SE I PENSIERI DIVENTANO BUDINI DI RISO…
“Ma i veri viaggiatori partono per partire e basta: cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre “Andiamo” e non sanno perché. I loro desideri hanno le forme delle nuvole”.
(Charles Baudelaire featuring Manuela – Sweetie che me l’ha “prestata”!)
“Andiamo” perchè muoversi è scoprire. E camminare è curiosità. Perchè spesso si parte guardandosi intorno e poi ci si guarda dentro. Perchè tra nuove scarpe e nuovi inizi il passo è breve.
“Andiamo” senza che sia importante dove. Senza deciderlo per forza prima. Desiderare di farlo e (lasciarsi) improvvisare. Come quando facevo girare il mappamondo sulla libreria, chiudendo gli occhi e fermando l’indice in un punto. E più il posto aveva un nome strano o sconosciuto, più mi sembrava da ungiornociandrò.
“Andiamo” perchè la prima persona plurale finisce in -amo. E il segreto, forse, è tutto lì.
“Andiamo” come sparire e ritrovarsi quasi per magia su una spiaggia vuota, la mattina presto.
“Andiamo” e decidere che non è tardi, non è mai tardi se lo vogliamo davvero.
“Andiamo” e sfidare il clima, i pregiudizi, l’assurdo. Noi stessi.
“Andiamo” anche se dura un minuto, un tramonto, una notte.
“Andiamo” e si ricomincia dal cielo. Da tutte quelle nuvole che guardo passeggiare sopra la mia testa, che conto più delle pecore, degli anni e dei chilometri. Giocare al “che forma hanno”, vederci volti e oggetti, animali e verdure, storie sospese e frasi da finire.
Nuvole che sembrano capelli arruffati, albumi appena montati, cime candide di cavolfiore, schiuma di mare che si assorbe lentamente.
Nuvole come pensieri e anche i pensieri a loro volta hanno una forma: appuntiti come carote, frastagliati come costiere, tondi e pieni come ravioli, affilati come mandoline che possono anche ferire, quadrati come scatole dei ricordi e piccoli come chicchi di riso.
Così piccoli da metterli in tasca, per averli sempre con noi. Così piccoli da poterli nascondere, come un tesoro. Così piccoli che bisogna stare attenti a non perderli. Così piccoli che entrano tutti in un vasetto su cui una nuvola a forma di isola di panna ha deciso di posarsi…
(La ricetta è ispirata a quella del libro “La piccola cucina parigina” di Rachel Khoo. L’originale è con riso rosso e latte di mandorle; dosi e procedimento sono gli stessi)
77 Comments
Anna
5 Aprile 2015 at 20:46
Andiamo dove la vita ci porta, trovando il coraggio di ricominciare dal cielo. Con la voglia di allungare le mani su nuvole soffici come zucchero filato…
Andiamo a sfidare la notte, se la notte e` per noi paura: stelle come chicchi di riso a segnare la via del ritorno.
Andiamo a guardarci dentro… per assaporare meglio il bello all’infuori di noi.
Andiamo a leggere un post, la domenica sera, per essere
grati dei doni che ci fai. Ci raccogli nelle mani, ci culli, ci fai roteare nel vortice delle tue parole…
Anna
Francesca P.
5 Aprile 2015 at 21:02
Anna, un dono me lo fai tu tutte le volte che aggiungi parole alle mie… io lancio un filo e sai giocarci, prenderlo… e le frasi che mi hai lasciato si incastrano benissimo ai miei pensieri, è l’insieme dei chicchi di riso a formare un budino, lettere ed emozioni tutte vicine che danno un senso al nostro sentire… andiamo dove è bello scambiarsi pezzi di vita…
Grazie, è doveroso dirtelo anche qui, anche oggi… 🙂
Miu
5 Aprile 2015 at 22:31
Tu mi insegni che si può viaggiare anche solo con la mente, anche solo con il cuore… mentre un corpo precipitoso tenta di andare a tempo con quel battito un po’ più veloce.
Tu mi insegni che le possibilità sono pressoché infinite e che questa vita non bisogna che morderla come fosse una mela succosa.
Tu mi insegni che tra parole e assaggi c’è spesso solo una virgola saporita.
Tu mi insegni che andare è sempre anche un po’ poter volare… e se la prima persona plurale d’ogni verbo finisce con una promessa così profonda e affacinante, allora non serve altro che tuffarcisi stringendo la mano del proprio compagno di viaggio.
Posso stringere la tua, mentre mi porti dove vuoi?
Preparo le valigie, pienepiene di budini profumati… ah, perché il profumo di quel riso lì è di un inconfondibile sapore speziato e carismatico. Che adoro. Letteralmente! ^^
Francesca P.
5 Aprile 2015 at 23:56
Tu mi insegni che è importante avere una spalla valida accanto mentre si va… per parlare nelle pause, per raccogliere fragoline di bosco, per decidere insieme che direzione prendere quando si presenta un bivio e per sedersi sopra un sasso a prendere il sole e guardare le nuvole… con te so che quel gioco sarebbe bellissimo, molto stimolante e creativo! Ti immagini quanti musetti felini ci apparirebbero in cielo? Chi ne trova di più? 🙂
Io stringo le mani delle persone che sento affini e quindi qui una zampa per te ci sarà quando vuoi… e per non smarrire la strada, altro che molliche, noi spargiamo riso nero, ehehe!
Valeria
5 Aprile 2015 at 22:36
Davvero buoni e molto belli!
Buona Pasqua, un bacio 😀
Francesca P.
5 Aprile 2015 at 23:58
Grazie, Valeria! Questi budini li consigli vivamente a chi è amante del risolatte come me, da sempre! 🙂
larobi
5 Aprile 2015 at 23:15
“andiamo”è un po’ come dire “cominciamo” … non sono una viaggiatrice ma di “andiamo” ne ho detti comunque un tot. Per cominciare o per ricominciare…adesso non vorrei più andare ma restare. Non così ha deciso il destino , non così dicono le stelle. Non resta che aspettare quando ripartire , se ripartire, chissà…quanti pensieri e riflessioni ispirano sempre le tue parole. La tua ricetta invece ispira a provare .Provare questa ricetta particolare e “strana”…ho il libro della Rachel ma non mi ricordo di questa ricetta! grazie per avermela ricordata e per avermi fatto riflettere, per avermi fatta fermare e per avermi fatto venire la voglia di andare e ricominciare…baci grandissimi
Francesca P.
6 Aprile 2015 at 0:02
Andare-ricominciare, andare-tornare, andare-esplorare… sarà un caso che questi verbi finiscano in modo uguale? Non credo… la verità, Robi, è che siamo in viaggio anche quando pensiamo di stare fermi… un po’ come le nuvole, si spostano sempre, a volte lentamente, in modo impercettibile, ma avanzano… e così noi, la nostra natura, la nostra vita…
Restare spesso richiede coraggio come il partire, potrebbe essere lo spunto di un nuovo post… pensa che tutto è nato dopo aver letto quella frase di Baudelaire, si è accesa la mente e la mano ha riempito il foglio…
La ricetta nel libro stupendo di Rachel la trovi a pagina 257, la so a memoria! 😀
Grazie a te… fermarsi a discutere insieme di queste cose è molto piacevole!
larobi
7 Aprile 2015 at 14:04
grazie per la riflessione e per l’indicazione della pagina (fantastica! lo sai vero che sono un pò anziana e perdo colpi??? davvero!!!) dimenticavo di dire che la rachel la amo. è così carina, simpatica e spesso mi perdo a guardare i suoi video nella sua petite cuisine… baci cara ! a presto
Francesca P.
7 Aprile 2015 at 14:58
Robi, concordo su Rachel, se potessi conoscerla credo che saremmo amiche! 😀 Mi piace il suo stile e tutto quello che fa… e l’ammiro anche per il suo percorso, ha realizzato un sogno… è un bell’esempio per chi ha la nostra passione! 🙂
Marta e Mimma
5 Aprile 2015 at 23:36
Arrivo in punta di piedi, come fa un bimbo di fronte alla camera da letto della propria mamma dopo un brutto sogno, con gli occhi impastati di sotto e la copertina che strofina per terra. Non ho fatto nulla eppure ho fatto di tutto oggi, quanto sono stanca! Ma non potevo mancare.
Ho sempre avuto qualche problema con l’osare, il mettermi a nudo, il fare ciò che ho così voglia di fare ma di cui ho così paura. e non mi riferisco a niente di spericolato, ma solo ad una coperta da cui staccarmi per non nascondermi più. Sarei così brava ad improvvisare, a lasciar correre, a sfidare! così sfogo questi miei bisogni in cucina, dove come un chimico o un mago di fronte alle sue pozioni miscelo un po’ di questo e un po’ di quell’altro, senza farmi troppi problemi se poi il mio intruglio mi farà saltare in aria.
bello vedere come da una ricetta di base se ne possa ideare una nuova, simile eppur così diversa. Che profumo il riso nero con il latte di cocco! Un davvero, davvero ritardatario grande, grandissimo augurio di buona Pasqua, anche questo così condito da farci la scarpetta ;-)) Marta
Francesca P.
6 Aprile 2015 at 0:08
Marta, con che immagine dolcissima hai aperto questo commento… ti ho immaginata davvero, conoscendo il tuo viso… ti ho vista lì, un po’ spettinata e un po’ accigliata, che chiedi coccole e abbracci…
Ti confesso una cosa: una coperta sarà sempre con noi, anche i “grandi” la portano con sè o la tengono nell’armadio, vicina… perchè ne abbiamo bisogno in alcuni momenti, ma crescendo la parola “osare” assumerà un suono invitante e bello, sentirai il suo odore molto simile a quello dei lievitati! 😉 Crescerai giorno dopo giorno facendo mille scoperte, anche su te stessa… e sbocciando sempre di più, come una rosa… e l’estro della maga ti accompagnerà, perchè quello si manifesta da subito, già da adesso! 😉
Augurissimi a te e alla tua mamma e speriamo che domani sia un lunedì pieno di sole… e solo qualche nuvole per giocare!
Virginia
5 Aprile 2015 at 23:55
Amo viaggiare proprio per tutto quello che dici tu: un viaggio è bello di per sè, non importa la meta… Un viaggio arricchisce e al ritorno insieme a tanti ricordi si porta indietro una nuova consapevolezza; si fanno scoperte interiori e si guarda il mondo da una nuova prospettiva sempre accompagnati nell’avventura dalle persone che amiamo.
In questa giornata festiva un po’ caotica è un piacere passare di qui e lasciarsi coccolare dalle tue parole e da queste foto a fondo grigio (che adoro)… E’ tardi, la musica scorre nelle orecchie e andrò a dormire con delle belle immagini in mente: trasmetti moltissima positività e le domeniche da te sono preziosissime 🙂
Mi piace molto la scelta del riso nero: è elegante e ha un sapore delicatissimo e che belle le foglioline di menta!
Un abbraccio e buona notte :-*
Francesca P.
6 Aprile 2015 at 0:13
Spesso il concetto di viaggio è associato anche alla mente… probabilmente i viaggi più belli si fanno proprio così! Quando ti senti libera di decidere destinazioni, tempi, orari… la mente che corre anche più veloce di un treno, senza fare fermate… e che arriva nel posto giusto al momento giusto, senza ritardi…
Sono felice di sapere che trasmetto positività, è il mio piccolo segreto per vincere anche i momenti meno “facili”… mi concentro su immagini familiari e rassicuranti e mi sento un po’ più forte…
Un abbraccio a te e grazie come sempre per tutto lo scambio saporito come il riso nero che mi regali! E’ un bel valzer tra i nostri due blog! 😉 Ah, quando vuoi ti presto quello sfondo grigio… è un porta piante al contrario! 😀
Paola
6 Aprile 2015 at 11:14
Andare. E diventare quei passi. Vanno da soli, loro. Ti trasportano come fossi tu un loro bagaglio. Le emozioni che ti danno è il loro nutrimento e la loro benzina. Andare, senza sapere dove. Fare solo il primo passo. Poi quello che arriva si vedrà. Andare e ricominciare. Andare per restare o per andare ancora. Andare ed aprire, strade, porte, speranze. Andare ed aprire il cuore. Andare con lui. Perché sai che non potrà mai portarti in strade sbagliate. E se dovesse sbagliarsi, ne saresti felice lo stesso. Avrai conosciuto cose che altrimenti non avresti mai avuto il coraggio di vedere.
Andare, vivere, lasciarsi vivere. Andare e perdersi. Perché in fondo è quello che un po’ si vuole. Perché dopo sarà più bello ritrovarsi.
Andare e scoprire. Che possa essere un nuovo mondo o una nuova coppetta, di riso, in cui lasciarsi andare..
Francesca P.
6 Aprile 2015 at 15:26
Eh già, Paola, è proprio così… andare seguendo il vento, anche dovesse soffiare contro… non farsi spaventare, nè abbattere… quando la voglia di camminare c’è, è un peccato frenare i piedi… quella voglia va assecondata, perchè se è nata ci sarà un motivo… e va scoperto…
Tu di passi ne stai facendo, non sei affatto “ferma” in questo momento… pensa a tutti quelli che farai presto sul suolo romano, ad esempio! E ognuno sarà importante, ognuno meriterà un pensiero o una riflessione… una foto mentale…
Il mondo secondo me può essere sempre nuovo, dipende molto da noi, dalla fame di viverlo e rinnovarlo…
A presto, dai che siamo a – 20! 😉
Paola
6 Aprile 2015 at 17:44
I passi sul suolo romano sono quelli che non vedo l’ora di fare. Conto i giorni e spero ne siano tanti. La curiosità di sapere dove mi porteranno è tanta, ma intanto mi godo l’emozione e le sensazioni che questa attesa mi sta regalando. Si arricchiranno di spezie e le narrerò attraverso una dadolata di verdure che scoppietta sul fuoco di un fornello in una cucina che non è la mia 🙂 Non vedo l’ora 🙂
marifra79
6 Aprile 2015 at 14:27
Caspita ma da quanto tempo non passo a trovarti?! La nuova grafica è bellissima…so che mi scuserai, l’ultimo mese e mezzo è stato talmente pieno che ho trascurato proprio tutto. Ti abbraccio forte e ti auguro una buona pasquetta!
Francesca P.
6 Aprile 2015 at 15:30
Ehi, ciao! So bene quanto il tempo possa fare scherzi… ci sentiamo in mail appena hai un attimo di calma!
Ho il tuo libro sempre a portata di occhio e quando recentemente ho preso sia la farina di orzo, sia quella miglio indovina a chi ho pensato? 😉
Ti abbraccio anche io e buona giornata di relax!
Antonella
6 Aprile 2015 at 18:35
Andiamo e’ un verbo che mi piace, perché vuol dire ci muoviamo e lo facciamo insieme… Perché indica la voglia di andare chissà dove (o, forse, da nessuna parte), ma sempre in compagnia… Perché indica spostamento verso qualcosa (o qualcuno) o, semplicemente, un avvicinamento… Perché ti fa pensare che questo mutamento lo facciamo insieme, non da soli… Mi piace molto questo post, Amica… Ora assaggerò anche il piatto che ci hai abbinato! Buona Pasquetta
Francesca P.
6 Aprile 2015 at 21:55
E’ vero, presuppone una strada comune… è anche vero che a volte si può camminare per un po’ da soli ma non c’è dubbio che condividere è importante, oltre che bello… ci si sente parte di un tutt’uno, ci si sente più forti… alla fine a questo aspiriamo… e anche quando i tempi non sono buoni, l’obiettivo – e la speranza – è sempre quello: pronunciare “andiamo”, al plurale! 🙂
Il riso nero è molto particolare e io l’adoro, se lo provi fammi sapere che ne pensi! Puoi anche fare un primo assaggio in un’insalata e poi osi con il dolce! 😉
Simo
6 Aprile 2015 at 19:54
Andiamo…anche se a volte non sappiamo dove, cosa ci aspetterà…ma noi andiamo, incamminiamoci…
Sono sempre stata molto titubante nelle direzioni da prendere in merito all’andare, sono una persona sempre piena di incertezze e di paure, ma ultimamente mi sono buttata, ho deciso di intraprendere un cammino, e…pian piano…
…sto andando…
Mi hai dato una bellissima idea per provare il riso venere in versione dolce. L’idea di usarlo per un budino x me era pressochè impensabile…ma visto il tuo, ora nessuno mi ferma più.
Bacione cara e buona settimana
Francesca P.
6 Aprile 2015 at 22:06
Sì, intanto un passo, poi un altro… poi pian piano tutto si delinea e si capisce, più ci si avvicina alla meta e più i contorni diventano nitidi… e se si vuole cambiare strada, è possibile anche questo… tutto sta a trovare coraggio e fiducia, in noi, nel destino, nelle cose (belle) e nelle passioni che spesso sono il motivo per cui si decide di iniziare il viaggio…
Se preferisci a tuo gusto il latte di mandorla puoi sostituirlo, quello che mi ha colpito è il profumo del riso che resta e si sente… è proprio la particolarità di quello nero, il mio preferito! Aromatico e diverso! 🙂
Un bacio a te, Simo!
elenuccia
6 Aprile 2015 at 21:37
Andiamo. Io trovo che sia una parola bellissima, così stimolante e positiva. A me fa pensare alla scoperta, al viaggio non pianificato in cui segui il cuore e le occasioni ti conducono dove il tuo cuore sapeva che sarebbe approdato.
I budini hanno un colore così bello, bellissimo il contrasto tra il viola , il bianco candito e la mente verde. Non ho mai provato ad utilizzare questo tipo di riso per i budini
Francesca P.
6 Aprile 2015 at 22:09
E’ bellissima… è piena, con quell’ – amo finale a cui penso sempre, è nella sua radice ed è per questo secondo me che ci piace tanto! 😉 Il cuore sa sempre tutto, anche prima di noi… a volte si fa fatica ad ascoltarlo ma per fortuna lui non smette di parlare e alla fine si impone…
Questo è il mio primo risolatte, invece di tentare la versione “classica” ho voluto subito sperimentare… mi sono fidata di Rachel e dei miei gusti e alla fine connubio riuscito! Il riso nero tinge tutto, ecco perchè è venuto di quel colore… per la mia gioia! 😀
Mary Vischetti
6 Aprile 2015 at 22:30
Andiamo…Francesca, io faccio sempre un po’ fatica a dire andiamo, o meglio vado. Ho molte insicurezze che forse mi porto dietro da quando ero piccina. Con gli anni ho imparato a “superare” molte delle mie insicurezze o meglio, a convivere con esse, ognuno per i fatti suoi. Però mi piacerebbe andare in tanti posti, sostare in tanti cuori, in tante anime…abbiamo tutta la vita davanti per andare! Intanto mi gusto la tua bellissima e originalissima ricetta…sei bravissima cara, davvero! Un bacione, Mary
Francesca P.
6 Aprile 2015 at 22:47
Mary, capisco bene la tua paura, è anche un po’ la mia… a volte penso tanto, troppo, prima di agire o fare un passo ma con il tempo sento forte la voglia di stare bene, di correre incontro a ciò che piace, di osare e di trovare forza per migliorarsi… l’ottica è quella, andare nel senso di migliorare, crescere, evolvere…
La ricetta è facile facile ma gustosa, un’idea per un dessert nuovo che può anche stupire gli ospiti! 😉
ps: “sostare in tanti cuori, in tante anime”… che bella frase!
Vanessa
7 Aprile 2015 at 6:25
Mi piace il segreto della prima persona plurale… Ci volevi proprio tu per scoprirlo!
Per Pasqua il seienne ha ricevuto il suo primo atlante e sfogliandolo, ha chiesto di andare in Islanda… Neve e vulcani, non può esistere posto più bello ai suoi occhi! E come te, che facevi girare il mappamondo, ho pensato che sì, un giorno ci andremo, perché no?
Il riso bianco al latte è decisamente un mio comfort food e questa ricetta col riso nero e quel profumo tropicale di cocco, potrebbe diventare una valida variante! Lo proverò senz’altro!
Un abbraccio!
Francesca P.
7 Aprile 2015 at 11:09
E’ da sempre sotto gli occhi di tutti, in una delle parole che pronunciamo più spesso a tutte le età, a 4 anni come 50… 😉
Anche io avevo l’Atlante, mi sembra un oggetto così vintage… e così prezioso! Altro che raggiungere tutto facilmente con un click su Internet, è bello usare ancora oggi certe cose, hanno un fascino unico che nessuna modernità può regalare!
Buon viaggio in Islanda, Vane… magari prima o poi ci andrete davvero, intanto va bene anche con la fantasia mentre si mangiano chicchi di riso dolce… 🙂
Erika giochidizucchero
7 Aprile 2015 at 8:30
Carissima, mi scuso per arrivare solo ora… ma WordPress mi ha destabilizzata ancor di più! Qui è sempre tutto così dolce e delicato… mi rilassa davvero leggerti. Spero tu abbia passato una serena Pasqua! A presto, <3
Francesca P.
7 Aprile 2015 at 11:11
Erika, saprai gestire WordPress, pian piano avrà sempre meno misteri e lo dominerai tu! 🙂
Il dolce rende migliore la vita, smussa gli angoli e gli spigoli… e infatti le ricette dolci qui superano di mooooolto tutte le altre! 😀
Claudia
7 Aprile 2015 at 9:31
Andi-amo, sì, il senso dev’essere proprio quello. L’amore che ci unisce all’altro, che ci porta a voler condividere un percorso, un viaggio, anche solo una serata, una birra e tante chiacchiere. Non bisognerebbe mai dimenticarsi del senso delle parole, racchiudono una grande saggezza, e tu sai coglierla come pochi.
Non ti stupirà sapere che questa ricetta mi attira da matti, e guarda caso ho gli ingredienti per l’altra versione, riso rosso e latte di mandorle! Un abbraccio 🙂
Francesca P.
7 Aprile 2015 at 11:36
Esatto… condividere, con onestà, lealtà, voglia di farlo… aprirsi e fare un pezzo di strada sottobraccio, magari, correndo sotto un albero quando arriva all’improvviso la pioggia o fermandosi su una panchina a prendere in faccia il sole…
Il senso delle parole a volte sfugge o viene travisato, ma il senso del cuore no, quello secondo me c’è o non c’è e non ci sono inganni… e si rannicchia proprio in quell’ -amo…
Questi budini ti piaceranno anche nella versione originale, non ho dubbi, perchè riso rosso e riso nero mantengono la “croccantezza” in cottura e stemperano bene il dolce sia del latte di mandorle, che di cocco… se provi fammi sapere! Magari aggiungendo anche qualche erba! 😉
Silvia
7 Aprile 2015 at 10:24
Francesca eccomi! Una piccola assenza dal web a causa di problemi di modem!! Ritorno e come sempre trovo la meraviglia e lo stupore che tu hai e sai trasmettere!! Il tuo “andiamo” è una parola bella che esprime la condivisione dei tuoi progetti e tu li prendi e li accogli con tutta l’energia!! Adoro questa associazione con la forma dei pensieri e delle nuvole, piace tanto anche a me cercare le forme in quei soffici e spumosi puff di panna montata che si rincorrono nel cielo!! E ogni volta qui vengo per sognare!!!
Francesca P.
7 Aprile 2015 at 11:40
Silvia, contenta di ritrovarti perchè ormai quando manchi lo vedo e lo sento… 😛
Spiriti sognatori come noi ameranno sempre giocare con nuvole, ingredienti, pensieri, parole… il cielo può essere paragonato a un foglio bianco, in cui le stelle sono lettere, no?!
Mettere energia e positività in tutto ciò che faccio mi aiuta a crederci, è come avere una spinta in più anche quando incontro un salita… di salite, lo sai, ce ne sono tante, anche inaspettate, però se ci ripetiamo sempre “andiamo, andiamo” riusciamo a superarle e arrivare alla fine, anche se con un po’ di fiatone… 🙂
Un abbraccio speciale!
Anna
7 Aprile 2015 at 12:20
Andi-amo..l’ho detto ieri a mio marito, per pasquetta, facci-amo una gita, solo noi due..e siamo andati alla scoperta di posti non tanto lontani ma meravigliosi, di un blu e verde che ci hanno riempito gli occhi e rinvigorito lo spirito 😉
Un bel connubio di colori questi piccoli budini! e la menta è un tocco in più, potessi te ne regalerei un bel mazzo, ne ho tantissima in giardino, così profumata!
Un abbraccio!
ConUnPocoDiZucchero Elena
7 Aprile 2015 at 13:13
perchè finisce in amo e il segreto è tutto lì. senza il forse. <3 ti abbraccio forte e ti mando un sorriso sincero.
Francesca P.
7 Aprile 2015 at 15:00
Vero, Elena, senza il forse… quasi quasi vado a correggere il testo e a toglierlo! 😛
Grazie per il sorriso ma soprattutto perchè è sincero, aggettivo fondamentale che lo rende più gradito!
Laura e Sara Pancetta Bistrot
7 Aprile 2015 at 14:30
Eccoci in lieve ritardo !!
Siamo convinte che sia proprio nello spirito di avventura, del buttarsi a braccia aperte verso le novità, il vero vivere, quello fatto non di giorni che si accavallano l’un l’altro, ma quel vivere che parla di nuove mete da scoprire, nuovi sapori a cui avvicinarsi con curiosità, nuovi libri da sfogliare, quella voglia di conoscenza che ci spinge ad imparare una nuova abilità e a farlo a capofitto!! Se tu vai, noi veniamo con te!! Questi budini di riso, chicco dopo chicco, racchiudono molto bene tutto questo!!
Un bacione gatta del nostro cuore!
Francesca P.
7 Aprile 2015 at 15:10
Care Pancette, stringerei le vostre mani con piacere e unendo le nostre tre voci la parola “andiamo” suonerebbe ancora meglio… più forte e decisa! Immaginate di camminare e poi di trovare un prato per allestire al volo un pic nic… e questi vasetti nel cestino entrano benissimo! 😉
“Il vero vivere” è la meta più ambita, la direzione da prendere deve essere verso di là… un vivere pieno, non a metà, consapevole e coraggioso…
Un bacio a voi, adorabili ragazze vintage! :*
Giulia
7 Aprile 2015 at 15:21
Se questa non è sincronia… La settimana scorsa ho preso una confezione di latte in cocco in brick, così, senza pensare troppo. Sorrideva dallo scaffale e non ho resistito. E adesso zac, leggo la tua ricetta! Mi piacciono queste coincidenze 🙂
Partiamo, “andiamo”, muoverci per sentirci vivi, scoprendo cose nuove, posti lontani o anche vicini, perché a volte possono essere quelli che ignoriamo, nascosti dai “tanto sono sempre lì”, “tanto posso andarci quando voglio”.
Buon viaggio!
Francesca P.
7 Aprile 2015 at 19:09
Io sono un’affezionata del latte di cocco… lo metto nei piatti speziati come il pollo al curry o nei dolci come questo e anche nella panna cotta e nel gelato! Adoro la sua cremosità e il suo profumo… e unito al riso nero va provato! 😉
Andare implica un movimento spesso anche emotivo… e non c’è sempre bisogno di scappare chissà dove, hai ragione, vicino possiamo avere ciò di cui abbiamo bisogno o ciò che fa per noi… il concetto del viaggio mi piace anche perchè contempla il ritorno… e tornare cambiati o semplicemente più ricchi è già un bel bottino…
Peanut
7 Aprile 2015 at 15:48
Il massimo è riuscire a trasformare il “vai” in “andiamo”. Perchè vero che solo da soli si può andare lontano, ma è sempre più difficile partire però..
Voglio provare a lasciarmi guidare dalle nuvole e dai pensieri che riconoscerò nelle loro forme, e chissà che non incontri qualcuno per la strada..
Per certo so che seguendo chicchi di riso nero approderei per forza a qualcosa di buono..:)
Questo budino mi piace proprio tanto, Sorellona.
E tanto anche il tuo piattino orientale b&w <3
Francesca P.
7 Aprile 2015 at 19:57
Credo che la condizione da raggiungere sia “vado” nel senso di libertà, coraggio, consapevolezza di sè e delle proprie capacità… e una volta raggiunto questo, “andiamo” completa il tutto e diciamolo, rende spesso anche il viaggio più piacevole… ovviamente solo con le persone giuste, quelle selezionate, quelle mirate, quelle che parlano la nostra lingua… e meglio ancora se vedono le nostre stesse serie tv! 😀
Quel qualcuno ci sarà, sorellina… magari nascosto dietro una nuvola e pronto a fare un’improvvisata quando meno te l’aspetti! 😉
La coppetta bianca e nera l’ho presa in un negozio che si chiama Casa, avrei portato via quasi tutto!
alessia mirabella
7 Aprile 2015 at 17:23
Per una come me, che di viaggi ne ha fatti veramente pochissimi, questo post calza a pennello. Per una come me che di contro viaggia molto con la fantasia, questo post è come una preghiera. Anch’io puntavo il dito sul mappamondo ad occhi chiusi, dopo averlo fatto girare veloce… mi perdevo (e perdo tutt’ora) tra le pagine di un libro, tra i versi di una poesia e le strofe di una canzone. Adoro perdermi. E questa capacità di lasciarmi fluire ce l’ho da sempre. Sarà che avendo umili origini i miei primi viaggi li ho intrapresi sui libri. Quante avventure ho vissuto in Mesopotamia, non saprei nemmeno dirtelo.
Andavamo al mare, quello sì, per curare le tonsille di noi figlie. Ma per il resto non avevamo altre possibilità, oltre al litorale romano accessibile grazie a quella conoscenza, avevamo solo la fantasia. L’orto di mio nonno era l’Amazzonia, il recinto delle galline custodiva feroci creature della Savana. Il bagno blu invece era invece la Costa Azzurra.
Eppure, sai, ho delle immagini così vivide in mente, che quasi mi sembra di esserci stata sul serio.
Di “andiamo” ne ho detti un’infinità.
Con tutti gli annessi e connessi.
E ne dirò ancora, questo è certo.
Ti stringo forte, A.
Francesca P.
7 Aprile 2015 at 20:03
Sai da cosa si coglie lo spirito del viaggiatore? Dalla voglia di perdersi… perdersi va messo in conto e non è negativo, anzi… esistono mappe e bussole ma è anche utile metterle da parte, seguire l’istinto, giocare con le direzioni, stravolgerle, ribellarsi…
Grazie per avermi aperto i tuoi ricordi, sento che sono preziosi, perchè la fantasia è più importante della ricchezza materiale ma spesso vuota… avere poco ma avere tanto… possedere il giusto, senza superfluo, e puntare su quello… puntare sul cuore… si capisce che tu lo fai oggi così come lo facevi ora… e quel bagno blu è molto più bello di tanti altri!
Un abbraccio forte, che ti sollevi e ti porti dove vuoi… io ti aspetto in Francia perchè è sempre lì che mi rifugio, appena posso… 😉
zia Consu
7 Aprile 2015 at 21:05
Grazie x le parole che hai lasciato da me <3<3<3
Francesca P.
7 Aprile 2015 at 23:55
Consu, ti pare… è il minimo che posso fare, da qui, nel mio piccolo! :*
Chiara
7 Aprile 2015 at 23:06
sono sempre combattuta tra andare e restare ….una parte di me scapperebbe spesso lontano da tutto, l’altra parte sente di dover restare in attesa di non so che….a volte vince una parte a volte l’altra e io, arbitro senza fischietto, cerco di farle andare d’accordo….Una cucchiaiata del tuo budino la mangio volentieri, mi incuriosisce il suo colore così abbronzato…Un abbraccio e buona settimana
Francesca P.
7 Aprile 2015 at 23:57
Chiara, la sensazione che dici la conosco e la vivo… come essere in preda a due forze, due spinte, due poli opposti… come il tiro alla fune di quando eravamo bambine, ecco, a proposito di giochi!
Il riso da nero è diventato viola in cottura con il latte chiaro, una bella sorpresa! 🙂
Ileana
8 Aprile 2015 at 8:57
Sì, la cosa più difficile è dire “andiamo”, perché a volte sembra più facile esser coraggiosi da soli, ma la cosa più bella è fidarsi, lasciarsi andare..e dire finalmente “andiamo”…
Un tempo ero spaventata di tutto, soprattutto di me stessa, l’insicurezza era sempre pronta a venire fuori e rimanevo ferma.. poi son cambiate tante cose, l’insicurezza è rimasta, ma è arrivato anche il coraggio ed è tutto più bello!
Scusami per il ritardo, ma sai che arrivo sempre 🙂 Qui poi non passo mai di fretta, mi piace restare, fare due chiacchiere con te..e affondare il cucchiaino in quel budino che non vedo l”ora di provare!
Ps: adoro la ciotola, ne ho due simili ( più tante dello stile colorate 😛 ), stesso negozio 😀
Francesca P.
8 Aprile 2015 at 9:59
La fiducia è un punto di arrivo, spesso c’è alla fine del percorso… e tappa dopo tappa, attraversando le varie fasi del viaggio, si riesce finalmente a raggiungere! Fiducia negli altri, certo, ma anche in se stessi… perchè forse la conquista principale è quella: fiducia in noi che di riflesso si estende a chi ci è vicino… e l’istinto gioca un ruolo fondamentale, perchè è spontaneo come le erbe e come gli asparagi selvatici che si trovano nei campi… e ho fatto questo paragone, con te, non a caso! 😉
Io ho preso due ciotoline ma quasi quasi appena posso torno da Casa a fare scorta anche di colori pastellosi… 😀
Reb
8 Aprile 2015 at 10:21
I budini di riso sono infanzia e hanno il profumo della cannella e del latte. I budini di riso erano la medicina che nonnina mi portava in una grande tazza ed erano nuvole bianche, mie personali nuvolette di felicità. Non credo saprò mai individuare quel ingrediente tanto segreto che lo rendeva perfetto, buonissimo. Ma ho idea che non fosse nulla più che “amore”, uno dei più segreti, misteriosi e magnifici ingredienti.
Torno qui e c’è del nuovo nelle tue foto …. ancora più luce, un ordine perfettamente casuale che l’occhio accarezza e un dettaglio, una nuova mappa, più chiara. Un po’ come guardare la Via Lattea senza il rumore delle luci della città. 😉
Francesca P.
8 Aprile 2015 at 15:03
Reb, la prossima volta ci metterò la cannella, così ti sono ancora più vicina e perchè l’adoro… 😉
Sì, sono sicura che l’ingrediente segreto fosse l’amore, il sapore che dà lo riconosci tra mille… già dal primo assaggio sai che nella ricetta è finito anche un pezzo di cuore, non ti puoi sbagliare… quando c’è si sente…
Sono contenta che abbia notato un cambiamento nelle foto, credo sarà tra i temi del prossimo post… la mano vuole esplorare, staccarsi dal “solito” e fare viaggi un po’ diversi, meno scontati… “andiamo” anche così, con una macchina fotografica al collo e mente libera…
Monica
8 Aprile 2015 at 11:28
Ci sono quei periodi bui in cui tutto risulta pesante, e poi un semplice ‘andiamo’, una semplice declinazione alla seconda persona plurale riaccende quel barlume di felicità che tanto manca.
Ecco cos’è per me un andiamo, una parola che vorrei sentire più spesso, che mi riscalda il cuore.
Teneri questi budini, con il colore intenso di quel riso ammorbidito dalla dolcezza del latte di cocco che rende tutto più buono e aromatico.
Un abbraccione
Francesca P.
8 Aprile 2015 at 15:07
In quei periodi quasi si fa fatica a fare un passo, ma invece appena si annusa l’aria e si decide di camminare va già meglio… l’importante è iniziare, come per tutte le cose… e se si stringe una mano amica o fidata, il plurale sembra la direzione più dolce…
Mi piace che veda tenerezza nei budini, anche i chicchi si lasciano andare agli abbracci del latte di cocco… 🙂
Francesca
8 Aprile 2015 at 16:29
‘Andiamo’ è magico per le infinite possibilità che prospetta ed è terrificante per lo stesso motivo. Vorrei essere come i punti della tua lista, pronta a partire perchè tutto quello che si nasconde dietro alla prima curva vale la pena di essere conosciuto, e non lasciarmi fermare da tutti i ‘ma se …’
Forse devo raccogliere un po’ di coraggio, metterlo in tasca e partire, piccoli chicchi nerovioletti che potrei lasciar cadere ogni tanto sul percorso per ritrovare la strada di casa …
Dici che il tuo budino aiuta? Che se ne assaggio un paio di cucchiaiate poi lascio perdere tutte le mie remore e parto? Sarebbe bello, come bellissime sono le tue parole (che racchiudono idee che mi piacciono molto), le tue foto e questa ricetta dal colore magico!
Buon fine settimana Franci (questa volta sono in estremo ritardo!!!)
Francesca P.
8 Aprile 2015 at 22:56
A volte il plurale fa paura… perchè (af)fidarsi non è facile, perchè non si ha mai la certezza di finire il viaggio insieme, perchè incastrarsi o capirsi non è scontato… però se arrivano i temporali in due si affrontano meglio, si possono fare delle pause per giocare, ci si può passare la borraccia o il cestino della merenda e guardare lo stesso cielo, che resta sempre una delle cose più romantiche per me… 🙂
Sì, Fra, il coraggio serve… te lo dice una che spesso non lo trova e ci pensa bene prima di agire, però a volte dire “ma sì” è necessario per sconfiggere i “ma se…”! Il budino secondo me può aiutare… io ci metto un po’ di latte di cocco fiabesco, tu ci cuci qualche chicco di stoffa portafortuna e dai dai dai! :*
Grazie… e non sei mai in ritardo, è appena mercoledì!
Anna Rita
8 Aprile 2015 at 19:39
Andiamo, coniugazione da prima persona plurale. Suona bene, come hai detto tu, con -amo. Ma adesso, per me, è Vado. Prima persona singolare. Quelle nuvole arruffate, sono proprio come i miei pensieri che mi diverto a pensare a come zucchero a velo. E li mangio, li ingoio, ogni giorno che passa. Sperando che, presto o poi, torni il sereno.
E il tuo riso, nero e candido allo stesso tempo, un po’ mi rispecchia. Infondo, mi consolo pensando al fatto che sia un piatto del tutto speciale 🙂
Francesca P.
8 Aprile 2015 at 22:59
Anche io in questo periodo sono proiettata sul “vado” per alcune cose, prendo in mano la mia vita, le mie passioni, le mie inclinazioni e le mie idee e punto al sole… ci diamo appuntamento sul raggio più alto e più luminoso, va bene? 🙂 Il sereno torna, perchè non ci sono nuvole invincibili… e noi siamo più forti e tenaci di ciò che a volte pensiamo!
I piatti diventano speciali se apprezzati dalle persone giuste… 😉
Enrica
8 Aprile 2015 at 21:05
Andiamo è una parola positiva che amo!
Mi fa pensare a cose belle, a sogni, a viaggi da condividere con chi amiamo.
I tuoi budini di riso sono la giusta coccola serale da fare insieme…andiamo!
Francesca P.
8 Aprile 2015 at 23:01
Tu adesso hai un viaggio bellissimo a cui pensare per davvero! 😉 Vedrai che gioia sarà dire “andiamo”, in posti da sogno che ti resteranno impressi, tutti, dal primo all’ultimo! Quasi quasi mi faccio piccola e mi infilo nella vostra valigia, per tornare nella mia amata Francia… 😉
Manuela
8 Aprile 2015 at 21:22
E io che non ero ancora passata di qui, ripenso ai nostri discorsi sul partire e su quell’andare che non dovrebbe bastare mai.
Ma parto è diverso da partiamo, ci vuole un plurale per completare tutto, anche solo per scacciare la paura di quell’ignoto che rimane sempre, misto alla gioia dell’avventura.
Mi sdraio insieme a te a guardare le nuvole, chissà mai che ne passino altre affilate e maligne, mi tengo pronta con un pennello pieno d’acqua per cancellarle dal cielo!
Un abbraccio!
Francesca P.
8 Aprile 2015 at 23:05
Mi chiedo se conti più il singolare o il plurale, quale sia il vero senso del viaggio… se insegni di più farlo in solitaria o se stringere una mano faccia più piacere… di certo dà più sicurezza, infatti sono sempre partita in due, con amiche o fidanzati! E se penso a Copenaghen sorrido… prima tu, poi noi, così vicine sempre… ed è bello sapere che tieni pronto quel pennello, quasi come una spada per “difendermi” in qualche modo da quelle mandoline ipocrite e fasulle! 😉
Manuela
9 Aprile 2015 at 20:58
Un po’ Cyrano, un po’ Zorro, in ogni caso sempre pronta a sfidare la sorte e le malelingue per difendere chi amo! 😀
Francesca P.
9 Aprile 2015 at 23:33
Anche se ti ho già detto l’effetto positivo di questa tua risposta, voglio lasciare traccia anche qui perchè i sorrisi sinceri e le frasi belle come queste hanno bisogno d’inchiostro per essere ritrovate e godute anche in futuro… 🙂
Margherita
9 Aprile 2015 at 4:36
Per gran parte della mia vita sono stata una che avrebbe preferito restare invece che andare. Poi un giorno ho deciso di andare, ed ancora non sono tornata. E penso che nessuna decisione é stata migliore di questa. Belli e profumati i tuoi budini, perfetti da mangiare con il naso all’insù!
Francesca P.
9 Aprile 2015 at 16:48
… e si può dire che hai fatto un passo grande o meglio, lungo! 😉 Se non sei più tornata significa che hai trovato Casa altrove, dove ti aspettava… e il cuore sa sempre dove (ri)posarsi e fermarsi… e sa anche dove passano le nuvole migliori! 😉
Sonia
9 Aprile 2015 at 17:33
Ciao cara Francesca ogni tanto riesco a venire a farti un saluto ma sappi che ti leggo sempre! C’è tanta poesia in quello che scrivi e io ti ammiro davvero tantissimo perchè riesci a stupirmi ogni volta, ma come fai? Sei magica…si si…e i tuoi budini di riso meravigliosi!
Francesca P.
9 Aprile 2015 at 23:55
Sonia, grazie mille… vorrei essere magica davvero, soprattutto per risolvere tutto quello che non va, ma nel mio piccolo cerco sempre di vedere il lato positivo e poetico delle cose… e del cibo! 😉
Un abbraccio grande!
Ketty Valenti
9 Aprile 2015 at 18:59
Complimenti sentiti,sei incantevole sotto ogni aspetto,ricetta fantastica post altrettanto insomma per tutto.,
Ti ringrazio per il commento che mi hai lasciato. 🙂
Francesca P.
9 Aprile 2015 at 23:59
Ketty, sei gentilissima, grazie! La ricetta è facile e semplice ma mi ha subito colpito quando l’ho vista sul libro di Rachel… sarà che tutto ciò che entra in vasetti mi conquista! 🙂
Il commento era “ispirato” perchè vedere immagini di natura che si sveglia e verde mi mette energia… letargo finito anche per i gatti, eheh!
sandra
10 Aprile 2015 at 12:53
piccoli budini di riso….
stupendi
ma stupende le parole
andiamo…. amo…
sai entrare proprio dentro l’anima tu!
Sandra
Francesca P.
10 Aprile 2015 at 14:59
Sandra, che bel complimento sapere di riuscire a entrare un po’ nell’anima… il concetto mi piace perchè lo associo all’andare in profondità, al cuore delle cose… sembra quasi una qualità vintage, al giorno d’oggi…
Grazie mille… per te un vasetto ancora più pieno di riso! 😉
Mari Z.
12 Aprile 2015 at 15:36
Ho sempre un po’ d’ansia prima di andare per vie, citta’strade sconosciute, ma poi quando sono circonata da cose nuove, ritrovo la bellezza del nuovo incontro e pregusto gia’ la sorpresa del prossimo viaggio. Andiamo a tuffarci nella golosita di questi pochi ingredienti, magistralmente combinati in un barattolino di pura bonta’. 😉
Francesca P.
12 Aprile 2015 at 15:39
Prima di partire io sono agitata e inizio a rilassarmi e a godermela solo quando sono arrivata… perchè il prima è la fase delle domande e dell’incognite, poi c’è il durante che è bellissimo! E nel dopo già sognamo nuove mete… 🙂
Abbiamo entrambe scorte di riso nero e sia una ricetta dolce, sia una salata per usarlo… 😉
Tatiana
13 Aprile 2015 at 14:38
Andiamo, ecco una decisione che è più di un semplice verbo, che spesso fa parte delle mie frasi quotidiane, che insieme agli andiamo della mia famiglia crea un’armonia di intenti in perfetta sintonia. Perché noi siamo tipi che vogliono sempre andare, senza mai fermarsi se non che per riflettere e godere del paesaggio e dell’umanità che si incontra lungo la strada, perché non vogliamo fermarci mai, perché siamo sempre stimolati da nuove curiosità e se ci si ferma si finisce per lasciare spazio alla pigrizia della mente e del cuore.
Mi piace andare, andare sempre, con lentezza ma senza rinunciare mai ad un passo avanti.
Un bacio 🙂