RI-TROVARSI
Ritrovarsi nella propria casa, negli oggetti scelti con cura e sistemati nel posto giusto, nelle pareti che tutto vedono e tutto assorbono, nella cucina che ci conosce bene quasi fosse una persona.
Ritrovarsi negli animali che vivono con noi, così simili a ciò che siamo e così in sintonia quando ci fissano coi loro occhi espressivi che colmano l’assenza di parole.
Ritrovarsi in luoghi che conoscono la nostra storia, perchè la nostra storia l’hanno segnata. E ci hanno visto ridere, camminare, cantare, distrarci. Crescere.
Ritrovarsi in vite simili e menti affini, in rapporti che completano e sanno donare senza ricevere soltanto. Sinceri e non ondivaghi, che cercano la sostanza, scavando a fondo a piene mani come fosse terra, per seminare fiducia e costanza.
Ritrovarsi in un blog, in ogni pagina che racchiude una porzione di vita, della mia vita. Sapere che sono lì, appesa a ganci per presine, virgole e aggettivi, tra racconti, ricordi, riflessi, frasi senza guinzaglio e altre trattenute per pudore.
Ritrovarsi nel senso di ri-trovarsi: trovarsi di nuovo, una seconda volta. Cercarsi e guardarsi. Vedersi.
E se questa sono io, qui arriva tutto: la mia ricerca personale e fotografica, i miei giochi dolci e salati, le mie sperimentazioni, i miei voli, le mie follie, la mia tenerezza, i miei vogliononostantetutto. E ogni fase che attraverso, che diventa un millefoglie emotivo, strato su strato.
Adesso sono in quella rustica-esistenzialista, che mi porta a rapire nel silenzio della notte un’asse di legno scrostata sotto la mia palazzina e a desiderare sempre di più l’autenticità di cuore, farine e intenti. Il mio professore di filosofia direbbe che sono anche epicurea, perchè provo piacere nel farlo, nello scattare quasi 50 foto ad un “semplice” spicchio d’aglio e nel sentirmi soddisfatta come avessi vinto una staffetta mentre arrotolo intorno alla forchetta dei pici scuri e carnosi, che hanno il sapore un po’ affumicato di falò estivi e braci lasciate libere… quando ritrovarsi significa sorridersi.
PICI DI GRANO ARSO ALL’AGLIONE
100 g di farina di grano arso
300 g di semola di grano duro
220-250 ml d’acqua (o un po’ di più, dipende dall’assorbimento)
5-6 pomodori maturi
3-4 spicchi d’aglio
Olio extra vergine di oliva
Sale
Peperoncino
Setacciate le due farine e unite una presa di sale. Impastate a mano o con la planetaria versando delicatamente l’acqua. Quando l’impasto sarà compatto e omogeneo, lasciatelo riposare per circa 10 minuti.
Stendetelo poi con un mattarello sulla spianatoia infarinata fino a raggiungere lo spessore di 1 cm. Tagliate delle strisce larghe 1 cm e arrotolatele per formare i pici (potete sfregare ogni striscia con le mani o rollarla sulla spianatoia). Adagiate i pici su un vassoio infarinato senza sovrapporli troppo e preparate il sugo.
Sbucciate gli spicchi d’aglio e tagliateli a piccoli pezzetti o affettateli sottilmente (chi vuole può togliere anche l’anima, ma io la lascio!).
In una padella, scaldate l’olio, mettete il peperoncino e unite l’aglio, facendolo dorare bene. Aggiungete i pomodori (li consiglio freschi ma vanno bene anche i pelati), fateli rosolare e cuoceteli finchè saranno teneri, mescolando con un cucchiaio di legno. Schiacciateli con una forchetta e regolate di sale.
Cuocete i pici in acqua bollente salata, dopo qualche minuto scolateli e saltateli nella padella con il sugo. Servite subito.
88 Comments
Anna
12 Aprile 2015 at 20:25
Quanto potremmo parlare del ritrovarsi…
Se la vita ci porta, talvolta, a perderci, tocca a noi ri-trovarci. Con impegno, fatica, costanza, consapevolezza.
Per poter ri-tornare a guardarsi allo specchio con serenità.
Con la volontà di ri-partire.
Con la speranza di ri-vivere “rapporti che completano e sanno donare senza ricevere soltanto”…
Tutto qui, forse, il “segreto” del ri-trovarsi: avere accanto qualcuno che ci ri-porta ad avere fiducia in noi… e negli altri.
Tu impasti parole e fotografie e ricette: parti della tua vita, parti di te che, strato su strato, ti ri-donano a noi!!!
Anna
Francesca P.
12 Aprile 2015 at 20:44
Potremmo parlarne tanto, è vero… avevo scritto anche altro, però non volevo dilungarmi troppo, aspettando di ricevere i vostri imput e continuare qui il discorso… contenta sia stata tu ad aprirlo anche questa settimana, il ponte tra passato e presente che costruisci sfogliando il blog lo sento già solido e forte…
La volontà di ri-partire non deve mancare mai. In fondo equivale al desidero di ri-cominciare. Che porta rinnovamento, aria più fresca e pulita, orizzonti tutti da scoprire. Il ri-trovarsi spiana la strada per il trovare (cose belle). Sapendo ciò che si vuole. E ciò che non si vuole più.
Io impasto tutto, hai ragione… e credimi, mi viene così naturale…
Grazie… e so che ti risentirò presto! 😉
barbara @ pane&burro
12 Aprile 2015 at 20:56
quella tavolaaaaaaa!!!!!!!!
potrei terminare qui il mio commento, e già mi hai capita al volo… ma voglio aggiungere che queste foto qui hanno qualcosa di diverso, non so come spiegarti, non è solo una questione di luce, sfondo, props.. un occhio diverso dietro all’obiettivo, una nuova consapevolezza, uno stile che forse senti più tuo e si vede.. insomma, non ti so dire (a parte che mi piacciono da morire!)
Francesca P.
12 Aprile 2015 at 21:43
Ti ho capita al volo, certo… e tu capisci me se ti dico che mi apposto ogni giorno sotto il portone, da quando nell’appartamento accanto hanno iniziato i lavori di ristrutturazione… gli operai lasciano in cortile parecchio materiale e quando appaiono pezzi di legno “appetibili” può succedere che il giorno dopo siano spariti… 😛
Quello che dici mi conferma ciò che penso da sempre: le foto parlano per noi, o meglio, siamo noi che parliamo attraverso le foto… nel senso che ci esprimiamo attraverso di esse, le “modelliamo” a seconda dei nostri umori e momenti… ci seguono insomma, nei cambiamenti, nelle novità e anche nel coraggio di diventare “altro” o fare qualcosa di inaspettato… hai saputo dire (e bene) e soprattutto hai saputo cogliere… 🙂
Miu
12 Aprile 2015 at 21:15
Nel tuo bistrot dei sogni mi sono accomodata più di un anno fa ormai e ogni domenica vengo ad assistere alla trasformazione in farfalla.
Non che tu sia mai stata bruco… ma la sensazione di movimentoversoqualcosadispeciale ce l’ho sempre.
E stasera i piedi erano stanchi, le membra anche. Mi sono accomodata al mio solito tavolo – quello con le tealight accese su una tovaglia candida dal bordo dorato, lì in fondo, vicinovicino alla finestra che dà sul mondo – e mi sono lasciata cullare da tutte le portate che hai gustato con me.
I pici erano fantastici, mai mangiati di così buoni e così tanto carismatici.
Ma ora voglio il dessert.
Prenderò il millefoglie-emotivo su composta di mirtilli-di follia e scaglie di cioccolato-vogliononostantetutto e una pallina di gelato alla vaniglia-tenerezza.
Posso pagarti in stima?
ps. tienimi il solito tavolo per la prossima domenica! <3
Francesca P.
12 Aprile 2015 at 21:56
Ro, eh sì, ammetto di essere in movimento, che le ali sono già un po’ aperte, che ho voglia di fendere il cielo, che qualcosa si agita dentro e fuori… rimando una mail da settimane ma la riceverai presto…
Voglio prepararti tanti di quei dessert, gli ingredienti ci sono tutti, non ho neanche bisogno di dosarli, vado a istinto, amalgamo tutto e la fase epicurea comprende anche di mangiarli con un’amica felina che mi capisce dal primo giorno… e sa leggermi come legge i post… 🙂
ps: il tavolo è tuo da quando sei approdata qui, un po’ timida e con lo sguardo verde che mi diceva che saresti stata una cliente speciale…
Paola
12 Aprile 2015 at 21:17
Ri-trovarsi, ri-scoprirsi. Farlo di nuovo. E ri-cominciare ancora, ogni qualvolta si perde una sfumatura di sé. Recuperarla. Scoprire nuovi colori che portiamo nell’anima. Un nuovo modo di affrontare il mondo. Una tenerezza nuova. Una forza nuova. Ri-trovare quello che avevi perso. Di te. E fissarlo. In un momento. In un ricordo. In una fotografia, che è sempre l’estensione dei tuoi occhi, della tua mente. Fissarlo in un profumo. Che sia quello delicato dei fiordalisi, che un giorno entreranno in un biscotto.. o in degli scones. Che sia quello fresco del limone, che puntella di giallo i cieli della Costiera. Che sia quello rustico del grano arso, che brucia come le passioni che muovono tra le pagine di un blog, che ormai è casa. Ri-trovarsi e ri-scoprirsi in quelle pagine. E trovare affinità in case altrui.
Ri-trovarsi. E’ la magia di questa parola che è così familiare. Autentica, vera. Farina da modellare nelle mani a cui dare la forma di pici.
Francesca P.
12 Aprile 2015 at 22:03
Lo sai che ti aspettavo già stasera? Mi sono detta “se Paola legge, commenta subito” e così è stato… perchè sapevo di toccare corde e argomenti “caldi” per entrambe, che stimolano riflessioni, giochi di parole, immagini… il bello è che adesso non ci vediamo e non ci parliamo solo qui, ma possiamo aggiungere tanto altro davanti a un filetto di salmone con mandorle e presto intorno al piano-lavoro di una cucina seria, serissima! 😉
Ora ho capito perchè il grano arso mi ha conquistata subito: brucia come le passioni, ecco cos’è… grazie per avermelo fatto capire! 😉
Ri-trovarsi e scoprire che può essere anche più facile del previsto. Noi siamo più forti di ciò che pensiamo, sai? Questa sì che è una bella scoperta…
ps: voglio mettere il fiordaliso dentro i biscotti, sìììì!
Enrica
12 Aprile 2015 at 21:27
Francesca queste foto sono tra le più belle che hai scattato ultimamente, hanno una luce e un’atmosfera che catturano all’istante. La foto dell’aglio e quella con il vasetto sono Super!
La tavola che hai trovato è bellissima e nelle tue foto avrà la giusta collocazione…ritrovarsi qui ogni domenica ormai è un rito e stasera ha il gusto di un piatto di sostanza che adoro!
Francesca P.
12 Aprile 2015 at 22:20
Enrica, grazie! Chi l’avrebbe detto che l’aglio mi avrebbe ispirato così… è uno degli ingredienti che uso da sempre, ma non lo avevo mai guardato con occhi così innamorati fino ad oggi! 😀
La tavola tornerà presto, non riesco a smettere di usarla, ehehe!
Un abbraccio, un piatto di pici ti aspetta ben caldo!
Antonella
12 Aprile 2015 at 22:32
Stasera mi sono ritagliata un attimo per sbirciare la ricetta di cui mi parlavi nel pomeriggio, ma ho finito con il perdermi dietro la trama di questo post. Perdersi, ritrovarsi, sorridersi… Un susseguirsi di eventi che portano alla crescita, alla scoperta di noi stessi e degli altri che ci circondano, tutti parte di questo viaggio di vita che non si ferma mia, che si muove costantemente senza sapere dove andare, ma con la voglia di farcela.
Francesca P.
12 Aprile 2015 at 22:39
Si inizia dal grano arso e chissà dove si finisce impastando i giorni… le mani sono attive, la farina c’è – e se finisce torniamo insieme a comprarla! – e la voglia di viaggiare anche, come ben sai… 😉 Avrò paura dell’aereo e un po’ del futuro, ma alla fine prevale sempre sempre sempre la voglia di andare avanti… specialmente se accanto ci sono le amiche giuste che incoraggiano…
Antonella
13 Aprile 2015 at 13:19
… Mi sono accorta che il post pubblicato manca della parte finale in cui ti facevo i complimenti per il nuovo stile adottato nelle foto, assolutamente adatto rispetto al contenuto del piatto 🙂 E concludevo scrivendo che avrei rubato la farina di grano arso a mia mamma per ricreare questo piatto, ringraziandoti per il suggerimento di adottare questa nuova farina dal sapore tutto da scoprire per me.
Antonella
13 Aprile 2015 at 13:20
P.s. Come è cresciuto Tarallino!!!!
Reb
12 Aprile 2015 at 23:00
E bello è vedere come ti ri-trovi, tra un asse e uno spicchio, tra i segreti e i silenzi, tra le cose dette e quelle trattenute, tra la luce e la luce…
Io adoro l’aglio, non so se sia una cosa di DNA viste le mie origini, ma è un fatto ed è che lo adoro proprio. 😀
Francesca P.
12 Aprile 2015 at 23:21
Tra i segreti e i silenzi c’è tutto un mondo che pulsa… ma la luce arriva anche lì, perchè la finestra è spalancata… e la voglia di sole è sempre tanta, tantissima…
Anche io sono una fan dell’aglio, crudo evito di mangiarlo ma una bella passata sulla bruschetta è d’obbligo! 😀
Cristina
13 Aprile 2015 at 1:26
Ritrovarsi nella propria vita è una sfida quotidiana, una sfida entusiasmante. Più passa il tempo è più io sento molto lontano il tempo in cui mi ero persa. Grazie per la ricetta: a seguito di una vincita di un contest mi ritrovo (giusto per stare in tema !) mezzo chilo di grano arso. Non ne conoscevo nemmeno l’esistenza e men che meno avevo l’idea del sapore che potesse avere. Mi sa che…abbandono l’idea di farci un dolce !
Francesca P.
13 Aprile 2015 at 15:14
Io mi sono spesso persa e ritrovata e adesso sta accadendo ancora… chissà quante pelli dovremo cambiare, quante vite unire… è entusiasmante e stimolante, è vero, tutto sta a superare la prima fase di smarrimento, soprattutto se il cambiamento avviene dopo eventi magari non positivi… ma col senno di poi tutto serve per crescere e migliorarsi… e scoprire altri lati di noi! Così come si scoprono farine subito diventate amiche… il grano arso in ricette dolci mai usato, ma se provi fammi sapere, così ci scambiamo aneddoti ed esperienze! 🙂
Manuela
13 Aprile 2015 at 7:43
Oggi ho voluto ritagliare un momento tutto per noi, prima di inziare a correre, lavorare, impastare…Ed è un bel modo per avviaer questa settimana, pensando a quella farina e al suo nome così evocativo.
Arso.
Come la gola, quando la paura ti prende e ti ruba il respiro, come la corsa senza fiato per raggiungere finalmente quello che ha sempre voluto.
Questa tavola ha davvero una seconda vita e io non so perchè nelle sue vene ci vedo tanti resti di grano arso… 😀
Concorddo con Barbara, queste foto raccontano qualcosa di più…avvolgo i pici attorno alla forchetta ben stretti come un abbracccio e ti lascio un sorriso per iniziare questo lunedì insieme a me!
Francesca P.
13 Aprile 2015 at 15:17
Quando rispondo a te la calma la cerco anche io ed è bello sapere che c’è questa reciproca “cura” (un termine che mi piace molto, sai?) nel leggersi, nell’ascoltarsi, nel mettere in fila parole, nel regalarsi sensazioni… si vede che ami l’orto e lo conosci: perchè sai che i rapporti hanno bisogno delle stesse attenzioni… una grande lezione che ci viene dalla natura e che anche una ragazza di città come me ha imparato! 🙂
Tu hai notato un cambiamento nelle foto (e tra le righe) tempo fa, ricordo la prima volta che me lo dissi: era la ricetta della zuppa con i pioppini… in questo percorso ci sei sempre stata, il cammino si fa insieme e l’abbraccio che si stringe giorno dopo giorno dà piacere come gustare un primo piatto semplice e buono!
Chiara
13 Aprile 2015 at 8:05
E infatti c’è aria nuova in questi scatti…sarà la primavera? Sara questo ritrovarsi? Chissà però mi piace ed è un piacere iniziare la settimana così….
Quanto all’aglione…nn ne vado matta ma quei Pici li assaggerei moooolto volentieri! Buon lunedì bellezza!
Francesca P.
13 Aprile 2015 at 15:39
Forse sarà un insieme di fattori, climatici ed emotivi… 🙂 Tendo al sole anche quando il cielo si annuvola e spesso sono proprio le novità a portare di nuovo il tempo bello…
A te preparo una versione con pochissimo aglio, promesso! 😉 Un bacio, Chiara!
silvia
13 Aprile 2015 at 9:02
Ri-trovarsi nei propri spazi, aggiungendo un pezzetto di valore ogni volta, guardando le cose che ci ruotano attorno, nella quotidianità, con occhi sempre nuovi, di (ri)scoperta. Perchè come disse Proust “L’unico vero viaggio non consiste nella ricerca di nuovi paesaggi, ma nell’avere nuovi occhi”. Con fiducia aggiungere ogni volta uno strato di quella millefoglie che hai descritto, la trovo una metafora bellissima! E ri-trovarsi significa anche apprezzare di più noi stessi, il nostro impegno, la crescita, le evoluzioni! Questo piatto rustico mi piace molto, la farina di grano arso non la conoscevo e colgo l’occasione per imparare qualcosa di nuovo…ma quello che mi piace è l’autenticità, il genuino, dei sapori semplici, e nel semplice, anche io io mi ri-trovo. Buona settimana Francesca! 🙂
Francesca P.
13 Aprile 2015 at 15:55
Amo quella frase di Proust, l’ho scoperta anni fa, l’avevo messa anche come accompagnamento sotto una foto sul sito di Flickr… lo sguardo è fondamentale, è come un filtro, una lente, condiziona la visione e decide anche i colori con cui guardare il mondo… sguardo aperto, curioso, fiero… consapevole…
Ri-trovarsi è in linea con il ri-apprezzarsi, con il sentire che siamo capaci di rialzarci, di essere positive e di credere che qualcosa di bello può sempre accadere… e la semplicità è una compagna fidata, non tradisce e sa andare al cuore delle cose…
Giulia
13 Aprile 2015 at 9:39
Sapevo che prima o poi sarebbe spuntata anche la farina di grano arso… Mi incuriosisce da un po’ ed essendo introvabile nei supermercati (almeno qui) è ancora più desiderabile! Ma settimana scorsa ho trovato la curcuma fresca, so che hai fatto una magia per farla apparire vicino allo zenzero 🙂
È sempre bello ritrovarsi (tra amici, ricordi, sensazioni, luoghi), ritrovare (oggetti dati per persi, pensili amici, strumenti di lavoro e la lista potrebbe continuare!) e ritrovarci (già, ritrovare noi stessi), si intrecciano soffi di farina, parole leggere e impasti corposi, sapori e profumi, sorrisi e pensieri.
Buona settimana e come sempre, grazie.
Francesca P.
13 Aprile 2015 at 16:00
Io ne ho sentito parlare solo recentemente e appena visto il suo colore ho deciso che sarebbe stata mia! Trovarla non è stato difficile, se vai sul sito della Molino Rossetto dovresti vederla! Vedrai che pian piano tutto arriverà nella tua dispensa, come la curcuma… se desideri fortemente una cosa, prima o poi l’avrai! Le magie servono a questo, no? 😉
Vivere è tutto un intreccio e un’unione di ingredienti, ogni fase ha i suoi ed il bello è che si possono fare mille ricette, anche adattandole secondo i nostri gusti…
Grazie a te, che lasci sempre parole “giuste”! 🙂
Martina
13 Aprile 2015 at 9:57
Non penso di dover confermare quello che sai già …
Se mi (ri)trovo in ogni tua parole, e questa non è certo una novità, sorrido nel vedere che mi ritrovo anche nelle stesse forme di pasta … serpentelli rustici che prima si arrotolano tra i nostri pensieri e poi si materializzano sopra le nostre tavole di legno.
Ultimamente noto una luce diversa tra le righe, non ti so ancora dire bene perché, è qualcosa che sento a pelle.
ps: altra cosa inspiegabile è che questo piatto mi sa tanto di Salento … mah!!!! 🙂
un abbraccio
Francesca P.
13 Aprile 2015 at 16:03
In questo periodo mi sono fatta crescere i capelli come i pici e anche i pensieri hanno quella forma… quindi non potevo trovare pasta migliore per usare questa farina che ti piacerebbe tanto, ne sono certa! Prossimo esperimento sarà con il pane e con la focaccia barese… barese, eh sì, hai pensato alla Puglia in modo esatto, perchè con il grano arso si fanno anche le orecchiette! Ci hai visto bene, Martina! 😉 E vale anche per la sensazione che hai a pelle, qualcosa di diverso – qui e in me – c’è e non faccio nulla per nasconderlo, anzi…
Emanuela
13 Aprile 2015 at 10:06
Ritrovarsi è anche leggere un post e avere i brividi e un caldo sorriso che ti affiora sulle labbra. Grazie per queste bellisime parole, e grazie perchè i tuoi 50 scatti ci regalano tante emozioni. E grazie a i tuoi fantasctici pici che non ci crederai ma ho voglia di provare già da 20 giorni ma non trovo mai un pò di tempo! Un bacio e buona settimana.
Francesca P.
13 Aprile 2015 at 16:06
Io dovrei prendere lezione da te e da Maddy sui pici, però ho voluto provare la “mia” versione un po’ abbronzata con questa farina che è davvero originale… unica, non la paragonerei a nessun’altra provata già, quel sapore “di brace” è troppo particolare!
Grazie a te per l’affetto, Manu…
Daniela
13 Aprile 2015 at 10:18
In ogni parola che scrivi c’è un senso di infinita passione, c’è la vita c’è il ri -trovarsi in quello che fai, la condivisione, quell’emotività buona che mi trasmetti tutte le volte che passo di qui, anche in silenzio, la felicità nel costruire qualcosa di solido e autentico!
Non sai come mi piacerebbe impastare, arrotolare e poi assaggiare questi pici insieme a te, nel tuo Bistrò, sentire il profumo affumicato del grano arso, come una nuova scoperta, (mi avete messo una voglia di assaggiare questa farina tu e Manu).
Mi piacciono tutti gli ingredienti di questa nuova fase rustico- esistenzialista, compreso l’aglio così fotogenico e vanitoso, e aggiungo son soddisfazioni, me lo dico sempre quando trovo una vecchia tavola!! 😀
Ciao Franci un abbraccio e buona settimana!!
Francesca P.
13 Aprile 2015 at 16:11
Dani, ma se il lievito madre incontrasse questa farina? Io credo sarebbe un matrimonio riuscito, possono avere tanto da dirsi… come noi! 😉 Pensa a dei panini morbidi e scuri che si intonano alla tua porta/tavola verde, ehehe!
Mi fa piacere che tu abbia capito ciò che voglio trasmettere, a volte la mia fame di autenticità esplode più che mai, soprattutto quando intorno ne vedo poca… ma l’unica strada per avere rapporti profondi, sinceri e duraturi è questa, secondo me…
Visto l’aglio, che modello? Ha un futuro, oltre a quello di insaporire bene la pasta! 😉
Un abbraccio a te e grazie!
kappa
13 Aprile 2015 at 11:18
ri-trovarsi e sorridere
ci vuole tempo e pazienza.
piatto strepitoso e piatto magnifico!
grazie
Francesca P.
13 Aprile 2015 at 16:13
Tempo e pazienza, un binomio molto prezioso che a volte si fa attendere e desiderare ma sa sempre portare i suoi frutti… e i suoi sorrisi futuri…
Grazie mille!
larobi
13 Aprile 2015 at 12:17
se hai fatto 50 foto all’aglio direi che è servito!!!:-) queste foto sono poesia! sul ritrovarsi potrei scrivere un libro ma sarebbe il contrario di quello che hai scritto! sarebbe un “non-ritrovarsi” in una casa non mia, in spazi non miei, in situazioni non mie…la vita gioca brutti scherzi a volte e dobbiamo prenderne atto e cercare scappatoie o soluzioni ( ove possibile).può essere un dolce o una pasta fatta in casa a riportare armonia dentro di noi…i tuoi pici (oltre ad essere molto fotogenici!!!) hanno l’aria di essere deliziosi! complimenti per tutto quello che fai! approvo a mille la tavola di legno recuperata!!! novella Arsenio Lupin , hai saputo scegliere l’oggetto perfetto che racconta ancor meglio la storia delle tue immagini….baci grandi cara!
Francesca P.
13 Aprile 2015 at 16:22
Robi, io spero sempre che il non-ritrovarsi sia una fase passaggera ma se così non fosse – perchè lo so che non tutto tutto dipende dalla nostra volontà – bisogna rendere “accogliente” tutto il resto, ri-partire dalle basi o dalle piccole cose… noi ci ri-conosciamo e sappiamo cosa ci piace e cosa ci fa stare bene… sorrido da sola se penso di essere contenta nel fare foto ad uno spicchio d’aglio, pensa come alcune persone mi guarderebbero dicendo che sono “matta”, eppure è così… anche l’aglio può portare un piccolo momento di allegria! 🙂
Spero di fare altri colpi da Lupin, ogni giorno controllo se è spuntato un nuovo bottino in cortile, ehehe!
Ti abbraccio e ricorda la proposta di scambio tuo dolce/mie foto! 😀
larobi
14 Aprile 2015 at 9:13
“contenta a fare la foto di uno spicchio di aglio” : ti capisco e amo queste essere un pò “strane” 🙂 baci grandi cara (proposta: segnata in agenda , ah ah ah)
Alessia-Parole in Padella
13 Aprile 2015 at 12:19
Francesca, che dire? Post bellissimo, fotografie stupende e ricetta semplicemente goduriosa! Complimenti!
A presto.
Francesca P.
13 Aprile 2015 at 16:23
Alessia, io senza dubbio ti dico “grazie”! 😉 Alcuni post entrano subito tra i preferiti anche per me che li scrivo…
alessia mirabella
13 Aprile 2015 at 12:42
Quel (ri)trovarsi di cui parli lo conosco bene, e penso che vada a braccetto con (ri)scoprirsi. Come se ci fosse un filo conduttore che avvicina lentamente le varie parti della nostra anima, completandola. Come se pian piano sviluppassimo il negativo di quello che saremmo stati, una volta giunti qui, direttamente dall’Iperuranio, dove, in quel mondo scuro, si fluttuava. E qui, già che parli di filosofia, mi apri un mondo. Quel mondo conosciuto, amato e odiato. E in questo tuo post, trovo sì, Epicuro, ma trovo anche Platone, con il suo Iperuranio, ma soprattutto con il Mito della Caverna, una metafora meravigliosa sul buio e la luce, catene e ombre… sul (ri)vedere, insomma. Questi pici così scuri, prepotenti, ruvidi, che si sposano alla perfezione con quel condimento delicato, essenziale, conosciuto, sono bellissimi. E io ti ascolterei per ore.
Francesca P.
13 Aprile 2015 at 19:14
Ri-scoprirsi e ri-lanciarsi… e perdersi tra pianeti e poesia, in modo cosciente ma anche no, istintivo… 🙂
La fase rustica prevede anche il ruvido, quella sfoglia porosa che assorbe meglio, che trattiene sugo, emozioni, novità, ne fa tesoro, si nutre di questo… ruvida perchè non si fa incantare dalle parole vuote o finte, ma generosa, quello sempre, perchè solo darsi porta allo stringere (in mano)… voglia di concretezza, sogni sì, ma reali… possibili…
E io ti scriverei per ore, se mi dai argomenti così di cui parlare… 🙂
Lilli nel paese delle stoviglie
13 Aprile 2015 at 13:27
le foto sono pazzesche, un capolavoro, ho osservato l’aglio per cinque minuti, peraltro amo l’aglio e questo è un piattino pazzescamente squisito che sa di casa, di buono, di accogliente! penso spesso al pensiero di ritrovarsi inteso come ritrovare di nuovo, e infatti mi ritrovo molto nelle tue parole sempre belle da leggere, buona settimana!
Francesca P.
13 Aprile 2015 at 19:18
Grazie mille! 🙂 Questo blog mi sta insegnando anche a vedere con occhi nuovi tanti cibi che prima mangiavo più distrattamente e ora invece diventano attori in scena… e sono così belli, guarda questi spicchi! Alcuni potrebbero definirli “vecchi” o rovinati ma è questo il pregio! E meno male che noi sappiamo apprezzarlo…
Ri-trovarsi come stupirsi…
Monica
13 Aprile 2015 at 14:14
Mi piace come riesci a esprimere così nitidamente tantissimi concetti attraverso una parola, che prendi, dispieghi, e accompagni nel flusso della vita, legandola indissolubilmente ai tratti che ti distinguono. Perché il trovarsi e ritrovarsi sono elementi essenziali per poter vedere il vero riflesso nello specchio, bello o cattivo, in modo che la realtà possa diventare come i nostri sogni, per ritrovarci migliori e più felici.
Ed al momento la mia felicità la vedo solo riflessa nei piatti, nel cibo e questi pici intensi, meravigliosi nella loro semplicità, saprebbero far tornare il sorriso a chiunque: a me di certo!
Francesca P.
13 Aprile 2015 at 19:22
Le parole sono da sempre le mie bambole o i miei Lego… storie e costruzioni me le ispirano loro, sono il gioco più creativo e pieno di possibilità che esiste, per me! 🙂
La cucina non solo ci conosce, ma spesso consola anche… è lì che mettiamo tutto quello che proviamo, dentro ciotole, piatti, planetaria, forno… quante ricette sono fatte di umori, stati d’animo, qualche lacrima… e proprio quelle sono le più buone…
Tatiana
13 Aprile 2015 at 14:32
“Ri-trovarsi”… che bel verbo, ci stavo pensando in questi giorni, dopo una settimana di vacanza trascorsa nel pieno godimento di un po’ di serenità e di tranquillità, una vacanza comunque trascorsa tra le mie cose e nel mio ambiente perché il camper è pur sempre un pezzetto di casa propria, del proprio ambiente, eppure ogni volta che ritorno tra quelle quattro mura domestiche è un ri-trovarmi perché ogni pezzetto di casa è una parte di me, perché tutto ha assistito ai piccoli passi della mia vita. C’è l’oggetto messo lì il giorno in cui abbiamo attraversato ufficialmente quella soglia, c’è il cuscino tanto amato dalla mia cagnetta che non c’è più, c’è il ricordo di ogni vacanza, c’è ancora qualche libro dell’università e addirittura la copertina del quaderno del master (perché le pagine le ho lanciate all’aria…puahhhhh…. 🙂 ), ci sono i disegni e le foto di mio figlio cucciolo, ci sono anche le botte sugli sportelli, quelle causate dalle automobiline che sfrecciavano come demoni impazziti sul pavimento.
Ogni pezzetto e ogni angolino sono un ri-trovarsi, nelle gioie e nei dolori, nell’euforia e nelle difficoltà, ma è tutta vita vissuta grazie alla quale oggi siamo così. Felici come non mai.
Un abbraccio!
Francesca P.
13 Aprile 2015 at 19:27
Ri-trovarsi in questo modo, attraverso oggetti e pezzi di vita attraversata, goduta e consumata, è importante… perchè ogni nuova partenza si basa su un ritorno avvenuto in precedenza, ogni nuovo inizio arriva dopo una fine… parlavo di staffetta nel post e se ci pensi è così anche con gli eventi: una catena, prima si corre e poi solo a giro finito se ne comincia un altro…
Il mio amore per il vintage nasce da questo, solo chi ha fatto tanta strada ha accumulato saggezza, esperienze, consapevolezze… e quindi bellezza, una bellezza d’anima… e tu sai cosa voglio dire…
Simona – Biancavaniglia
13 Aprile 2015 at 14:38
Franci, oggi mi ri-trovi qui, sono mancata ad un paio di appuntamenti ma ti ho letta lo stesso anche se silenziosamente a causa del poco tempo e lo sai che quando passo di qui amo soffermarmi… Mi sono presa un po’ di tempo per ri-trovare me stessa quindi il tuo post e le tue parole oggi calzano a pennello 🙂
Amo queste foto, non mi è mai sembrato così tanto bello l’aglio come in queste foto *_* Sai questo fine settimana, facendo un giro al mare, la sera di ri-torno verso casa, lungo la via mi sono imbattuta in un asse di legno abbandonata, e solo noi possiamo capire… Povero Andrea gli ho fatto fare marcia indietro e come una ladra l’ho caricata sull’auto 😀 La tua è bellissima, il colore e poi anche scrostata, adoro. Questi pici so di già che li amerei, salvo la ricetta, le farine mi incuriosiscono! Un bacione Franci bella :*
Francesca P.
13 Aprile 2015 at 19:31
Simo, hai fatto bene a pensare a te e a cercare nuovi slanci, a volte è necessario… e serve un po’ di distanza dalle cose per ri-prenderle in mano! Ora siamo pronte a vivere la primavera che finalmente bussa forte… le pause che amo sono queste, ri-ordinare le idee e ri-tornare più serene!
Non vedo l’ora di vedere l’asse che viene dal mare, pensi di dipingerla color oceano? 😀
Se trovi questa farina devi assolutamente prenderla, tu sei sperimentatrice come me e so che ti “esalti” con certe cose! 😀
Silvia
13 Aprile 2015 at 14:40
Ritrovarsi in queste tue parole, in questi tuoi bisogni e momenti. E’ bello vedere che non si è soli, è bello vedere che ci si comprende, è bello. PUNTO.
Francesca P.
13 Aprile 2015 at 19:34
Vero, Silvia… PUNTO. Persino io che amo i puntini di sospensione questa volta l’ho messo e mi sento bene! 😀 No, non si è soli… magari per un periodo sì, ma basta ri-aprire gli occhi e quanta Vita intorno…
elenuccia
13 Aprile 2015 at 16:46
Beh Francy le tue foto dello spicchio d’aglio sono da manuale, stupende, veramente stupende. Battute solo da quella di tarallino che guarda un po’ perplesso gli spicchi. Me lo vedo ad andare li con la zampetta a cercare di farli rotolare per terra, Magò lo avrebbe sicuramente fatto 🙂
Non ho mai assaggiato il grano arso, ma l’aspetto è invitante. Anche se so già che purtroppo in casa mia sarei l’unica che li mangerebbe, “le cose scure” non vanno molto di moda tra i miei familiari 🙁
Francesca P.
13 Aprile 2015 at 19:38
Queste foto sono venute in modo così facile, sai… non avevo aspettative e non pensavo a nulla, ho preso la tavola contenta di “battezzarla”, ci ho appoggiato sopra l’aglio perchè mi sembrava così affine, così “parente” di quel colore e di quelle crepe… e poi tutto è venuto da sè, i pici sono frutto di questo incontro fortunato culminato con la scoperta di una farina che merita, credimi! E’ “curiosa”, ecco… e da felina sai quanta attrazione possa esercitare su di me! 😉 Quando vuoi mangiare “scuro”, bussa pure… Tarallo ti apre subito la porta!
Anna
13 Aprile 2015 at 17:40
Con la tua fantasia ne potresti fare anche duecento di foto agli spicchi d’aglio e sarebbero tutte originali, mai banali, perchè hai un modo tutto tuo e tutto particolare di rendere vive le cose che fotografi, come se fosserò lì, ad un palmo dal nostro naso, pronte per essere afferrate attraverso lo schermo!
E con le tue parole accompagni le immagini ed è un continuo danzare 🙂
Non conosco i pici, ma ne sento già il profumo!!
Francesca P.
13 Aprile 2015 at 19:41
Anna, “rendere vive le cose”… ecco cos’è! Forse proprio questo cerco di fare con il cibo e lo still life, cogliere l’anima, rapportarmi agli ingredienti come fossero persone, foto come ritratti! Mi hai dato un’idea per una futura riflessione da affrontare in un post… 😉
Mai assaggiati i pici? Immagina dei bucatini più spessi e carnosi… sono ottimi! Avrei potuto farli anche più sottili ma a me piace “sentire” ciò che mangio!
Grazie, come sempre…
Alice
13 Aprile 2015 at 20:29
Allora sono epicurea anch’io!! Questi pici me li gusterei tanto volentieri magari mentre faccio le coccole a quel micio bellissimo!
baci
Alice
Francesca P.
13 Aprile 2015 at 23:44
Un doppio piacere mangiare pasta fresca fatta in casa mentre si accarezza il gatto… gusto e tatto così sono appagati! Noi sì che sappiamo godercela… 😀
Un bacio a te, Alice!
ely mazzini
13 Aprile 2015 at 21:38
Non ho mai usato il grano arso, mi ha sempre incuriosito molto 🙂 tu sei stata bravissima a fare i pici, buonissimi… da gustare forchettata dopo forchettata!!!
Meravigliose le foto 🙂
Un bacione Francesca, a presto
Francesca P.
13 Aprile 2015 at 23:46
Quindi tu lo conoscevi già, Ely? Io no, ma ho intenzione di approfondire e voglio sapere tutti i suoi segreti! 🙂 I pici sono divertenti da fare, sembrano lunghi capelli da pettinare, ehehe!
Grazie mille, un abbraccio!
zia Consu
13 Aprile 2015 at 22:32
Adoro questo tuo modo di ritrovarti e farlo insieme a noi attraverso le tue parole, le tue foto e le tue ricette.
Questa fase rustica-esistenzialista poi l’adoro ^_^
Buona settimana <3
Francesca P.
13 Aprile 2015 at 23:49
E’ un ri-trovarsi di gruppo, quasi come una terapia del cibo e delle parole! 😛
Questa fase durerà un po’, dato che mi piace… e ho ancora parecchie farine “nuove” da esplorare! Vedremo quale sarà la prossima…
Buon proseguimento di settimana a te, Consu!
Francesca
14 Aprile 2015 at 0:24
Ri-trovarsi ogni volta a leggere parole che, di volta in volta, schiudono meravigliose immagini, pensieri, sensazioni.
Ri-trovarsi a evidenziare un testo o una foto, salvare su PC, mettere in lista o non resistere, stampare e correre in cucina a sperimentare.
Ri-trovarsi ad ammirare foto, luci e colori, cibi appetitosi e gatti curiosi.
Ri-trovarsi a percorrere le strade di questo diario accanto a te, godersi il viaggio, leccarsi i baffi e sorridere davanti ad un musetto peloso …
Dove ci porterai la prossima volta?
Aspetto di ri-trovarti la settimana prossima e, per ora, buona settimana, Franci!
Francesca P.
14 Aprile 2015 at 17:05
Ri-trovarsi a scrivere sapendo che condividere porta ricchezza e che aprirsi può far paura ma senza dubbio è l’unico modo per “arrivare” alle persone speciali… come te! Il concetto-base di tutto è lo scambio, come quando da bambini ci si donano le cose e si dice: “io ti dò questo, tu mi dai questo”… e se io dò parole, tu ricambi sempre perchè sai cucire i dialoghi e non solo gli astucci, cara Fra… 🙂
Non so dove vi porterò perchè spesso lo decido davvero all’ultimo e mi lascio improvvisare… sapessi quante ricette sono state “spostate” d’ordine, anche se penso che appariranno dei semini domenica prossima e il viaggio sarà più lontano del solito… tanto abbiamo da leggere e chiacchierare per passare il tempo, no? 🙂
Ileana
14 Aprile 2015 at 10:02
E’ bello rientrare a casa e ritrovare noi stessi, ritrovarsi nei posti che ci appartengono e sentirci a casa, ritrovarsi in un abbraccio, in un sorriso, in un ingrediente, in una foto. Ritrovarsi è essenziale, a volte abbiamo bisogno di perderci un po’ per poi ritrovarci, per essere noi stessi e sorridere scoprendo chi siamo davvero.
A me piace conoscerti così, attraverso la luce e le foto che cambiano, attraverso spicchi d’aglio che parlano della tua essenza, attraverso le tue parole che ogni volta sento vicino a me.
..e la farina di grano arso mi piace tanto, non è mai comparsa nel blog, ma nella mia dispensa sì e mi hai fatto venir voglia di utilizzarla di nuovo! Sulla tavola non dico niente, sai già cosa penso, vero? 🙂
Francesca P.
14 Aprile 2015 at 17:09
Allontanarsi (da tutto, a volte anche da noi stessi) serve proprio per ri-mettere a fuoco, per ri-avere chiaro chi siamo e la strada da seguire… cambiamenti ci saranno sempre e da un lato è meglio così, siamo perennemente in evoluzione e ogni tot fare una bella passeggiata per respirare aria nuova è fondamentale… magari non si troveranno sempre asparagi selvatici, ma nuovi sogni e desideri sì, quelli ci sono in tutte le stagioni! 😉
Tu sapresti come valorizzare questa farina, Ile, sai quanti lievitati puoi inventare… vero che la vedrò apparire presto? 😉
ConUnPocoDiZucchero Elena
14 Aprile 2015 at 11:09
quegli scatti sono uno più bello dell’altro e c’è tutta te stessa, in ogni porzione di luce che arriva a quell’aglio. sei meravigliosa e i tuoi pici di grano arso sono fenomenali!
Francesca P.
14 Aprile 2015 at 17:10
Magari scopro solo oggi di essere uno spicchio d’aglio… quello più rosato come colore, perchè prevale l’anima romantica e femminile! 😀
Grazie mille, tu sei sempre Miss Dolcezza ai miei occhi, Elena!
Margherita
14 Aprile 2015 at 17:40
Da una che va fiera della propria “toscanità” i pici non posso che essere approvati ed anche un po’ acclamati. Quale migliore occasione di ritrovarsi davanti ad un tavolo, anche piccino piccino, e raccontarsi? Non é un caso che questi spaghettoni la dicano lunga su tradizioni antiche che si tramandano, “un filo” a cui mi attacco volentieri per non sentirmi persa….
Francesca P.
14 Aprile 2015 at 19:53
Sarei curiosa del tuo parere da “esperta”, chissà cosa diresti del sapore affumicato e particolare di questa farina! Le tradizioni e le origini non si perdono mai, ma sicuramente il cibo sa evocarle con dolcezza e con quel velo di nostalgia che secondo me rende più buono ogni piatto…
Per parlare con persone che stimo posso fare anche a meno del tavolo… qui abbiamo un’asse, se ti basta io metto abbondanti pici nelle scodelle… 🙂
Sara e Laura Pancetta Bistrot
14 Aprile 2015 at 18:01
Questa fase rustico esistenzialista che traspare dagli scatti, dalla scelta dell’aglio come protagonista, dalla tavola adocchiata e trafugata e dall’aver creato una pasta irregolare, pronta a trattenere il sugo e a rilasciarlo una volta in bocca, ci tenta decisamente! Della serie abbiamo il tovagliolo a scacchi legato al collo con una forchetta dal manico di legno e siamo pronte per l’assaggio domenicale! Ri-trovarsi è meraviglioso e può succedere anche più volte al giorno, quando per esempio si cambia una visuale, guardando la propria casa seduti su una sedia che non usiamo mai e scoprire una parte di noi un po’ dimenticata alla quale aggrapparsi con entusiasmo!! Ti abbracciamo fortissimo come sempre!! Smack
Francesca P.
14 Aprile 2015 at 19:57
Ri-trovarsi a volte sembra difficile, ma altre invece così facile… diciamo che alcuni percorsi per arrivare a noi stesse sono un po’ tortuosi e con curve, ma quando tutto si scioglie e torna il sole, anche un piatto di pici appare una conquista bellissima… e un’asse di legno rovinato è come la tavola migliore e più adatta che ci possa essere in quel momento! Proverò a sedermi su una sedia diversa facendo a rotazione durante la settimana, avete detto una cosa saggia e vera… il “basta poco” che rappresenta tanto…
Vi abbraccio anche io e dopo pranzo andiamo a sdraiarci sull’erba… 🙂
CLAUDIA
14 Aprile 2015 at 18:22
rimango sempre incantata dalle tue foto e dai i tuoi racconti… ma quanto sei BRAVA!!
Baci Claudette
Francesca P.
14 Aprile 2015 at 19:59
Claudia, contenta di rivederti da queste parti! Ammiro le tue tavole apparecchiate anche su Ifood e verrei a fotografarle con piacere! 🙂
Grazie mille…
Su
15 Aprile 2015 at 17:00
Che delizia questo piatto, una meraviglia!
Francesca P.
15 Aprile 2015 at 17:05
Grazie! La semplicità abbinata a una farina molto interessante! 🙂
Su
16 Aprile 2015 at 10:11
…mi ha talmente affascinata la tua pasta che stanotte ho sognato che la stavo facendo…
Peanut
15 Aprile 2015 at 19:18
E’ vero, molto spesso siamo state in sintonia qui, e quindi direi che “ritrovarsi” nelle storie raccontate non solo nel proprio blog ma anche in quello di (alcuni) altri potrebbe essere a buon diritto aggiunto alla lista:)
Ogni tanto quando mi perdo ho bisogno di fermarmi. E mi ritrovo nelle passeggiate con le cuffie nelle orecchie, nel chiudere gli occhi, respirare e sentirmi, nell’assecondarmi..oggi mi sono messa a fare pulizia primaverile in camera, ed è allucinante come qualcosa di così apparentemente privo di romanticismo si sia trasformato in un viaggio: dai golf che mettevo via alle magliette che tiravo fuori,alla musica che avevo in sottofondo, ai biglietti ritrovati di tanto tempo fa, è come se avessi rivissuto di nuovo. E adesso, circondata da una luce nuova che filtra dai vetri un po’ più puliti, sono pronta a ripartire di nuovo.
(Quando non serve necessariamente un treno, per viaggiare..;) )
E sai che i pici non li ho mai mangiati, io, Toscana da due spicci che non sono altro?:D
Sono belli davvero con il grano arso, e l’aglio, oh, a me me piace da matti ;D
Francesca P.
15 Aprile 2015 at 22:02
Capisco bene cosa dici… basta nulla per riportarci indietro, a me succede spesso con le foto, hanno ali speciali… ma anche oggetti e vestiti sono come le madeleines, teniamo tutto con noi, nulla va via anche se noi andiamo avanti… vogliamo il futuro, ci viviamo il presente ma ciò che è stato ci guarda, ci osserva magari da un cassetto, da uno scaffale, da una scatola, da un armadio… e non parliamo delle canzoni, sono l’aereo più potente per certi viaggi! 🙂
Sarebbe bello se mangiassi i pici per la prima volta con questa farina, è originale e “strana” come piace a noi, come le persone che sanno distinguersi, con carattere e personalità… e ogni riferimento NON è puramente casuale! 😉
Simo
15 Aprile 2015 at 20:06
io mi ritrovo nella bella stagione, nei suoi colori, ritmi, tempi…mi sento rinata, mi sento nuova, sento ogni volta di ritornare in una dimensione che mi appartiene, in una pelle che è la mia…
Che bello questo piatto mia cara, io con la pasta fresca sono una frana totale, sob!
bacione e buona serata
Francesca P.
15 Aprile 2015 at 22:06
Sì, la primavera è un grande stimolo per ri-trovarsi, per ri-nascere, per ri-tornare a sentirci cariche… il calore del sole mi dà forza, la luce che dura fino a tardi è come un regalo per l’umore…
Non ci credo che sei una frana con la pasta fresca, se ci riesco io… 😉 I pici poi sono belli da manipolare, senti tutta la carnosità tra le mani quando li arrotoli! Una sensazione da provare!
Un bacio a te, Simo!
Marta e Mimma
16 Aprile 2015 at 14:58
franci, avevo la pagina di questi pici aperti fra le schede di safari da lunedì pomeriggio, in attesa di ritrovare me stessa e potermi dedicare del tempo per leggerti e scriverti, come mi piace fare. Mi ritrovo in tante cose, tanti oggetti, tanti pensieri, tante stanze che faccio miei, ma sto ancora lavorando sul ritrovare me stessa, uno stato di equilibrio sul quale ancora barcollo. Il mio blog però credo mi rifletta, ed è per questo che mi ci dedico così tanto da arrivare stanca alle 21.30 di sera, con gli occhi gonfi, ma felice di aver fatto qualcosa che mi faccia stare bene e, sì, che mi permetta di ritrovarmi.
ti confesso che, qualche mese fa, io e la mamma abbiamo costretto l’uomo di casa per mettersi al volante, così da poter portare a casa, in piena notte, un bel pezzo di marmo abbandonato. Immagina con quale pathos ho affrontato la vicenda, anzi, l’avventura! Vestita di nero, con un berretto di papà e un paio di occhiali da sole scurissimi alle 23.00 di sera, ho infilato un maglione a collo alto che potesse coprirmi metà del volto e sono tornata un po’ (più) bambina. Inutile dire che sono stata costretta a rimanere in macchina, perché mamma e papà sostenevano che fossi un po’ troppo equivoca, no? almeno posso dire di saper interpretare bene i miei personaggi;-) e che soggetto quello spicchio d’aglio (e l’amico rosso che lo fissa attentamente)!!!
baci, Marta
Francesca P.
17 Aprile 2015 at 17:41
Marta, avrai tutto il tempo di trovare equilibrio e mettere a fuoco tutti gli obiettivi… obiettivi che magari cambieranno con il tempo, così come cambierai tu e cosa vorrai… ci saranno sempre certezze, affetti e punti fermi, ma con gli anni quante scoperte, quante fasi, quante novità! Ri-trovarsi spesso avviene ogni giorno e nelle cose di tutti i giorni… si parte anche da un blog, perchè no, perchè qui mettiamo chi siamo e queste pagine seguono il nostro percorso… ha ancora più valore di un diario perchè non ci riversiamo solo parole, ma c’è anche la crescita fotografica, la passione per il cibo, la gioia di dialogare con persone che sentiamo vicine… è un ri-trovarsi ancora più completo, ecco! E che ci fa fare anche piccole pazzie come quella che mi racconti… ho troppo riso immaginandoti tutta nera e semi nascosta mentre tuo padre prende il marmo e lo carica in macchina… adesso quella tavola sarà sempre speciale ai vostri occhi, non ti dimenticherai mai la sua provenienza! 🙂
Chiara
16 Aprile 2015 at 23:04
mi perdo nelle tue foto e nei tuoi post,sei sempre così delicata eppure incisiva…I pici mi ricordano la mia vacanza in Toscana,ecco lì ci ritorno prima o poi….Un abbraccio
Francesca P.
17 Aprile 2015 at 17:43
Grazie, Chiara… fisso immagini che ho nella mente, cercando di tramutarle in pensieri condivisibili e in foto che mi diverto tanto a fare! 🙂
La Toscana meriterebbe almeno un viaggetto all’anno ma per fortuna i pici in casa si possono fare molto più spesso! 😀
Claudia
17 Aprile 2015 at 9:05
Da trapiantata in Toscana, non posso che gioire quando vedo pici sullo schermo. Se poi lo schermo di affaccia sul tuo bistrot, mi fa ancora più piacere! Questa farina di grano arso ultimamente l’ho già vista spuntare in qualche blog brianzolo (:-)), adesso me la ritrovo pure qui, insomma, volete proprio che la sperimenti pure io, eh?!
Il viaggio del ri-trovarsi credo duri tutta una vita…procede a piccole tappe, in cui ci si impara a conoscere sempre di più, o ci si illude di conoscersi per poi tornare a capirsi. Buon viaggio Francesca, quando non si conosce la destinazione l’avventura è ancora più eccitante!
Francesca P.
17 Aprile 2015 at 17:52
Claudia, io e Manu abbiamo trovato questa farina nello stesso momento… quando le intese vanno proprio oltre, anche come tempismo! 🙂 Adesso manchi tu! Già vedo le tue mani impastare… e sai che secondo me possono venire fuori dei ravioli niente male, magari ripieni di ortica o borragine?!
Condivido le frasi sul ri-trovarsi che non si esaurisce e ci accompagna nel tempo… perchè ci si cerca sempre, a volte ci si perde, ma poi la strada torna ad essere battuta dal sole… le destinazioni ignote mi stimolano e mi mettono paura allo stesso modo ma se ho i giusti viveri per affrontarle – e le giuste persone con cui condividerle – ce la posso fare! 😉
Fausta
18 Aprile 2015 at 18:59
… e quando ritrovarTI significa sorridere un po’… e fare “outing”… Tu hai proprio questo potere: evocare emozioni e immagini, che per quanto confuse, si dipanano con la forza delle tue parole. Per il resto, lo devo dire? come sempre immagini bellissime (evocative, ANCHE quelle!) e ricetta golosa ( qui il grano arso non si trova… ‘mannaggia!)
Francesca P.
19 Aprile 2015 at 20:35
Uscire allo scoperto, non aver paura di dire ciò che si pensa e si prova… mi piace questa idea di “outing”, una presa di coraggio oltre ad una di sale! 😉
Grazie mille, Fausta, te lo ripeto tutte le volte: quando appari qui mi lasci sempre un bel sorriso!