo… quando ho visto queste parole lungo tutto il muro ho pensato a questo, mi hanno fatto quasi emozionare, forse perchè da eterna romantica mi sono immedesimata nella destinataria delle frasi… 😛 E non devo dirti quanto io ami i muri retrò, che tra rughe e segni del tempo raccontano un altro tipo di storia, altrettanto affascinante…
Per te un muffin si rimedia sempre, anche a costo di mettermi da capo a grattugiare carote! 🙂
Francesca
9 Aprile 2016 at 11:56
Questa è la magia che ti caratterizza! Trovare poesia anche dove meno te l’aspetti, saper vedere oltre il semplice muro imbrattato. Lo ammetto, i muri scrostati, quelli in cui strati su strati di passato si accumulano e non hanno paura di mostrarsi mi piacciono molto (spesso mi fermo a fotografarli), ma in genere quelli con le scritte no, anche perchè il più delle volte contengono tanti e tali strafalcioni (quando non vere e proprie offese gratuite) da farmi ridere solo per non piangere (dici che è tutta colpa della mia professione? 😉 ).
E invece tu hai saputo trovarvi e seguire una storia, appropriartene e trasformarla nella tua, con queste carote dal colore meraviglioso e il lime. Mi piace, mi piacciono i colori, il contrasto, Tarallino sullo sfondo 😉
Dovrò provarla sicuramente questa ricetta, e magari anche il tuo punto di vista … cambiare fa bene 🙂
Buon weekend Franci!
Francesca P.
10 Aprile 2016 at 0:23
Queste scritte mi hanno colpito perchè fanno parte di un unico discorso, sono state lasciate in modo progressivo, come se davvero il writer avesse usato il muro come un foglio… ci ho visto poesia, sì, non sono parole banali, ho “sentito” di più! Ci getto un occhio quasi ogni giorno, tornando a casa, perchè sono tanto vicine a me… mi piace essere circondata dall’amore! 🙂
Concordo sul cambiamento che fa bene, insieme all’esplorare, al giocare con colori diversi e al far incontrare ingredienti in apparenza lontani, perchè spesso è proprio dai contrasti che nascono le storie migliori, quelle che si ascoltano seduti comodamente come Tarallino, senza fretta… 🙂
Claudia
12 Aprile 2016 at 11:28
Non ce l’ho fatta a passare la scorsa settimana, ma ora che sono riuscita a leggere non posso non lasciare un mio segno su questo tuo muro colorato. Un po’ perché con te mi prende sempre la nostalgia della mia Roma, con tutta la sua decadente poesia urbana, che i muri della città ben rappresentano. Un po’ perché il nero-viola di questo post mi attrae particolarmente, davvero affascinante, non smetterei mai di guardarle queste immagini. Un po’ perché, lo sai, vorrei capire tanto anche io se è quello il segreto…
Un abbraccio!
P.S: Bellissima ricetta…e splendide foto, davvero.
Francesca P.
12 Aprile 2016 at 15:42
Secondo me Villa Ada, con queste scritte sul muro di via Salaria, adesso è ancora più bella e “viva”! Mi strappa un sospiro tutte le volte che ci vado, adesso non solo per la gioia di fare quattro passi nel verde… e se è vero che niente capita per caso, magari è ora che quelle parole dovevano far nascere una riflessione su temi “caldi” di cui anche io e te potremmo parlare a lungo… e magari presto lo faremo, stese sul prato accanto a qualche erba che prontamente mi indicherai! 🙂
ps: grazie per i complimenti alle foto, ogni tanto l’anima dark ha voglia di uscire!